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Maggiore aiuto agli autonomi e un reddito unico per chi ha bisogno nel decreto di aprile

La crisi del coronavirus è piombata su un sistema economico e sociale, quello italiano, già duramente provato, da anni di bassa crescita e da profonde disuguaglianze (sociali, territoriali, di genere, generazionali) che nel complesso hanno fatto di noi il paese più ingessato dell’Unione Europea, dove il reddito dipende più dalle condizioni di partenza e meno dai propri meriti. Bassa crescita e disuguaglianze si tengono insieme, come in un circolo vizioso, con le seconde che impediscono di liberare il potenziale produttivo del Paese e contribuiscono all’emigrazione di tanti nostri giovani. All’origine delle disuguaglianze c’è un sistema di welfare squilibrato e frammentato, un problema storico che ci portiamo dietro dagli anni Sessanta, da quando è nato il nostro welfare moderno.
 

Rendere l’Italia un paese più giusto e avanzato

Noi vogliamo superare questa situazione. Rendere l’Italia un paese più giusto e avanzato. Per questo motivo facciamo nostre le proposte del Forum Uguaglianze Diversità e dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, elaborate dal gruppo di lavoro coordinato da Cristiano Gori, e proponiamo che vengano inserite nel decreto di aprile su cui il Governo sta lavorando due nuove misure, fondamentali: un aiuto più sostanzioso e razionale per i lavoratori autonomi, e l’estensione del Reddito di cittadinanza a tutti coloro che si trovano in condizione di necessità.
 

Il nuovo sostegno per i lavoratori autonomi deve sostituire il bonus di 600 euro erogato con il decreto di marzo, ampliandolo e potenziandolo in base alle effettive condizioni economiche, al nucleo familiare, e alla perdita di guadagno dei lavoratori (con un meccanismo più simile alla Cassa integrazione per i lavoratori dipendenti e quindi più equo); ne estende inoltre la durata, fino al 31 agosto 2020; ne estende anche la platea di beneficiari, alle forme di lavoro autonomo finora non raggiunte dai 600 euro, come i professionisti iscritti alle casse professionali; ne semplifica infine le norme di erogazione. Puntiamo in questo modo a salvaguardare quanto più possibile la produzione e il valore di questo comparto fondamentale della nostra economia e della società.
 

Un nuovo Reddito di cittadinanza

Il nuovo Reddito di cittadinanza, per l’emergenza, deve essere rivolto a tutti i cittadini in stato di necessità, ma che per la loro condizione di precarietà o sfruttamento non hanno potuto usufruire finora né dell’attuale Reddito di cittadinanza, né del bonus erogato con il decreto di marzo. Parte dal Reddito di cittadinanza, uno strumento che già c’è e si può quindi mettere in campo rapidamente, ma ne allarga la platea, ne semplifica di molto le procedure, ne riduce la condizionalità (modificando ad esempio i criteri di accesso legati al patrimonio), e rende infine più ragionevole potervi accedere anche per i lavoratori immigrati (eliminando anche in questo caso un’immotivata discriminazione). Anche questa misura sarà temporanea, legata a questa fase di emergenza (in linea approssimativa fino al 31 agosto), ma deve porre le basi di uno strumento di sostegno universale al reddito finalmente in linea con quello degli altri paesi avanzati; ed è simile a quello che si sta facendo nel resto d’Europa.
 

Un welfare più forte, più equo e più moderno

Rispetto al decreto di marzo – una manovra finanziaria in tempi record e in una situazione di eccezione che nessun paese democratico aveva vissuto fino ad allora – chiediamo adesso uno sforzo in più, per iniziare a impostare il welfare state che verrà, per far sì che l’Italia si ritrovi dopo questa crisi più giusta e più solidale, più coesa. La lotta alle disuguaglianze e la costruzione di un welfare state più forte, più equo e moderno sono al centro della nostra sfida. L’obiettivo del partito Democratico non è solo, ovviamente, fare uscire l’Italia da questa fase drammatica: ma è avviare con la ripresa una vera e propria Rinascita economica, che ponga lo sviluppo del Paese su basi nuove e diverse dal passato.

 

Emanuele Felice e Nicola Oddati

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