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Contro il femminicidio serve una rivoluzione culturale

“Ancora violenza sulle donne.
Una violenza brutale e assurda che aumenta in modo esponenziale. Dal gennaio 2015, secondo l’Istat, sono state uccise oltre 150 donne.

Numeri spaventosi di una guerra che va combattuta innanzitutto nella scuola e in famiglia. Non possiamo più stare a guardare. In questa legislatura abbiamo fatto cose importanti, come la ratifica della Convenzione di Istanbul, con cui si afferma che la violenza sulle donne è una violazione dei diritti umani e non più una cosa privata, dentro le mura domestiche.
Abbiamo approvato il decreto contro il femminicidio e la violenza sulle donne, inasprendo le pene e introducendo misure di prevenzione. Ma repressione e carcere non bastano. Serve una rivoluzione culturale.

Occorre combattere gli stereotipi, insegnare l’educazione alla relazione, al rispetto dell’individuo, al rapporto affettivo. Ma è fondamentale che questa lotta sia combattuta insieme dagli uomini e dalle donne. Ognuno deve fare la propria parte, nelle istituzioni e nella vita privata.

Lo dobbiamo a Sara, ad Alessandra e alle molte altre. Troppe”.
Così Ettore Rosato capogruppo del Partito Democratico alla Camera, in un post su Facebook.

 

Titti Di Salvo vicepresidente del gruppo alla Camera: “Ancora una donna morta per le mani di un uomo a Pastrengo. Di fronte all’ennesima tragedia di questi giorni non bastano lo sgomento e l’indignazione; servono le parole forti degli uomini e delle donne, delle istituzioni e della politica per non farsi sopraffare dal senso di impotenza e dal silenzio.

Gli interventi legislativi, pure importanti, che sono stati decisi in questa legislatura non sono sufficienti per estirpare le radici della violenza maschile contro le donne. La vera risposta la si costruisce nella scuola: da qui occorre subito ripartire per far crescere la cultura del rispetto della libertà delle donne”.

 

“Sul femminicidio, fenomeno insostenibile, sono d’accordo con la Presidente della Camera Laura Boldrini, il problema è degli uomini, di quegli uomini che non accettano la libertà femminile e che non si adeguano al nuovo ruolo che le donne hanno nella società. E’ certamente una questione culturale e quel che serve è un sussulto proprio da parte degli uomini, perché solo donne e uomini insieme possiamo fermare questa carneficina”. Lo dice la senatrice Anna Finocchiaro, presidente della Commissione Affari costituzionali.
“Gli strumenti legislativi e le tutele penali ci sono – prosegue Anna Finocchiaro – i centri antiviolenza vanno certamente sostenuti di più. Ma serve l’educazione e occorre sostenere sempre di più la parità di genere in ogni settore. Bisogna promuovere tra i figli, tra i giovani uomini e le giovani donne la cultura della parità di genere, educare i figli al rispetto del corpo delle donne e le figlie al rispetto di sé. Le donne e le ragazze hanno ormai conquistato, in un cammino inarrestabile, libertà, competenze, istruzione, ruoli chiave in settori prima ritenuti solo appannaggio maschile, ma la società deve essere in grado di adeguarsi attraverso la promozione di quei diritti e di quella parità alla base del cambiamento culturale di cui abbiamo bisogno”.

 

“Il fenomeno del femminicidio si combatte insieme, uomini e donne, e per farlo serve un cambiamento culturale, in parte già in atto, verso una democrazia realmente paritaria. Ma nel frattempo penso che sia utile considerare il femminicidio anche un’aggravante del reato di omicidio, come sta proponendo una petizione su Change.org che ho firmato”. Lo dice la senatrice del Pd Maria Spilabotte, vicepresidente della Commissione Lavoro.

“Nella Buona Scuola – sottolinea Spilabotte – abbiamo inserito l’educazione alla parità e al rispetto di genere nelle scuole e ritengo che la strada dell’educazione sia quella più fruttuosa e indicata per incidere sulla cultura di un Paese. Ma l’omicidio commesso contro una persona per il suo essere donna va anche considerato nella sua specificità e punito con un’aggravante ed è per questo che ho condiviso la campagna promossa in questo senso”.

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