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Gli investimenti sono la priorità per più crescita e più occupazione

Nel giorno dell’approvazione da parte del Cdm dei decreti attuativi del jobs act, alla Festa dell’Unità di Milano si è parlato di lavoro nel dibattito sul palco centrale “Tra crisi economica e nuovi diritti, quale ruolo per il lavoro”, al quale hanno preso parte il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, la responsabile Enti locali del Pd Valentina Paris e l’ex segretario del Pd e della Cgil Guglielmo Epifani, coordinati dalla conduttrice di Agorà Serena Bortone.

A proposito della riforma del lavoro del Governo Renzi, l’opinione espressa da Chiamparino è stata che “il jobs act serve a creare un contesto più adeguato e moderno ai cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo del lavoro. In passato abbiamo fatto molte battaglie contro la precarizzazione del lavoro, il fatto che incentivi il lavoro stabile già di per sé è importante. Certo resta il problema di sostenere questo inizio di crescita, perché il jobs act da solo non crea il lavoro, per quello serve sostenere l’industria e la domanda interna”.

“Oltre agli sgravi che agevolano le assunzioni – ha esordito Paris – chi ieri non aveva diritto a ferie, malattia e maternità oggi ce l’ha. La delega aveva il compito di adeguare il mondo del lavoro alla modernità ed è quello che fanno queste norme. Abbiamo semplificato la norma e la regola, poi è ovvio che dobbiamo sostenere l’occupazione stimolando la crescita, come pure stiamo facendo in parallelo. Io da precaria quale ero mi sento più tranquilla nel sapere che oggi i lavoratori soprattutto precari hanno più tutele”.

“In 7 anni abbiamo perso quasi il 10% di Pil e otto milioni di posti di lavoro – ha ricordato Epifani -. La crisi ha accentuato i dualismi nella società, perché i redditi medi del nord sono allineati, quelli del sud sono più bassi. Questo è un problema per il Paese, che riprenderà a crescere davvero quando anche il Mezzogiorno riprenderà a crescere e a creare occupazione”.
E a proposito di jobs act, per Epifani “ci sono tante cose, alcune che mi piacciono e altre che mi piacciono meno. Bene l’abolizione delle dimissioni in bianco, ma sono più critico sui controlli a distanza: ce n’era proprio bisogno? Si poteva forse trovare una formula più di garanzia. Sui licenziamenti ho lavorato per trovare una soluzione, nessuno sentiva il bisogno di una norma sui licenziamenti collettivi. La riforma è andata oltre e non va bene, perché serve equilibrio tra diritti e doveri del lavoro e dell’impresa”.

Alle critiche di Epifani Chiamparino ha replicato ricordando che “gli sfracelli sociali sono avvenuti quando il jobs act non c’era. I lavoratori sono forti quando non sono ricattabili. Le regole sono importanti, ma la sostanza delle cose è che il mondo del lavoro cambia e bisogna adeguare il sistema delle regole facendo in modo che copra i diritti possibili che stanno emergendo dalle nuove realtà. Il senso di marcia per guardare al futuro è il cambiamento ed è quello che fa la riforma del Governo”.

Alla domanda sui rapporti complicati tra governo e sindacati, Paris ha ammesso che “a nessuno, soprattutto tra noi, fa piacere una contrapposizione netta con il sindacato. Però c’è da dire che il Pd ha trovato il modo per rigenerarsi e riformarsi, nella mia esperienza anche di ex lavoratore iscritto al sindacato devo dire che lì di riforma ne è stata fatta poca. Nella fase di recessione si è dimenticato per troppo tempo il lavoro precario, che non ha trovato rappresentanza. I soggetti di rappresentanza fanno bene alla società, ma solo se quella società la rappresentano davvero”.

Da ex sindacalista, Epifani ha tenuto a sottolineare che a suo parere “governare richiede un esercizio di confronto anche con le forze di rappresentanza sociale. Il metodo del confronto non risolve tutti i problemi, ma consente di avere un minimo di coesione sociale di cui c’è bisogno”.

Un confronto e una concertazione che per Chiamparino “non deve essere confusa col diritto di veto, come è stato in passato”.

Altro tema caldo le tasse, ancora per Chiamparino “se si arriverà all’abolizione di IMU e tasi è chiaro che dovrà esserci in fondo sostitutivo per gli enti locali. E’ un problema di quante sono le risorse disponibili, se c’è modo di ridurre la tassazione per tutti e anche per tenere gli sgravi sul lavoro bene, se non dovessero esserci comincerei con l’aumentare la detrazione sulla casa in rapporto ai redditi, per mantenere lo sgravio sul costo del lavoro”.

“Il nostro sistema di tassazione deve recuperare uno spirito – ha detto Paris -, e cioè che chi ha di più dia di più, un principio che dobbiamo provare a recuperare, e dobbiamo ragionare su come diamo agli enti locali il modo di sopravvivere se modifichiamo il sistema. Se riusciamo a dire ai cittadini quali tasse vanno ai comuni quali allo Stato e per quali servizi, riusciamo a ristabilire un patto importante con la popolazione”.

“E’vero non possiamo essere il partito delle tasse – è l’opinione di Epifani -, ma neanche il partito che è contro, perché la tasse eque sono essenziali per i servizi di welfare state. Oggi in Italia mancano crescita, e occupazione, dunque la priorità è sostenere le imprese e il lavoro. La vera anomalia italiana non è il prelievo sulla casa, ma l’Ipref. Solo in Italia c’è un Irpef pagata all’80% dal lavoro dipendente e dalle pensioni, un prelievo dieci punti più alto della media europea, e l’Ipref è così alta perché c’è una parte che non le paga. La priorità oggi non è non far pagare la tassa sulle case di lusso, e se ho dei soldi magari li metto sulla povertà”.

E ancora a proposito di tasse, Paris ha ricordato come il piano del Governo “prevede un obiettivo triennale che include anche l’irpef. Certo poi si decidono le priorità, ma questo è un tema ben presente nel progetto del Governo Renzi”

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