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Banche, tutelati i risparmiatori




 

Ci sono molte proposte su come risolvere i problemi nel nostro sistema bancario in maniera semplice e veloce. La maggior parte di esse ha una caratteristica in comune: la negazione della responsabilità. Il governo italiano ha deciso di fare esattamente il contrario. E’ intervenuto per mettere il sistema bancario in sicurezza, riconoscere le responsabilità di chi l’ha mal gestito e tutelare il risparmio.

 

Se il Governo non fosse intervenuto, le 4 banche oggetto dell’intervento (Banca Etruria, Banca Marche, Cassa di risparmio di Ferrara e Cassa di risparmio di Chieti) sarebbero, prima piuttosto che poi, fallite. Il loro problema non era una temporanea carenza di liquidità. Se così fosse, tutto si sarebbe potuto risolvere con un prestito “a tasso del 3%” come proposto dal Movimento Cinque Stelle.

 

Il problema di questa proposta è che non ha la minima idea di come stiano effettivamente le cose. Le banche su cui è intervenuto il governo erano insolventi: hanno erogato credito che non riescono a farsi ripagare.

Così mancavano delle risorse per ripagare chi aveva prestato loro denaro comprando azioni o obbligazioni. Il rischio di insolvenza di queste banche aveva raggiunto un tale livello che, già da qualche tempo, correntisti e risparmio abbandonavano queste banche a velocità allarmanti.

 

In conclusione, senza l’intervento del governo, quelle banche non ci sarebbero state più; 7000 dipendenti, per la stragrande maggioranza incolpevoli, sarebbero stati licenziati e tutte le famiglie e le imprese titolari di fidi avrebbero ricevuto una richiesta di rientro.

 

Il credito a loro concesso sarebbe scomparso improvvisamente scatenando una reazione a catena. Oggi, con la decisione di istituire una commissione di inchiesta per tutelare i risparmiatori, stiamo discutendo di come individuare gli abusi e restituire i propri risparmi a chi ha comprato obbligazioni subordinate, quindi rischiose, senza saperlo. Discutiamo quindi di come tutelare le 10mila persone che le hanno sottoscritte. Grazie all’intervento, abbiamo evitato di discutere come tutelare il restante 99%, quasi 990mila persone, che erano correntisti o obbligazionisti senior di queste banche.

 

Abbiamo evitato di discuterlo perché la loro tutela l’abbiamo già realizzata. Questo va chiarito al di là di ogni dubbio: se oggi possiamo parlare della tutela dell’1% dei creditori di queste banche, è solo perché l’intervento del Governo ha messo in sicurezza il restante 99%. Le banche sono imprese e purtroppo possono fallire, è importante che i cittadini lo ricordino.

 

A differenza delle altre imprese il loro fallimento è sempre problematico e sono perciò soggette ad una sorveglianza e un controllo che discende dalla loro centralità nel sistema economico: svolgono la cruciale attività di accumulare il risparmio delle famiglie per erogare il credito alle imprese. Lo fanno con crescente sofisticazione: spesso erogano credito emettendo titoli che poi le famiglie e le imprese comprano e utilizzano a loro volta come garanzia per ottenere, a loro volta, altro credito. È una catena molto lunga in cui, gli errori di una errata valutazione del rischio, possono avere effetti perversi anche molto lontani.

 

Questo è il motivo per cui, con l’intervento sulle banche non abbiamo solo stabilizzato 4 istituti e quella parte del mercato del credito, abbiamo tutelato il risparmio.

 

Oggi ci spingiamo ancora oltre dicendo che non ci accontentiamo di risarcire chi è stato truffato. Ci assicuriamo che questo non possa succedere più accertando i fatti e le responsabilità individuali attraverso una commissione di inchiesta. Lo facciamo a tutela del risparmio e di tutti gli italiani, non solo dei risparmiatori di quelle banche. Abbiamo bisogno di credito per continuare a crescere e il risparmio è il suo carburante. Non dobbiamo solo ricostruire il nostro passato, ma decidere se conquistare o perdere il nostro futuro.

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