“I decreti legislativi della Buona Scuola, approvati dal Consiglio dei Ministri, dalla prossima settimana saranno nelle mani delle commissioni istruzione di Camera e Senato e saranno una nuova occasione di ascolto e confronto con il mondo della scuola.

Colpisce il dibattito che si è aperto sulla nuova maturità, che entrerà in vigore dal 2018, definita da alcuni editorialisti una maturità “buonista” o del “6 politico”.

In verità il cosiddetto “6 politico” è stato imposto dalla precedente riforma voluta dalla destra. Il Ministro Gelmini aveva stabilito che il voto di condotta facesse media con gli altri e che bastasse una sola insufficienza per non essere ammessi all’esame. Il risultato è chiaro negli esiti dello scorso anno: il 96% degli studenti è stato ammesso all’esame di Stato, ma il 20% di loro aveva insufficienze in una o più discipline, sanate poi dal consiglio di classe durante gli scrutini che trasformava le insufficienze in 6. Un’ingiustizia vera per quei ragazzi che quel 6 se lo erano meritato, rispetto a coloro che invece se lo erano visti attribuire dal consiglio di classe.

Cosa cambia invece con la nuova maturità? I voti reali dell’ultimo anno e dei due precedenti peseranno di più sul voto finale e il credito sarà dato dalla media dei voti, e la pagella riporterà con chiarezza l’eventuale insufficienza. Un criterio dunque senz’altro più trasparente per certificare conoscenze, abilità e competenze dei ragazzi.

In ogni caso ascolteremo quanto docenti, studenti e famiglie ci verranno a dire in commissione per esprimere il parere finale al Governo. Siamo convinti che la responsabilità dei consigli di classe, nella valutazione e nella decisione dell’ammissione o meno degli studenti, debba essere ancora più chiara”. Lo ha dichiarato Francesca Puglisi, responsabile Scuola, Università e Ricerca del Pd.