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Femminicidio, Puglisi: serve una politica che sappia collaborare in modo trasversale

“Caro Mario Calabresi, Caro direttore,
Sono certa condividerai con me.
Oggi il racconto del Femminicidio di Tenno su Repubblica è inaccettabile.
Basta giustificazioni, basta foto felici sui giornali prese da Facebook il giorno dopo. Non è un “omicidio-suicidio”. E’ l’ennesimo femminicidio in cui l’assassino si è suicidato.

L’ennesimo uomo che rifiuta la libertà della sua compagna di porre fine alla loro relazione.
L’ennesimo uomo che non sa elaborare la frustrazione e gestire il conflitto.

“Senza di te non vivo” non è una giustificazione possibile per uccidere una ragazza di 22 anni. Atmosfere romantiche per narrare crimini orrendi, come se fossero film di Truffaut, inconsapevolmente, contribuiscono a rafforzare insani propositi emulativi di coloro che, incapaci di dare un senso alla propria esistenza, credono di approdare all’immortalità mediatica tramite la distruzione propria e altrui.

 

Così il rischio “emulazione” è altissimo. Ce lo ha detto chiaro e tondo il Comandante dell’Arma dei Carabinieri Del Sette nell’audizione fatta nell’ambito della Commissione di Inchiesta sul femminicidio e la violenza di genere.
Gli omicidi in Italia calano, i femminicidi no.

 

La violenza contro le donne è la più tollerata violazione dei diritti umani nel nostro Paese. Ciò che arriva alle cronache dei giornali è solo la punta dell’iceberg di un sommerso enorme di violenze domestiche, fatte di pressioni psicologiche, ricatti economici e atti persecutori vissuti da centinaia e centinaia di donne e dai loro figli. Per questo serve la responsabilità e l’impegno di tutti.

 

Servono medici di famiglia, pediatri, operatori di pronto soccorso che sappiano riconoscere il disagio e i segnali della violenza. Che non facciano finta di credere che occhi neri e costole rotte possano essere cadute accidentali.
Servono finanziamenti per i centri anti violenza e per uomini maltrattanti.

Servono magistrati specializzati che non facciano cadere nel vuoto denunce senza saper valutare il rischio.
Serve un’università che inserisca nella formazione di base di assistenti sociali, avvocati, medici, insegnanti, psicologi, psichiatri, giornalisti a trattare tutta questa violenza con competenza e professionalità.
Contro la violenza domestica, serve una politica che sappia collaborare in modo trasversale per assumersi la responsabilità del cambiamento utilizzando in modo responsabile le risorse stanziate dallo Stato senza disperderle in mille rivoli e clientele.

 

Se vogliamo eliminare la piaga della violenza di genere servono massicce campagne di educazione nelle scuole, per spiegare a ragazze e ragazzi che amore non è possesso, ma rispetto della libertà ed autonomia di ciascuno.
Anche i media possono dare un contributo fondamentale al cambiamento culturale del nostro Paese, per questo quel racconto è sbagliato e fuorviante.

 

Ma sono certa che possiamo contare sul lavoro tuo e delle giornaliste e giornalisti della tua redazione”.

 

Francesca Puglisi, senatrice PD e presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul Femminicidio e violenza di genere.

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