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La semplificazione è la chiave del cambiamento

‘Raccontiamo l’Italia. Amministrare l’Italia tra governance e strumenti’ è stato il tema del dibattito di oggi dal palco Italia della festa dell’Unità di Milano, al quale hanno partecipato il sindaco di Torino e presidente dell’Anci Piero Fassino e il responsabile economia e lavoro del Pd Filippo Taddei.

Il primo tema affrontato è stato quello delle tasse, e in particolare dell’abolizione dell’imposta sulla prima casa, una scelta che, è stato lo spunto offerto dal moderatore Stefano Lepri, rischia di incidere sui bilanci dei Comuni.

“Dal punto di vista dei sindaci -ha spiegato Fassino -, sia chiaro che non siamo il partito delle tasse. Se ci sono le condizioni per superare la tassa sulla prima casa diciamo discutiamone, senza un atteggiamento ideologico. Ma deve essere chiaro che IMU e Tasi sono i principali introiti dei Comuni per erogare i servizi, e che dunque il Governo dovrà erogare altre risorse. Renzi ha detto fin da subito che l’operazione sarebbe stata fatta non a carico dei comuni, e non ho dubbi che dal governo verranno le proposte giuste per tenere insieme le due esigenze. L’insieme dei tributi che si vogliono abolire ammonta a 5 miliardi di euro e questa è la cifra da trovare. Noi abbiamo proposto, intanto, di lasciare ai Comuni quella parte di IMU che oggi percepiscono ma che va allo Stato, non è esaustivo ma sarebbe già un pezzo.

Anche il responsabile economico del partito ha confermato che “l’idea è di scaricare la riduzione su un livello oro governo che non ha preso quella decisione. E’ una scelta del Governo che sarà coperta completante dal livello nazionale, e questa è un’assunzione di responsabilità”.

Guardando allo scenario in maniera più ampia, Taddei ha ricordato che “la pressione fiscale dal 2002 al 2011 è sempre cresciuta. Nel 2014, per la prima volta, avviene una inversione di tendenza. È incredibile che ve ne sia poca coscienza, ma gli 80 euro sono stati l’inizio di questa tendenza, continuata nel 2015 con la riduzione dell’Irap per quasi 5 miliardi.

“Quello che diciamo – ha aggiunto – e che questa riduzione non è una riduzione dei servizi. Quello che accade e che i cittadini pagano tasse per servizi inefficienti, noi vogliamo fare le stesse cose ma spendendo meno, e usare questi risparmi per ridurre le tasse”.
“Con IMU e Tasi – è l’opinione di Taddei – diamo un segnale chiaro che quel percorso cominciato nel 2014 è irreversibile. Un percorso che tiene insieme le esigenze delle famiglie e quelle delle imprese”.

Continuando a parlare di come rendere il Paese più efficiente, Fassino ha detto che “la semplificazione è fondamentale” perché “la lentezza delle istituzioni rispetto alla società è la causa del distacco e della sfiducia da parte dei cittadini”.
Passando agli esempi, Fassino ha detto: “Passare da un sistema bicamerale a un sistema con due Camere ma con funzioni diversificate significa abbattere il tempo della legislazione, con la riforma della Costituzione ci mettiamo al passo con gli altri Paesi”.

“La seconda cosa da fare, su cui serve più coraggio – ha proseguito -, è la delegificazione. Non è vero che ogni decisione necessita di una legge, molte possono essere adottate con procedure amministrative o accelerate. Si può fare purché si abbia il coraggio di sconfiggere le logiche corporative e le posizioni di potere spesso legate alla burocrazia. Dobbiamo sconfiggere la mentalità che ogni cambiamento è un rischio, perché il cambiamento è il motore della storia”.

Concordando con l’esigenza di semplificazione, Taddei ha ricordato che “In Italia il lavoro autonomo sta crescendo a livelli senza precedenti: nel resto del mondo gli incubatori di imprese si creano in tre mesi, qui da noi sarebbe impossibile anche per il sindaco più bravo”:

“Il tratto caratterizzante dell’opera riformatrice del Governo – ha proseguito – è dire che stiamo scegliendo un nuovo modello. Con il jobs act abbiamo discusso ma abbiamo dato una buona prova di noi stessi, producendo una decisione e una riforma complessiva. Abbiamo cambiato tutto perché abbiamo riconosciuto che c’era tutto da cambiare. La crisi c’è stata per tutti, ma in nessun Paese c’era la dualità italiana tra tempo indeterminato e contratti precari. In questa crisi abbiamo distrutto un posto di lavoro su tre a tempo indeterminato. Aver invertito completamente la prospettiva è stata una trasformazione gigantesca, abbiamo il primo recupero da 7 anni, la prima volta che abbiamo un aumento dei contratti stabili superiori all’aumento dei contratti a termine”.

“Siamo dentro a un mutamento della società – ha poi detto Fassino – che cambia anche la funzione delle istituzioni. È cambiato il tempo, lo spazio della decisione politica, e siamo nel tempo della comunicazione. Oggi al centro dell’attenzione non c’è la rappresentanza ma la decisione, dobbiamo porci la questione affascinante su quali sono le modalità con cui si organizza la democrazia uni questo secolo”.

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