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Morando: “Coop, ora una legge per rafforzare controlli e garanzie del prestito sociale”

Serve una legge per rafforzare le norme, i sistemi di garanzia ed i meccanismi di controllo e quindi tutelare meglio anche i soci prestatori. Secondo il viceministro dell’Economia Enrico Morando la questione del prestito sociale delle cooperative può essere messo agevolmente in sicurezza. Il veicolo ideale, spiega, è «la legge sulle false cooperative che attualmente è in discussione in Senato, dove il governo potrebbe inserire una serie di emendamenti, anche sulla scorta di proposte di modifica che vengono dallo stesso movimento cooperativo a cui col permesso del Parlamento, si potrebbe garantire una corsia preferenziale».
 
A suo parere, però, non serve istituire né una nuova authority né un apposito fondo di garanzia, perché «il prestito sociale delle coop è cosa diversa dal risparmio bancario».
 
Dopo i fallimenti di alcune coop a Reggio Emilia ed i dubbi sulla solvibilità delle grandi coop di consumo, tra molti soci prestatori cresce la preoccupazione. Il problema c’è, come si affronta?
 
«Il prestito sociale è un istituto nato per favorire la crescita delle cooperative. Da un lato quindi qualsiasi uso improprio è da considerare sbagliato, e quindi bisogna avere regole più efficaci che lo impediscano; dall’altro, proprio perché si tratta di uno strumento indispensabile per lo sviluppo di queste imprese, privarcene come propone qualcuno sarebbe altrettanto sbagliato. Toglieremmo infatti alla cooperazione uno strumento per loro molto utile, per di più in una fase in cui le coop hanno un ruolo fondamentale per la crescita e l’occupazione».
 
Serve una legge, come sostiene anche Legacoop, magari per rafforzare le norme di autoregolamentazione già in vigore?
 
«I fatti ci dicono che l’attuale regolamentazione si è rivelata deficitaria. Per cui ora si rende indispensabile utilizzare lo strumento di legge, perché lo sforzo di rinnovamento che il movimento cooperativo intende mettere in campo diventi assolutamente obbligatorio per tutti. Se vogliamo salvare l’istituto del prestito sociale dobbiamo rassicurare i soci e regolare il tutto in maniera diversa».
 
Cosa mettere nella nuova legge?
 
«Serve un limite alle dimensioni del prestito in rapporto al patrimonio netto, che oggi può arrivare sino a 5 volte e va certamente ridotto; quindi occorre prevedere un vincolo di liquidità nell’ordine del 30-40% ad ulteriore garanzia dei soci. Immagino invece che debba rimanere nei confini dell’autoregolamentazione un vincolo alla non concentrazione dei risparmi del socio in quest’unico strumento».
 
Federconsumatori propone di istituire un fondo di garanzia…
 
«Serve un sistema di garanzie, non un fondo. Perché altrimenti, sbagliando, finiremmo ancora una volta per assimilare il prestito soci ai depositi bancari. Come deve essere organizzato questo sistema è questione che va approfondita, ma certamente serve una soluzione coerente con lo strumento di cui si discute che tenga conto dei diversi gradi di rischio delle differenti attività svolte».
 
Ed un fondo per «ristorare» chi ha già subito perdite?
 
«In questo caso la strada da seguire, come già avvenuto in passato, è quella dell’intervento volontario. Ho partecipato ad incontro molto affollato alla Festa dell’Unità di Reggio ed in quella sede la cooperazione ha già preso impegni precisi».
 
C’è chi dice che serve una nuova Authority?
 
«Non credo che serva un’autorità indipendente, ma occorre certamente rafforzare gli strumenti di vigilanza. Ma questa è competenza del Mise, dove so che stanno già lavorando in maniera molto intensa per rivedere tutte queste attività lavorando in stretto contatto con la cooperazione».

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