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4 azioni per la parità salariale

La situazione italiana

 

  • Fino a un quinto dello stipendio in meno a parità di mansione e di ore lavorate;
  • più crescono le responsabilità del posto di lavoro, più si allarga la forbice;
  • 49% di donne occupate contro il 67% degli uomini;
  • a 20 anni dalla nascita di un figlio la retribuzione di una donna lavoratrice può essere più bassa del 12% rispetto a una donna che non ha avuto figli.

 

Il quadro legislativo europeo e italiano

  • Raccomandazione europea richiede intervento degli stati per garantire la parità salariale;
  • Regno Unito e Germania adottano leggi dedicate basate sulla trasparenza;
  • in Italia dal 2006 esiste un Codice delle pari opportunità che richiede alle aziende sopra i 100 dipendenti di redigere un rapporto biennale, che ha avuto origine negli anni 90, sulla situazione del personale, con vari parametri per verificare le pari opportunità. L’elenco delle aziende che inviano il rapporto non è pubblico; le sanzioni per coloro che non lo compilano sono poco stringenti e dipendono dalla discrezionalità del giudice, perché si applicano “nei casi più gravi”, che però non vengono specificati.

 

la nostra proposta

 

  • Partire dalla trasparenza: rendere pubblico l’elenco delle aziende che inviano il rapporto sulla situazione del personale e l’elenco di quelle che non lo pubblicano, perché l’opinione pubblica possa fare “moral suasion” sulle aziende inadempienti;
  • certificare e premiare la parità: assegnare un “bollino rosa” alle aziende che rispettano tutti i parametri del rapporto, da ripensare perché sia incentrato su parità retributiva e parità fra uomini e donne, anche madri lavoratrici, nelle opportunità di carriera;
  • su base volontaria, potranno presentare il rapporto anche le aziende sotto i 100 dipendenti;
  • rendere le sanzioni decisive: se il rapporto non viene presentato per oltre 12 mesi, oltre alle sanzioni pecuniarie l’azienda perde gli sgravi contributivi;
  • controlli sui rapporti dell’ispettorato del lavoro e valenza penale per i rapporti falsi;
  • potenziare il ruolo della consigliera nazionale di parità: sarà lei ogni due anni a venire in Parlamento a fare rapporto sulla situazione nelle aziende italiane, perché i ministri del lavoro se ne sono dimenticati troppo a lungo.

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