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Gualtieri: “Questa Manovra è l’anticamera di un ritorno all’austerità”

Roberto Gualtieri (Pd), presidente della commissione economica dell’Europarlamento, in costante contatto con i vertici della Commissione e della Bce, spiega le conseguenze della procedura Ue per debito, che sarà lanciata il 21 novembre da Bruxelles se entro il 13 il governo non farà marcia indietro sulla Legge di bilancio.
 

Quanto costerebbe la procedura agli italiani?

L’Italia sarebbe il primo Paese a finire sotto la procedura per debito introdotta dal Six Pack, accettato da Berlusconi e dalla Lega nel 2011 col voto contrario del Pd, che prevede il taglio del 5% della quota eccedente al 60%nel rapporto debito-Pil».
 

Un’austerità insostenibile per chi ha un debito oltre il 130%

«Infatti, sulla carta significherebbe mettere in campo manovre correttive da almeno 60 miliardi all’anno e per questo i governi del Pd hanno negoziato ottenendo di poter derogare alla regola dentro il percorso della flessibilità. Tuttavia una volta entrati in procedura la deroga cade. E dalla procedura si potrà uscire solo quando la regola del debito sarà rispettata. Per questo negli ultimi tre anni ci siamo battuti per la massima flessibilità, fermandoci però sempre un centimetro prima di entrare in procedura perché chi la subisce poi deve fare tagli maggiori. Il governo invece ha barattato qualche mese di campagna elettorale con molti anni di vincoli più severi. Ammesso che abbia capito in che situazione si è infilato».
 

Quali sarebbero in concreto questi maggiori vincoli?

«Già per il 2019 ci sarà richiesta una manovra correttiva che nel caso migliore ci riporterebbe a quell’1,6% inizialmente concordato. Poi per gli anni successivi è auspicabile che si riescano a negoziare obiettivi di aggiustamento annuali non eccessivi, ma che comunque saranno più severi di quelli che si sarebbero potuti ottenere senza procedura. E saranno più vincolanti perché in caso di mancato rispetto scatteranno le sanzioni. Ovviamente più l’aggiustamento sarà graduale, più a lungo durerà la procedura, ingabbiando l’Italia per più tempo, almeno 5 anni. In ogni caso per uscire bisognerà arrivare almeno al pareggio di bilancio, a deficit zero, mantenendolo al meno per tre anni. A quel punto la Commissione potrebbe considerare che siano state raggiunte le condizioni per rispettare la regola del debito».
 

Cosa accadrebbe se l’Italia si rifiutasse di pagare le sanzioni?

«Siamo in territori inesplorati ed è difficile fare previsioni. Comunque oltre alle sanzioni vere e proprie sono previsti purtroppo anche il taglio dei fondi strutturali e la sospensione dei finanziamenti Bei. Ma su questo vedo che il governo si è auto sanzionato rinunciando a 800 milioni a tasso agevolato offerti proprio dalla Bei per interventi contro il dissesto idrogeologico».
 

Salvini ora dice che con i danni del maltempo la lettera Ue è archiviata

«Peccato che il governo invece di chiedere la flessibilità su investimenti per la messa in sicurezza del territorio, abbia scelto di sforare con misure elettorali condite da condoni per evasori e abusivi».
 

Intanto 10 paesi del Nord hanno chiesto di rendere più severe, con tanto di ristrutturazione automatica del debito a scapito dei privati, le condizioni per accedere a un eventuale salvataggio Ue.

«Le politiche di questo governo rendono più difficile il compito di chi come noi si batte per regole migliori e condivisione dei rischi, a partire da un fondo comune per il sostegno alla disoccupazione e agli investi meriti, mentre favoriscono le forze conservatrici che chiedono un inasprimento delle regole e della disciplina di mercato».

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