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#25novembre La speranza c’è. La storia del centro antiviolenza Marie Anne Erize

La lotta a qualsiasi forma di discriminazione e di violenza è scritta nella nostra storia e in quella dei nostri militanti. Per questo, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, abbiamo dato alla parola a chi, ogni giorno, si impegna nell’aiuto alle vittime e nella prevenzione nei centri anti-violenza. Come Stefania Catallo responsabile del centro antiviolenza di Tor Bella Monaca e Alessandra Laterza del PD Roma, che hanno deciso di raccontarci la loro esperienza in una realtà difficile come la periferia romana dove tante donne giungo nella speranza di trovare aiuto e la speranza di rimettersi in cammino.


 

A Tor Bella Monaca, nonostante il più alto numero di detenuti alla firma della Capitale, nonostante la percentuale altissima di disabilità, ci sono persone e realtà operose quanto quelle dei cosiddetti quartieri bene.

Non crediate che a Tor Bella Monaca, laviolenza di generesia la normalità: nelcentro antiviolenza “Marie Anne Erize”che rappresento, molte donne vengono daaltri quartieri, e si recano da noi perché sonospaventate dal fatto che possano essere riconosciute e giudicate. Qui, a Tor Bella Monaca, il numero delle richieste di aiuto è lo stesso che nelle altre parti di Roma; è la paura ad essere maggiore, perché denunciare significa uscire definitivamente di casa, a volte fuggire, portando con sé solo lo stretto necessario e i propri figli, con il terrore di essere scoperte e con l’incertezza del futuro.

 

sartoria solidale, centro antiviolenza Marie Anne Erize
Le confezioni della sartoria solidale del centro antiviolenza Marie Anne Erize

Nel centro antiviolenza “Marie Anne Erize” le pareti sono colorate, c’è musica e ci sono stoffe e macchine per cucire che ricuciono vite. E’ necessario andare oltre il classico centro antiviolenza, creare cultura e formazione, perché solo attraverso di esse ci si può salvare. E il Marie Anne Erize dimostra che questo è possibile, attraverso laBiblioteca, riconosciuta dallo Stato; attraverso lasartoria solidale, creata grazie alla generosità e alla fiducia della Fondazione UP; attraverso il percorso diformazione dei tirocinantiche vengono dalle scuole di counselling della Capitale; attraverso ilcinema,con l’ideazione di un corto dedicato al centro e presentato in tante occasioni; attraversoil teatro e la scritturadedicati alle donne; attraverso i piccoli e grandi traguardi raggiunti negli anni.

Ecco, è proprio per questo che ilcentro antiviolenza tradizionale va superato e integrato, attraverso l’accesso alla cultura e alla formazione lavorativa. E’ su questo che ci siamo impegnati finora, perché la paura si sconfigge con la consapevolezza del proprio valore, concedendosi la libertà di chiudersi definitivamente alle spalle quella porta che sembrava insuperabile. E’ importante allo stesso modo formare le giovani generazioni al rifiuto di questa forma di violenza, attraverso l’educazione scolastica. A questo scopo, abbiamo lanciato lo scorso gennaio la campagna“Io ci metto la faccia”, inaugurata al liceo scientifico “Edoardo Amaldi” di Tor Bella Monaca.

Alla presentazione del progetto, ha voluto fortemente partecipare unmaltrattante,ossia un uomo che per anni ha agito violenza contro le sue compagne. Marco, si chiama così, attraverso un lungo percorso, certo molto doloroso, è riuscito a cambiare. E ci mette la faccia, raccontando la sua vicenda senza risparmiarsi, e in qualsiasi luogo ove ci sia chi è disposto ad ascoltarlo. Allora, noi diciamo di si agli uomini che vogliono affiancarci e aiutarci, perché non si devono erigere mura, bensì trovare aperture e collaborazioni.
Le richieste delle nostre utenti sono, in genere, sempre le stesse; ci chiedono protezione, sicurezza, lavoro, ascolto, accoglienza.La legge ha fatto molto per proteggere queste donne e punire i reati inquadrati nella violenza di genere, tuttavia non è ancora abbastanza.

Dopo quasi sette anni di attività sul territorio non abbiamo perso l’entusiasmo né la passione, senza le quali operare sulla violenza di genere sarebbe solo un lavoro, e non un impegno, una politica da portare avanti ogni giorno.

Questo è il Partito Democratico,una realtà attiva che opera e preserva,ma che soprattutto scende in campo per gli ultimi.

Stefania Catallo, responsabile del centro antiviolenza
Alessandra Laterza, PD Roma

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