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Martina: Questo governo ha tradito tutti, imprese e lavoratori

Lo chiama «decreto Disoccupazione». E dice che «la Lega ha tradito il Nord». Così il segretario del Pd, Maurizio Martina, ieri a Verona per incontrare una delegazione di imprenditori.
«Capisco le voci critiche che arrivano dal mondo produttivo del Veneto. Abbiamo cercato in questi giorni di far cambiare rotta a Lega e Cinquestelle, ma purtroppo sono stati sordi a qualsiasi modifica migliorativa. E un decreto Disoccupazione, altro che dignità. Il rischio di vedere più precarietà, più disoccupazione, la fine di tanti contratti a tempo determinato e un aggravio di costi e di burocrazia per le imprese, purtroppo è molto alto. Per me si assiste al tradimento dei ceti produttivi del Nord da parte di chi, come la Lega, ha predicato bene e adesso razzola malissimo».

Dopo il sì della Camera che possibilità ci sono di intervento?
«Io temo che Lega e M5s anche al Senato riproporranno il muro di gomma. Quindi bisogna prepararsi allo scenario peggiore e cioè il fatto che questi provvedimenti dopo la conversione verranno confermati. Peraltro, essendo un decreto, alcuni effetti sono già in vigore e così abbiamo già imprese che non rinnovano contratti a tempo determinato. E a questo si aggiunge l’altro fatto molto preoccupante per il Nordest».

Quale?
«Quando hai davanti un governo che vuole bloccare tutte le grandi opere e infrastrutture per la mobilità e la viabilità, hai davanti un altro grandissimo rischio. La cosa grave per me è che ci sono ministri, come il ministro Toninelli, che non pesano le dichiarazioni, non valutano gli effetti di alcune idee di bloccare infrastrutture che si stanno aspettando da anni sul territorio. Questo è un governo che più che costruire, distrugge».

Gli italiani però hanno votato M5s e Lega.
«Io penso che gli italiani non li abbiano votati per complicare la vita alle imprese, per generare più disoccupazione, per bloccare le infrastrutture. In realtà l’accordo di potere tra Cinquestelle e Lega non è figlio del voto degli italiani: è figlio della loro intesa dopo il voto, di un contratto di governo che è già lettera morta».

Nomine Rai, si sbloccherà lo stallo?
«Io spero che non facciano ancora forzature. L’idea della lottizzazione che hanno avuto della funzione del presidente senza un profilo alto, riconoscibile e rassicurante è stata bocciata. Spero che adesso ragionino e non si facciano prendere dall’ansia di potere e di occupazione anche di cariche di garanzia come la presidenza Rai».

E se la maggioranza restasse ferma su Foa?
«Io credo che non abbiano le condizioni per forzare dal punto di vista giuridico. Se forzassero, noi siamo pronti a percorrere qualsiasi via, anche quella legale, per tutelare le funzioni di garanzia di una grande azienda pubblica com’è la Rai».

Come giudica la proposta del ministro leghista Fontana di abrogare la legge Mancino contro i crimini di odio?
«Si tratta di una gravissima presa di posizione da parte di un ministro che ha giurato sulla Costituzione e che dovrebbe dimettersi per quello che ha detto. È l’ennesima provocazione, anche per spostare l’attenzione da un altro fatto grave: l’attacco sui social network da parte di soggetti stranieri durante passaggi delicati della nostra vita democratica. E incredibile il silenzio del governo».

Uno degli aggressori di Daisy Osakue, l’atleta colpita a un occhio, è figlio di un consigliere comunale Pd. Sbagliato gridare al razzismo?
«Trovo completamente sbagliato banalizzare un fatto che rimane grave e segnalo che in queste ore in Toscana come in Campania assistiamo a fatti gravi di violenze contro immigrati. La questione c’è, sarebbe un errore minimizzare».

Olimpiadi invernali 2026, cosa pensa della scelta unitaria, Cortina, Milano e Torino tutte e tre assieme?
«La mia idea è che il governo si sia mosso male perché il potenziale di queste tre città rischia di non essere espresso a dovere. Capisco le perplessità e i dubbi di alcuni amministratori locali, però adesso dobbiamo tutti lavorare per migliorare questa proposta».

Il Pd andrà a congresso l’anno prossimo prima delle elezioni europee: lei si ricandiderà a segretario?
«Questo per me non è ancora un tema, vedremo più avanti. Adesso l’importante è continuare il lavoro che abbiamo impostato già in questi primi due mesi, ricostruire un percorso vero di lavoro dal basso per il Pd. Questa settimana siamo stati a Scampia a Napoli, a Palermo, ora a Verona, poi Toscana, Lazio. L’importante è ripartire dai bisogni, dai temi sociali e sfidare il governo rispetto alle scelte pericolose che sta facendo per il Paese».

Elezioni regionali del 2020, in Veneto per il Pd sarà sempre una partita persa?
«No, c’è sempre lo spazio dell’alternativa e della proposta. Sono convinto che in Veneto possiamo costruire le condizioni per essere competitivi a partire dal lavoro che si deve sviluppare sul territorio».

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