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Padoan: “Il problema è chi nel governo pagherà il conto della recessione”

«Ma quale recessione tecnica, sarà recessione e basta». Pier Carlo Padoan non è di buon umore, ma la pesante sconfitta della “sua” Roma con il Napoli questa volta non c’entra. Il pessimismo è concentrato tutto sulla situazione congiunturale del Paese. E l’ex ministro dell’Economia, oggi deputato del Pd, parla più da economista che da politico: «Ovviamente non ho ora gli strumenti tecnici per fare previsioni numeriche, ma seguendo il modello del consenso delle stime, mi sembra evidente che il 2019 avremo una crescita negativa».
 

Il ministro del Tesoro, Giovanni Tria, che si è seduto dopo di lei alla scrivania di Quintino Sella in via Venti Settembre, in realtà prevede un Pil intorno allo zero.

 
«Appunto. Se anche lui, che fino a qualche tempo fa parlava di una crescita debole, ora dice che siamo intorno allo zero, allora vuol dire che andremo sotto. E consideri che siamo alla vigilia della presentazione del Def. D’altra parte in queste ultime settimane si sono succedute stime internazionali e nazionali sempre peggiori: l’Ocse, le agenzie di rating, la Confindustria…insomma il quadro mi sembra abbastanza chiaro».
 

A chi addebitare la probabile recessione? A fattori esterni, tipo la frenata di altre economie europee, o a dinamiche interne all’Italia, non esclusi i passi del governo gialloverde?

 
«Credo che pesino entrambi gli elementi. La congiuntura internazionale è in difficoltà e addirittura la Germania va maluccio. Nello stesso tempo, però, faccio notare che il peggioramento dell’economia italiana è iniziato a metà dello scorso anno, dunque hanno impattato sicuramente certe affermazioni di governo e maggioranza, che hanno finito per affossare il clima di fiducia di imprese e famiglie».
 

Nel governo sono convinti che Reddito di cittadinanza e Quota 100 innescheranno la ripresa. Lei cosa ne pensa?

 
«Intanto visto che le misure bandiera della maggioranza non sono ancora implementate, bisogna dire che un loro effetto si avrà solo nella seconda parte dell’anno. Personalmente, comunque, non sono ottimista».
 

Nei prossimi giorni si aggiungerà anche un decreto sulla crescita…

 
«Vedremo. Molte delle misure annunciate non sono altro che la conferma di provvedimenti del nostro governo. Le altre mi sembrano poco efficaci e tardive. Senza contare degli effetti negativi dei mancati investimenti infrastrutturali, frenati dai disaccordi interni all’esecutivo».
 

Sarà necessaria una manovra correttiva?

 
«Dipenderà dai numeri che mettono nel Def. In ogni caso il governo è in un vicolo cieco: se farà una manovra restrittiva, la congiuntura peggiorerà ancora; se farà una manovra espansiva, con l’aumento del deficit e del debito riprenderà a salire anche lo spread e a farne le spese sarà anche l’economia reale».
 

Come giudica il braccio di ferro tra il governo e il sistema bancario?

 
«Sono polemiche strumentali molto pericolose. Bisogna stare attenti a ingerenze negli istituti di credito che si stanno riprendendo dopo la grande crisi finanziaria: con pressioni indebite si rischierebbe una nuova paralisi».

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