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Renzi: «Le mie ragioni nei numeri»

Caro direttore,
il vicepremier Di Maio ha affermato, commentando gli ultimi disastrosi dati sul Pil, che i precedenti governi Pd avevano mentito e che l’Italia in realtà non era mai uscita dalla crisi. Questa affermazione è clamorosamente falsa.

 

Durante il governo dei Mille Giorni sono state adottate incisive misure di politica economica, dagli 8o euro all’eliminazione della tassa sulla prima casa, dal superammortamento al piano Industria 4.0, dal Jobs Act alle decontribuzioni per le assunzioni a tempo indeterminato. L’esecutivo di Paolo Gentiloni ha proseguito sulla linea tracciata in continuità.

 

I risultati ci sono stati, come appare chiaramente dai dati Istat.

Infatti, abbiamo ereditato nel primo trimestre 2014 un Pil trimestrale a prezzi costanti di 385,8 miliardi di euro. Poi, con noi, il nostro Paese è arrivato ad avere un Pil trimestrale di 404,3 miliardi nel secondo trimestre 2018, con un tasso medio trimestrale composto di crescita dello 0,3% e un incremento complessivo del 4,8%.

 

Durante i primi due trimestri di governo Di Maio-Salvini il Pil trimestrale italiano è invece sceso nel quarto trimestre 2018 a 402,9 miliardi, con un tasso medio trimestrale composto di diminuzione dello 0,2% e un calo complessivo dello 0,4%.

 

Ci auguriamo tutti che la situazione possa migliorare ma intanto il 2019 è iniziato con una crescita negativa acquisita del Pil italiano dello 0,2%.
Questi sono i fatti.

 

Per quanto riguarda l’occupazione, rispetto al febbraio 2014 fino a tutto maggio 2018, cioè durante gli ultimi due governi pd prima che entrasse in carica il nuovo governo Conte, gli occupati sono cresciuti di un milione e 177 mila (di cui più 498 mila a tempo indeterminato), il tasso di disoccupazione complessivo è sceso dal 12,8% al 10,5%, il tasso di disoccupazione giovanile è diminuito dal 42,9% al 31,7%.

 

Con il nuovo governo gialloverde gli occupati sono invece diminuiti di 75 mila (di cui meno 122 mila a tempo indeterminato), il tasso di disoccupazione totale è rimasto più o meno lo stesso risultando a novembre pari al 10,3%, il tasso di disoccupazione giovanile idem, essendo risalito al 31,9%. Dunque, con il nuovo governo mentre il Pil è andato indietro anche il mercato del lavoro si è inceppato. E anche questi sono fatti.

 

Non chiedo che Di Maio capisca i dati, ma sarebbe utile almeno che li leggesse. Perché parlano chiaro.

Ci sono i numeri. E poi c’è la propaganda. Dare la colpa a noi degli errori di oggi è ingiusto. Oltre che falso.

 

Se il governo vuole cambiare strada, abbia il coraggio di fermare le barocche procedure del reddito di cittadinanza con l`assunzione di diecimila navigator che rischiano di diventare come i forestali della Prima Repubblica. E si usino i soldi del reddito per abbassare le tasse. Si aprano i cantieri a cominciare dalla Tav.

 

Questo Governo sta facendo scelte drammatiche, a cominciare dalla pavida posizione di terzietà sul Venezuela. Sta creando tensioni con l’Europa per qualche decina di migranti scappati dalla fame e dalla guerra. Ma sta anche mettendo in ginocchio l’economia italiana. I numeri ci dicono chiaramente chi è responsabile di questo sfacelo. La propaganda non può arrivare al punto da negare la realtà.

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