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Manzella: “Sostenere le startup è sostenere il domani”

“Caro direttore, Le startup innovative sono, oramai, una componente importante del nostro sistema di impresa: più di diecimila aziende, che danno lavoro a più di settantamila persone. Ma sono anche molto altro. Sono, prima di tutto, team, spesso di giovani, in cui si possono trovare a lavorare insieme ricercatori ed economisti, legali e comunicatoci: tutti impegnati a dare forma e prospettiva alle loro idee.

Sono intelligenze pronte ad accettare sfide nuove, a cimentarsi anche con problemi a forte impatto sociale. Lo dimostrano molte delle soluzioni digitali proposte per affrontare il Coronavirus e controllare la pandemia o realizzazioni come quella di Isinnova per stampare in 3D le valvole per i respiratori necessari all’ospedale di Chiari, in provincia di Brescia. Sono incubatoci, acceleratori e coworking – da Picampus e LVenture a Roma, a Talent Garden a Milano, alle Officine Grandi Riparazioni a Torino, all’Opificio Golinelli a Bologna, al Centro Apple a San Giovanni a Teduccio – in cui potete trovare imprese diversissime a contatto una con l’altra, ognuna perseguendo il suo progetto sì, ma allo stesso tempo ognuna capace di interessarsi e capire anche quello degli altri, magari alla macchinetta del caffè, durante la pausa.

Sono spin off universitari – come Iuvo a Pontedera, che produce esoscheletri per aiutare i lavoratori ad affrontare meglio compiti usuranti – in cui ricercatori e professori provano a sfruttare le loro idee dal punto di vista imprenditoriale, cambiando abitudini, linguaggio, atteggiamento. Sono investitori che decidono di scommettere sulle nuove imprese e che, oltre ad apportare risorse finanziarie, si appassionano alla giovinezza e l’irruenza che c’è in molte idee, aiutando il team in uno scambio generazionale che produce valore ben oltre il perimetro puramente economico. E, ancora, sono le decine di migliaia di ragazze e ragazzi delle nostre scuole che ogni anno sono coinvolti in Startup competitions; alle quali si iscrivono con grande timidezza per poi crescere: diventando capaci di parlare in pubblico, consapevoli delle proprie capacità, pronti a scegliere Università che li mettano in condizione di far fruttare al meglio i loro talenti.

Sono Atenei – come RomaTre con il suo programma Dock3The startup Lab – che organizzano corsi di imprenditoria, in cui premiano i loro migliori studenti dopo competizioni in cui ognuno di loro, in squadra con altri, deve inventare, dare forma e presentare la sua idea e il suo piano di sviluppo. Sono le iniziative promosse da banche come Intesa San Paolo, che capiscono l’importanza di
far crescere le competenze imprenditoriali dei clienti di domani, e sanno che da loro dipenderà la ricchezza futura del nostro Paese. O programmi di Open Innovation, in cui startup e grandi imprese collaborano per affrontare le sfide di una competizione di mercato sempre più serrata e che può essere vinta solo grazie a nuove idee. Ecco, l’ecosistema startup italiano oggi, è tutto questo. Il lavoro da fare è ancora molto, ma è già questo. C’è, quindi, decisamente di più che numeri di imprese, lavoratori, risorse investite, dietro questa parola – ‘startup”- che alle volte leggiamo con quel sottile fastidio che si riserva a ciò che va di moda: Oltre gli stereotipi ci sono storie personali e di impresa che parlano di valori molto concreti: imprenditorialità, coraggio, creatività, multidisciplinarietà, sostenibilità. Tutte parole che-quando la morsa del coronavirus comincerà ad allentarsi, quando sarà chiaro a tutti che il “dopo” non potrà essere uguale al “prima”- guideranno l’Italia di domani, le daranno idee, tecnologie ed energia per essere più innovativa e al passo con le economie più forti. È qui la ragione per cui il Governo – ed il Mise in particolare, che questo sistema ha promosso negli ultimi dieci anni – deve sostenere questo comparto in un passaggio che, difficile per tutti, lo è di più le startup e rischia di tagliare loro il fiato. Per aiutarle ad affrontare i tempi del Covid, ci sono strumenti come il Fondo Nazionale Innovazione che possono essere indirizzati sul punto, ci sono le Regioni, che su questo tema stanno lavorando da anni, spesso con risultati importanti. E, ancora, ci sono potenziali risorse private pronte ad investire se diamo loro le condizioni migliori per farlo. Qui ed ora ci sono, insomma, leve pubbliche e private che possono essere attivate, a partire dal DL Crescita di Aprile. E non dobbiamo farlo solo perché è quello che in queste ore stanno facendo Francia, Germania, Gran Bretagna, con programmi dedicati. Dobbiamo farlo convinti che sia giusto “per noi’: Semplicemente perché c’è di mezzo il futuro del nostro Paese”.

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