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Congedo parentale obbligatorio per i padriUn ddl per la condivisione della responsabilità

“Misure a sostegno della condivisione della responsabilità genitoriale”, questo il nome del ddl che propone il congedo di paternità obbligatorio di 15 giorni entro il primo mese di vita del figlio, presentato al Senato in conferenza stampa da alcune delle prime firmatarie: Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato, Annamaria Parente, capogruppo PD in Commissione Lavoro e di palazzo Madama, Titti Di Salvo, vicepresidente del gruppo PD alla Camera e componente della Commissione Lavoro.
L’iniziativa, coordinata da Maria Silvia Sacchi, giornalista del Corriere della Sera, è stata salutata anche dai messaggi del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, del presidente Inps, Tito Boeri, di Giorgio Tonini, vicepresidente del gruppo PD in Senato e presidente della Commissione Bilancio, e di Giovanna Martelli, Consigliera del Presidente del Consiglio dei Ministri in materia di Pari Opportunità.

 

“E’ fondamentale far diventare realtà la condivisione delle responsabilità dei padri e delle madri verso i figli – ha dichiarato Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato, nel suo intervento – per questo è necessario mettere in campo politiche nuove e coraggiose che introducano finalmente anche nel nostro Paese strumenti per la condivisione, un passaggio fondamentale per cominciare a eliminare gli ostacoli all’occupazione femminile. Dobbiamo strutturare la conciliazione e promuovere la condivisione: così potremo diventare un paese più moderno e più competitivo. Conciliare strutturalmente il lavoro con la libertà di scelta di mettere al mondo dei figli è il più grande ostacolo per le donne all’ingresso, alla permanenza nel mercato del lavoro e alla possibilità di fare carriera: una vera emergenza per il nostro Paese perché la mancata partecipazione femminile pone un grave problema in termini di mancato sviluppo sociale ed economico”.

“Sulle coperture – ha aggiunto la vicepresidente Fedeli – il problema dei costi di questa misura può essere affrontato in itinere, siamo flessibili, intanto sarebbe importante introdurre in maniera sperimentale per due anni questo strumento e monitorare costantemente l’utilizzo che se ne fa. Il presidente dell’INPS Tito Boeri, in una lettera che mi ha invitato, si è detto disponibile a seguire lo studio delle coperture necessarie. Quello che oggi interessa è il valore politico di un cambiamento del genere: finalmente la politica si mette al passo con i bisogni delle persone e recupera terreno. In questi anni infatti molte aziende, specialmente multinazionali ma non solo, hanno messo in campo, grazie alla contrattazione di secondo livello, strumenti di welfare aziendale e per il rispetto della diversitycome valore. Adesso spetta al pubblico fare la sua parte con leggi, nuovi strumenti e la promozione di una cultura diversa fatta di conciliazione e condivisione. Un passaggio che ha già colto il Premier Renzi, quando nel giorno di chiusura del summit delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile, ha assunto impegni e responsabilità per stanziare risorse per eliminare tutte le forme di violenza contro le donne e per incoraggiare i padri ad assumere un ruolo più attivo nella cura dei figli. Un impegno che segna una svolta culturale e politica”.

 

“Il nostro disegno di legge che istituisce 15 giorni di congedo di paternità obbligatorio nasce dall’ascolto della società civile. E’ uno strumento di condivisione che va incontro al desiderio di genitorialità dei padri e serve a scalfire lo stereotipo secondo il quale se sei donna sarai più assente dal lavoro”. Lo dice la senatrice Annamaria Parente, capogruppo del Pd nella commissione lavoro. “Per la conciliazione e la condivisione – prosegue – molto è stato fatto con il Jobs Act, che ha esteso il congedo parentale retribuito e non. Nella legge di Stabilità c’è la defiscalizzazione del welfare aziendale. Bisogna andare avanti su questa strada, servono politiche pubbliche per tenere insieme i diversi mondi, perché ad esempio anche la scuola dovrebbe andare incontro di più alle esigenze delle famiglie”.

 

Titti Di Salvo, vicepresidente del gruppo PD alla Camera e componente della Commissione Lavoro, ha evidenziato nel suo intervento come “per costruire un Paese per donne e uomini, e quindi un Paese migliore, bisogna ripartire dalla maternità rendendola una libera scelta; ascoltando le donne e gli uomini emerge che stabilità e autonomia sono le parole più usate per definire le condizioni necessarie perché quella scelta sia libera, accesso al lavoro e qualità del lavoro le variabili più significative che condizionano quella scelta, flessibilità degli orari, assistenza e costo dei servizi l’esigenza più pressante di welfare. Ma la domanda più nuova che emerge dalle donne e dagli uomini è quella della condivisione della responsabilità genitoriale, la stessa che è risuonata nelle parole recenti del Presidente Mattarella quando ha ricordato che ‘Farsi carico della maternità è un dovere di tutti, non soltanto delle madri, al quale nessuno può sottrarsi’. A questa domanda risponde la proposta che oggi presentiamo”.

 

“Il mio interesse e la mia attenzione per la tematica e gli obiettivi affrontati nel ddl – ha scritto il Ministro Poletti nel suo messaggio – sono testimoniate in particolare dalle disposizioni contenute nel recente decreto legislativo n. 80/2015, recante misure per la conciliazione delle esigenze di cura e di vita e di lavoro, che ha dato attuazione ad una tra le deleghe più qualificanti affidate al Governo dalla legge di riforma del mercato del lavoro; a partire dai risultati ottenuti, stiamo valutando le modalità per la prosecuzione della sperimentazione avviata con la legge 92/2012, tenendo conto delle compatibilità finanziarie previste dalla manovra di bilancio per il 2016 ed anche dell’equilibrio complessivo di tutte le misure finalizzate a promuovere lo sviluppo della parità di genere e la condivisione delle responsabilità genitoriali”.

 

“Il congedo di paternità proposto in questa legge – ha scritto Boeri, Presidente Inps, nella sua lettera – ridurrebbe le differenze fra uomini e donne nei ‘costi dei figli’ che finiscono per gravare sulle imprese, condivido perciò gli obiettivi generali della norma e offro la piena disponibilità dell’istituto che ho l’onore di presiedere a valutarne gli oneri fiscali”.

 

Così invece Giorgio Tonini, Vice Presidente del gruppo PD in Senato e Presidente della Commissione Bilancio, nel suo messaggio: “Il disegno di legge si inserisce in un quadro più ampio di politiche sociali che il Governo ha attuato con l’implementazione di misure di flessibilità per la conciliazione vita lavoro, attraverso sia l’ampliamento del congedo parentale, che attraverso congedi di maternità e di paternità più flessibili; la percentuale dei padri che fa ricorso al congedo parentale è cresciuta negli ultimi anni, sebbene con evidenti disparità territoriali, evidenziando il desiderio dei padri di essere coinvolti in modo più attivo nella crescita e nell’educazione dei figli. Il desiderio dei padri va di pari passo con l’esigenza delle madri di essere alleggerite dagli obblighi familiari di cui spesso si fanno totalmente carico, penalizzando pesantemente la loro entrata nel mondo del lavoro, o la loro permanenza nello stesso”.

 

Anche Giovanna Martelli, Consigliera del Presidente del Consiglio dei Ministri in materia di Pari Opportunità, ha sottolineato nel suo messaggio come “promuovere leggi e misure atte a favorire la redistribuzione dei carichi di cura nonché una migliore articolazione dei tempi vita lavoro è la sfida che abbiamo davanti; questo Governo si è impegnato in tal senso con le misure sulla conciliazione presenti nel Jobs Act licenziato dal Parlamento, tra cui l’estensione della maternità anche alle lavoratrici autonome, l’introduzione del congedo a ore e del part time per rendere la maternità sempre meno segregante. Certo, occorre fare molto di più come ad esempio lavorare per estendere il concedo di paternità, come fa questo disegno di legge, perché solo attraverso questa misura sarà possibile parlare di condivisione tra uomini e donne delle funzioni di cura: un passaggio culturale importante necessario anche per sconfiggere quella mentalità, ancora troppo diffusa, che considera il lavoro femminile un costo e non un’opportunità di crescita economica per un Paese”.

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