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Il dl Ilva è legge. Bellanova: si ricomincia da lavoro e salute

L’Aula di palazzo Madama ha approvato il decreto Ilva con 168 sì, 102 no e 2 astenuti. Il Senato ha confermato il testo della Camera, il provvedimento ora diventa legge.

Oggi il decreto Ilva è diventato legge: il governo ha posto la fiducia sul testo in discussione al Senato. Un provvedimento complesso, che dovrebbe mettere la parola fine al travaglio del gruppo siderurgico tarantino con la cessione a una delle due cordate che hanno presentato un’offerta (Acciailtalia e ArcelorMittal-Marcegaglia). Naturalmente non sono mancate le polemiche, anche durante il dibattito parlamentare. Inevitabile in una storia tanto complicata e dolorosa. Ne parliamo con la viceministra allo Sviluppo economico Teresa Bellanova, che da tempo sta seguendo la vicenda.

 

Partiamo dai cittadini di Taranto, che hanno pagato un prezzo altissimo. Qual è la risposta politica a loro?
«C’è una questione giudiziaria e una questione politica. Per quanto ci riguarda siamo impegnati senza quartiere su più fronti e su una strategia di sviluppo integrato che guarda contemporaneamente al porto e alla valorizzazione e patrimonializzazione delle bellezze ambientali, un’idea di futuro degna di questo nome. Il presidente del Consiglio sarà venerdì 29 a Taranto per inaugurare il MarTa. È la conferma, ancora una volta, dell’attenzione costante del governo, come dimostrano le presenze frequenti del sottosegretario De Vicenti, del ministro Delrio e della sottoscritta, solo un mese fa. Questo non significa ripagare, perché riteniamo ché avere a cuore il futuro di Taranto e dei suoi cittadini sia un dovere e un obbligo e personalmente punto a qualcosa di più e meglio di una logica risarcitoria. Non a caso, come ricorderà, già con il decreto Terra dei fuochi la questione della salute balzava in primo piano e diveniva questione nazionale. Questa è la strada. Naturalmente non è solo questione del Governo ma di una gevernance più complessiva. Mi auguro che con l’apporto di tutti, Regione in primis, si possa lavorare non allo sfascio ma a ripristinare quanto prima condizioni di lavoro, normalità, sicurezza, tutela. Troppo spesso dimentichiamo che l’Ilva è anche un luogo di competenze assolute e straordinarie. Noi lo abbiamo e mente».

 

Questo decreto chiuderà definitivamente il «caso» Ilva?
«È auspicabile. Abbiamo dovuto governare una situazione molto complessa, come si evince dal numero di decreti cui si è ricorsi per sanare il pregresso e le troppe-tante distrazioni del passato. Mi auguro che si possa cominciare a parlare di fase pienamente operativa».

 

I 5 Stelle contestano l’illegittimità dell’attività industriale rispetto alla tutela ambientale.
«Bisogna rendere quanto più breve possibile la fase transitoria in cui si opera in deroga ma la fabbrica non può non trarre dalla propria attività la parte più significativa delle risorse che servono per il risanamento, altrimenti è la fine. Quanto ai 5 Stelle, che rendano esplicita la loro volontà della chiusura immediata della fabbrica. Noi non stiamo lavorando per chiudere, stiamo lavorando per salvare, la fabbrica e l’ambiente. Il siderurgico di Taranto deve e può riprendere
la strada dello sviluppo».

 

Come replica all’accusa di aver bloccato la giustizia attraverso il cosiddetto scudo penale?
«Quello che viene chiamato scudo penale è il meccanismo attraverso il quale, in una fase – ripeto – transitoria, non si debbano meccanicamente addossa e ai subentranti le responsabilità, civili penali e quant’altro derivanti dalle attività di quanti li hanno preceduti. Tra l’altro, l’esclusione di responsabilità opererà esclusivamente in relazione alle condotte poste in essere fino al 30 giugno 2017, ovvero fino all’ulteriore termine massimo di diciotto mesi, eventualmente concesso, cessando definitivamente con la messa a regime del Piano. In ogni caso, c’è un piano, c’è l’Aia (autorizzazione integrata ambientale): il subentrante deve realizzare quel piano. Se lo applica, non può rispondere di situazioni pregresse».

 

Quali parti del decreto considera più importanti?
«Innanzitutto è importante la logica complessiva e il cambio di paradigma che inaugura. Le modifiche contenute nel testo legano infatti indissolubilmente piano industriale e piano ambientale, fissando una scala di valori per noi fondamentale: prioritariamente si approva il piano ambientale, quindi quello relativo alla sostenibilità economica. Si istituisce un Comitato degli esperti, selezionato dal ministero dell’Ambiente tra le migliori professionalità impegnate su temi ambientali e siderurgici, i cui curricula saranno resi pubblici, con un ruolo cruciale e vincolante nel processo di acquisizione dell’impianto a garanzia delle tutela e salvaguardia ambientale. Che si rafforza anche sul versante del sistema di controlli. L’Arpa Puglia potrà assumere personale a tempo indeterminato per assicurare le necessarie attività di vigilanza, controllo e monitoraggio a garanzia dell’attuazione del Piano ambientale. Ristabiliamo parità di condizioni nell’ambito dell’intero settore relativamente all’utilizzazione all’esterno dello stabilimento delle scorie derivanti dal processo produttivo. Si istituzionalizza un tavolo di coordinamento tra Regione Puglia, ministeri competenti e Comuni interessati per facilitare lo scambio di informazioni sull’attuazione del Piano ambientale e sanitario. Per il debito pregresso, si indica una corsia preferenziale per i crediti prededucibili delle imprese fornitrici Ilva, in presenza di risorse disponibili e previa autorizzazione del giudice delegato alla procedura. Si obbligano gli aggiudicatari all’invio di una relazione semestrale sull’attività relativa al piano ambientale e al rispetto delle obbligazioni contrattuali. Infine, ma non per ultima; il decreto prevede una Consultazione pubblica lanciata sul sito del ministero dell’Ambiente perché i cittadini possano intervenire con proposte sul tema ambientale. Così lavoriamo per riconnettere l’Ilva, Taranto e la Puglia, per troppo tempo estranei o, peggio, nemici e perché finalmente i cittadini siano coinvolti nell’individuazione di soluzioni condivise per la tutela della salute e la salvaguardia ambientale».

 

Qual è stato a suo avviso il contributo più efficace del Parlamento?
«Non è il mio mestiere dare voti ai parlamentari ma credo che da gran parte delle forze politiche sia venuto un contributo che, pur con posizioni differenti e diverse sensibilità, abbia teso all’obiettivo difficilissimo di compenetrare indiscutibili esigenze di tutela della salute e ambientali e le ragioni di un impianto di rilevanza strategica per il territorio di Taranto, per i lavoratori e le loro famiglie, per il Paese».

 

Nella vicenda Ilva ha giocato un ruolo la concorrenza straniera, o si tratta solo di dietrologie?
«L’Iva non sta su Marte: la concorrenza è un dato oggettivo. Nel settore della siderurgia la guerra è spietata. Basti pensare a quale sarebbe l’incremento del valore dell’acciaio lavorato a tonnellata se l’lva, domani, da un giorno all’altro dovesse chiudere. Per tutto il Paese sarebbe una sciagura. Ecco perché deve continuare a produrre».

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