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Gualtieri: “Le disuguaglianze, il nemico da battere”

Caro direttore, nelle prossime ore la Camera dei deputati darà il suo via libera finale alla Legge di Bilancio 2020. Non voglio ripercorrere qui le difficoltà che questo governo ha superato per riuscire in così breve tempo in un’impresa che in estate sembrava talmente insuperabile da contribuire a innescare una crisi di governo. È una storia nota.

 

Credo sia assai più utile cercare di spiegare lo spirito con cui, insieme con le forze politiche che sostengono la maggioranza, abbiamo cercato di impostare una Manovra così impegnativa. I 23 miliardi di aumento Iva da disinnescare, la stabilità e sostenibilità dei nostri conti da salvaguardare e la necessità di imprimere una spinta all’economia italiana in una fase di pesante rallentamento sono stati sicuramente i cardini da cui siamo partiti.

 

Ma c’è un argomento che nel corso di queste settimane è sparito dai radar del dibattito pubblico, anzi forse non è mai comparso, probabilmente soffocato dall’ossessivo tam tam alimentato dall’opposizione sulla presunta “manovra delle tasse”, una classica fake news del nostro tempo (numeri alla mano, il carico fiscale diminuirà e le nuove imposte saranno solo due: plastica monouso non riciclata e bevande eccessivamente zuccherate, con un peso infinitesimale sul totale complessivo).

 

L’argomento che è mancato a mio avviso può essere riassunto in due concetti: lotta alle diseguaglianze e sostegno alla coesione sociale e territoriale. L’Italia è uno dei Paesi avanzati in cui, nonostante i significativi interventi di contrasto alla povertà varati negli ultimi tempi, le diseguaglianze restano particolarmente marcate. Da questo punto di vista la Legge di Bilancio si sforza, pure in un quadro limitato di risorse disponibili, di dare delle prime risposte concrete a un Paese che deve assolutamente ricucire le sue divisioni sociali e territoriali.

 

È una impostazione politica precisa che ispira molti dei capitoli della Manovra 2020 (il taglio delle tasse sul lavoro, gli investimenti pubblici per rendere il Paese più moderno e sostenibile, l’aumento dell’Iva evitato che avrebbe colpito in pieno i ceti medio-bassi) e che trova la sua pratica applicazione in una vasta gamma di interventi dedicati al sostegno delle famiglie e del welfare non ancora sufficientemente conosciuti, oltre che nella scelta di non percorrere la facile strada dei tagli lineari per fare cassa a scapito dei servizi pubblici, impegnandosi invece con determinazione nel contrasto all’evasione fiscale.

 

Il Welfare, lo Stato che aiuta e sostiene con servizi e assistenza i suoi cittadini è una componente essenziale della coesione sociale e della crescita sostenibile; le politiche di sostegno alla famiglia sono un investimento sul futuro in un momento storico in cui i dati sulla natalità nel nostro Paese ci dicono che siamo agli ultimi posti in Europa.

 

Due facce della stessa medaglia che consegnano il ritratto di un’Italia che ha bisogno di ritrovare fiducia per contrastare un impoverimento umano e generazionale che rischia di rendere il sistema sempre più fragile. L’elenco di questi interventi “sociali” è molto ricco e riguarda tematiche che Avvenire segue con particolare attenzione e costanza.

 

La sostanziale gratuità degli asili nido per la grande maggioranza delle famiglie italiane che ne usufruiscono e il piano per aumentarne i posti disponibili, il potenziamento del Bonus bebè, le risorse a favore delle persone con disabilità, l’abolizione del superticket e i corposi investimenti sulla sanità, il sostegno all’occupazione, soprattutto delle donne, sono solo alcuni degli esempi che testimoniano una forte volontà di impegnarsi per rilanciare la coesione, la solidarietà e quindi l’unità del Paese, anche a livello territoriale (come dimostrano i numerosi interventi per il Sud).

 

Unità, solidarietà, coesione, sono alcune delle questioni cruciali che gli anni Venti del nuovo secolo ci pongono davanti. La ripresa economica e la crescita non saranno mai veramente tali se non saranno orientate intorno ai princìpi della sostenibilità sociale e ambientale.

 

«L’aumento dei livelli di povertà su scala globale testimonia che la disuguaglianza prevale su un’integrazione armoniosa di persone e nazioni. Uno sguardo alla storia recente, in particolare alla crisi finanziaria del 2008, ci mostra che un sistema economico sano non può essere basato su profitti a breve termine a spese di uno sviluppo e di investimenti produttivi, sostenibili e socialmente responsabili a lungo termine».

 

Le sagge parole di papa Francesco pronunciate un mese fa durante un incontro con il Forum del capitalismo inclusivo sono esemplari nell’indicare un preciso orizzonte verso cui indirizzarsi. Per questo, in Italia come in Europa, il modello sociale basato sul welfare universalistico, le politiche di coesione (e la progressività delle imposte) va difeso e rilanciato. Irrobustendolo all’interno attraverso la partecipazione attiva dei cittadini, dei corpi intermedi, del Terzo settore, al perseguimento del bene comune, e proiettandolo all’esterno verso politiche di sviluppo sostenibile rivolte ai nostri vicini, a partire dall’Africa, nel quadro di un impegno volto alla “civilizzazione” della globalizzazione intorno alla centralità della persona.

 

Con la Legge di Bilancio non ci limitiamo a mettere il Paese e i conti in sicurezza, ma vogliamo intraprendere un cammino ambizioso che attraverso il dialogo e il confronto con tutti punta a rendere l’Italia un Paese non solo più prospero ma più giusto e più unito. È soprattutto per questa ragione che la responsabilità sulle spalle del governo è particolarmente impegnativa e il grande lavoro di riforma che ci aspetta nel 2020 non consentirà incertezze nel cammino intrapreso.

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