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Una politica seria sui diritti e doveri dell’integrazione – un mondo di donne e di uomini

Il 2016 è cominciato, in Europa, con la notizia raccapricciante della notte di Capodanno a Colonia, in cui decine o centinaia di donne sono state vittime di aggressioni e molestie sessuali compiute da uomini di varie origini, segnalati in generale come nordafricani e arabi. La vicenda, che fa pensare a un’aggressione organizzata di stampo fanatico ed estremista, nonostante sia ancora in larga parte da chiarire essendo emersa lentamente attraverso le cronache, ha suscitato un ampio dibattito. Ci sono state prese di posizione serie, che ho condiviso da subito perché hanno messo al centro la difesa della libertà delle donne. Ci sono state anche strumentalizzazioni politiche, in cui il dovere di accoglienza verso i rifugiati viene confuso con la tolleranza verso costumi e atteggiamenti improntati alla misoginia e al sessismo.

Io credo che le strumentalizzazioni si debbano smascherare e respingere, ma che debba invece far sentire la sua voce una politica saldamente incardinata nei diritti e nelle libertà delle donne, come valori non negoziabili e obiettivi da perseguire in tutto il mondo. Questa, per me, è l’unica risposta vera a quel che è accaduto a Colonia, che non segnala un problema passeggero né è un fatto rubricabile a un episodio di violenza tra i tanti. Quello del 31 dicembre è stato infatti un fenomeno di abuso di massa e umiliazione delle donne, manifestazione di una volontà avversa a ogni cultura di libertà ed eguaglianza tra donne e uomini, sia che si sia trattato di violenza di branco o invece di una vera strategia politico-militare.

Il principio dell’inviolabilità del corpo delle donne, della piena autodeterminazione femminile, non deve mai, in nessun frangente essere messo in discussione, difeso con meno fermezza o subordinato ad altri fini, fosse pure quello della convivenza tra culture differenti. Non c’è antirazzismo vero che non sia anche antisessista. L’Europa che vogliamo, un’Europa di donne e di uomini fondata sull’eguaglianza di genere e libera dalla violenza, non può contenere al suo interno zone franche, aree di non interferenza dove la violazione dei diritti delle donne sia tollerata. È compito della politica, dal livello locale a quello nazionale e sovranazionale, garantire la sicurezza, i diritti, la libertà di tutte e di tutti. E questo significa anche fare del rispetto delle donne il principio cardine delle politiche di integrazione di migranti e rifugiati.

Questo non implica né venir meno al dovere di accoglienza che abbiamo nei confronti di chi fugge da guerre e persecuzioni, né chiudere le porte a categorie di persone come i richiedenti asilo musulmani o i maschi soli. Proposte di questo tipo non ritengo che siano realizzabili senza entrare in contraddizione con il diritto internazionale dei rifugiati.

Quel che serve è piuttosto una pratica e dei criteri di accoglienza, anche qualitativi, che accompagnino una combinazione di serie politiche pubbliche: certezza del diritto e fermezza nel sanzionare violenze e discriminazioni di genere; un lavoro intelligente e lungimirante verso percorsi di accoglienza vera, in cui non si producano sacche di esclusione sociale e risentimento; quindi serve conoscenza, educazione e sensibilizzazione di tutti al rispetto delle donne e della loro libertà e autonomia, perché integrazione – per uomini e donne – non significa solo imparare la lingua, trovare una casa o un lavoro.

Sto parlando di un obiettivo politico che può farsi forte del cambiamento che le donne stanno producendo in tutto il mondo, all’interno di tutte le culture, anche grazie all’azione di supporto svolto da organizzazioni internazionali come UN Women. Un pianeta 50 e 50 entro il 2030 è l’orizzonte a cui guarda il nuovo impegno globale per l’eguaglianza di genere nell’attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.
Le culture, ci ricorda la filosofa Martha Nussbaum, non sono dei monoliti, contengono al loro interno una pluralità di voci e di forze che producono conflitti e trasformazioni. Quando sentiamo dire che la cultura degli immigrati non è compatibile con la nostra, dobbiamo ricordare che dietro le conquiste delle donne europee ci sono anni di lotta contro la cultura patriarcale. È essenziale allora tenere alta la guardia e usare intransigenza verso quelli che non esito a definire come atti di disprezzo verso la cultura di libertà e eguaglianza per cui generazioni di donne e uomini occidentali hanno lottato. Ma dobbiamo anche prestare attenzione a ciò che sta accadendo oggi nel mondo, favorire alleanze efficaci per i diritti e l’eguaglianza di genere tra donne europee, donne migranti, donne che in tutto il mondo stanno conducendo queste battaglie.

Stiamo lavorando per organizzare un incontro, a Colonia, con la sindaca e le associazioni di donne, in vista del 4 febbraio, quando in apertura del Carnevale si intende dare una risposta forte e collettiva alla violenza. Sarebbe importante che ci fossero donne e uomini di ogni provenienza e religione, insieme. Perché la libertà delle donne riguarda tutte e tutti.

Ed è allo stesso tempo importante la convocazione delle donne, e degli uomini amici delle donne, in tutte le piazze d’Italia in quello stesso giorno, per dire forte che lo spazio pubblico appartiene a donne ed uomini, che dal riconoscimento della libertà delle donne si misura la qualità delle nostre democrazie e su questo non ci sono mediazioni possibili.

Articolo del 14 gennaio 2016, tratto dal sito di Valeria Fedeli, Vice Presidente del Senato.

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