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Quel tetto di cristallo

Sono convinta che, quando si affrontano questioni che entrano direttamente nella vita quotidiana delle persone, sia indispensabile ragionare in termini di sensibilità collettiva e diffusa, di strumenti normativi realmente efficaci e di prevenzione. A maggior ragione quando ci troviamo di fronte al dramma della violenza contro le donne che distrugge vite,famiglie, destini. Affròntare questo tema, a mio avviso, vuol dire tenere insieme i dati, le misure concrete a tutela delle donne, ma soprattutto gli strumenti di prevenzione. Norme efficaci sono certamente fondamentali, ma possono agire quasi sempre a posteriori.

 

Sappiamo che la violenza sulle donne è esattamente la conseguenza degli squilibri e delle profonde diseguaglianze che storicamente hanno caratterizzato la relazione uomo-donna. Una vera e propria distorsione, che avviene dentro e fuori casa. La violenza non fa sconti, non guarda al ceto, alla religione o all`appartenenza etnica, riflette solo la supremazia di un uomo su una donna.

 

Scardinare questo fenomeno vuol dire intervenire in modo forte sul riequilibrio dei generi, soprattutto da un punto di vista culturale.

 

Solo partendo da questa consapevolezza si può pensare di agire in modo preventivo. Un intervento che lo Stato deve prendere come impegno e mettere in atto in ogni luogo e per ogni età, mobilitando sensibilità, comportamenti e consapevolezze, nelle donne e soprattutto negli uomini; nelle ragazze e nei ragazzi. Penso al tema dell`educazione di genere nei percorsi scolastici, un argomento che ha subìto critiche fortissime spesso determinate dalla scarsa conoscenza e dalla paura. A mio avviso, invece, i numeri e l`emergenza di questo fenomeno drammatico devono darci la dimensione di quanto sia essenziale portare avanti questa idea.

 

Attualmente è all`esame della Camera un disegno di legge che chiede di inserire all`interno dei percorsi scolastici interventi educativi finalizzati a eliminare gli stereotipi di genere e a valorizzare le differenze. Mi auguro davvero che questa proposta di legge possa arrivare presto a compimento. Intanto è necessario e non più rinviabile un intervento di sostegno e valorizzazione delle strutture che aiutano le donne e le accompagnano nel difficile percorso di recupero dopo una violenza.

 

Il Governo e le Regioni hanno lavorato per rifinanziare i centri antiviolenza, che svolgono un`opera preziosa, ma che necessitano di risorse e supporto che mancavano da troppo tempo. Proprio in questi giorni la Conferenza delle Regioni ha approvato all`unanimità la ripartizione dei fondi: 31 milioni di euro destinati ai centri antiviolenza, alle case rifugio e alle specifiche linee di intervento del Piano d`azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, dalla formazione all`inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza, all`autonomia abitativa.

 

Perché si denuncia di più se non ci si sente soli é su questo fronte siamo chiamati a costruire le condizioni affinché le donne abbiano un`opportunità lavorativa tale da dare sicurezza, autonomia ed empowerment, ovvero posti di lavoro di qualità, per affrontare senza timori i responsabili delle violenze. Ma spesso la violenza contro le donne è anche quella che avviene al di fuori delle mura domestiche: era violenza contro le donne l`orrenda pratica delle dimissioni in bianco, sulla quale siamo finalmente intervenuti dal punto di vista normativo, ponendo un argine a una barbarie intollerabile. Era ed è violenza contro le donne il caporalato nelle campagne.

 

Una pratica aberrante, spesso omicida, contro cui abbiamo segnato un punto di non ritorno con la legge che colpisce il caporalato come reato. E non finisce qui. Il decreto legislativo 80/2015 istituisce il congedo fino a tre mesi per le donne vittime di violenza inserite nei percorsi di protezione, una misura che le aiuta e consente loro di rimanere agganciate al mercato del lavoro mantenendo la propria retribuzione. In queste ore, un emendamento alla Stabilità approvato dalla Commissione Bilancio della Camera estende la misura alle lavoratrici autonome. Non intendo così stilare un elenco, meno che mai definitivo, o cantare vittoria: l`impegno che abbiamo di fronte
è enorme, e lo è tanto più perché arriva nella carne viva delle persone, delle donne, della loro vita e spesso anche dei loro figli. Non abbassiamo la guardia: negli ultimi cinque anni sono state quasi 7 milioni le donne vittime di violenza.

 

Il nostro impegno deve essere rivolto a non consentire più che in futuro anche una sola donna debba subire una frattura così dolorosa e molto spesso irreparabile. Tenendo ben presente che il contrasto alla violenza sarà più forte quanto più gli uomini, non solo le donne, assumeranno sulle loro spalle questa battaglia.

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