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Misiani: “Occorre fare un tagliando al sostegno per i poveri”

Viceministro, in Italia la crescita del Pil, dice il Fondo monetario internazionale, resterà molto bassa: 0,5% quest’anno. Il governo prevede 0,6%. Ma queste stime sono state fatte prima dell’epidemia in Cina. Cresceremo ancora meno?

«Il nostro Paese risponde il viceministro dell’Economia, Antonio Misiani (Pd) soffre di una bassa crescita dell’economia da almeno un ventennio. Il 2019 è stato un anno di stagnazione ma i primi segnali del 2020 sono incoraggianti. Non possiamo accontentarci naturalmente dello 0,5-0,6%: con la legge di Bílancio abbiamo posto le basi per la ripartenza e nel medio periodo ci sarà una netta accelerazione della crescita del Pil. Certo, ora purtroppo c’è questa novità imprevista del coronavirus. L’epidemia non può e non deve essere sottovalutata. Il governo cinese ha adottato misure drastiche e una linea di trasparenza e collaborazione. Speriamo che il virus possa essere rapidamente contenuto, evitando conseguenze negative sull’economia e, soprattutto, la perdita di altre vite umane».

Veniamo ad alcune critiche specifiche del Fmi. Il Reddito di cittadinanza, dice il report, va rivisto perché da un lato penalizza le famiglie numerose e dall’altro disincentiva il lavoro, in particolare al Sud.

«Il Reddito è operativo da meno di un anno. Era necessario introdurre in Italia una misura universale contro la povertà. Cominciò il governo di centrosinistra con il Reddito di inclusione, ha proseguito il primo governo Conte con il Reddito di cittadinanza. Le critiche del Fondo rispecchiano in parte il dibattito che c’è stato in Italia nei mesi scorsi. Io penso che il reddito serva e vada mantenuto, ma migliorandone il funzionamento. In questo senso è sicuramente utile fare un tagliando, discutendone con gli enti locali e le realtà del terzo settore che sul campo combattono ogni giorno la povertà».

Più severe le critiche del Fondo sulle pensioni, dove si chiede di tener conto dei contributi versati nel caso di nuove forme di prepensionamento dopo Quota 100.

«Il governo ha già detto che non confermerà Quota 100. E ha avviato un dialogo con le parti sociali per costruire meccanismi di flessibilità più equi e finanziariamente sostenibili».

Quindi con il calcolo dell’assegno integralmente col contributivo per chi va in pensione prima?

«La discussione è aperta. Io penso che in ogni caso saranno necessari interventi solidaristici a sostegno delle pensioni delle fasce più deboli di lavoratori, dalle donne ai giovani agli usuranti. La sostenibilità complessiva del sistema è un punto imprescindibile, ma per queste categorie non può valere solo un criterio di ricalcolo attuariale».

In caso di accordo coi sindacati, Quota 100 potrebbe finire alla fine del 2020 anziché del 2021?

«Ne discuteremo con loro».

Il Fmi chiede anche la rimodulazione dell’Iva e di reintrodurre la tassa sulla prima casa.

«Per me il primo obiettivo è recuperare l’evasione, che vale per l’Iva 37 miliardi l’anno e per l’Imu 5 miliardi».

La vittoria in Emilia Romagna dà più serenità al governo. Sarà anticipata la manovra?

«Il voto ha rappresentato un straordinario messaggio di riscossa ma guai a dormire sugli allori. E indispensabile cambiare passo, accelerando sulle riforme. Vale per il fisco come per gli investimenti e il welfare. Ha ragione il ministro Gualtieri: il Documento di economia e finanze di aprile deve trasformarsi da mero adempimento europeo a vera anticipazione delle linee guida della legge di Bilancio».

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