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Contrattazione, Fedeli: va colta la sfida della modernità

Sono di due giorni fa le dichiarazioni di Giorgio Squinzi in cui ha affermato che considera “chiuso il capitolo sui contratti” e quindi il tavolo negoziale aperto mesi fa sulla riforma della contrattazione, a causa della indisponibilità di due dei tre sindacati confederali a partecipare alla discussione, come dimostrato peraltro dalla loro assenza all’incontro in programma per il 22 settembre, poi saltato. E’ una rottura drammatica perché rischia di essere definitiva e di lasciare il campo ad interventi esterni su un tema da sempre terreno di confronto e accordo tra le parti.

 

Il tema è centrale, come ribadito anche giorni fa dall’FMI, che ha sottolineato quanto sia urgente affrontare il tema della riforma della contrattazione perché a questo si lega la competitività del nostro sistema produttivo; l’istituzione ha infatti dichiarato che l’Italia potrà crescere più della Germania ma che questo è messo in discussione dal fatto che “l’Italia ha una crescita della produttività inferiore a quella tedesca”. Nessuno può sottrarsi a questa sfida, pena la perdita dell’autonomia negoziale delle parti, un colpo forte prima di tutto per i lavoratori: la rinuncia ad affrontare questo tema rischia di metterli ai margini di scelte che li riguardano e hanno bisogno di una visione innovativa.

 

La sfida è oggi conoscere e governare i cambiamenti, far sentire forte in questi processi la voce dei lavoratori, non sottrarsi al ruolo e al confronto. Si sta discutendo di come aumentare la capacità del nostro paese di produrre ricchezza, passaggio fondamentale per redistribuirla. Per questo la riforma della contrattazione è cruciale: vanno trovate le modalità per avvicinare la contrattazione ai luoghi di lavoro per promuovere un nuovo approccio al welfare, alla partecipazione dei lavoratori alle scelte delle imprese, per promuovere il loro coinvolgimento nell’aumento della produttività e quindi nella distribuzione dei frutti di questa maggiore competitività”.

 

La cultura della mediazione e della sintesi tra sindacato e Confindustria è fondamentale per definire le scelte verso un nuovo modello di relazioni industriali, l’idea che rinuncino a questo ruolo è una sconfitta pesante. Si rischia così una perdita di autonomia per il mondo del lavoro: se incapace attraverso i propri meccanismi di rispondere alle sfide del mondo del lavoro moderno sarà difficile che sappia recuperare rappresentanza e credibilit à e che possa tornare ad avere quel ruolo forte che tutti auspichiamo. Serve una scelta nuova e una disponibilità chiara a discutere e trovare una sintesi, e ben vengano le dichiarazioni di Taddei e Poletti quando si augurano che le parti sociali riprendano il confronto per riformare insieme la contrattazione. E’ un passaggio necessario in assenza del quale mi auguro che siano le singole categorie a portare unitariamente avanti il testimone di una sfida difficile quanto indispensabile per dare forza e diritti al lavoro nella modernità.

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