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Ue, Amendola: “Non ci alziamo dal tavolo senza l’intesa giusta”

Il 7 aprile l`Eurogrppo tornerà a riunirsi dopo lo strappo di giovedì scorso, ma di schiarite all`orizzonte non se ne vedono. Stavolta tuttavia l`Italia giocherà all`attacco perché «di tempo da perdere non ce n`è più», avverte il ministro per gli Affari europei Enzo Amendola. «Ora bisogna negoziare: non ci alzeremo dal tavolo finché l`intesa non sarà raggiunta. Ne va del progetto europeo».

Però i paesi del Nord non intendono finanziare il maxi-piano da un trilione di euro attraverso una obbligazione comune europea. E la presidente della Commissione si è schierata con loro. I Coronabond sono tramontati?

«Io penso di no. C`è diversità di vedute, ma sono convinto che se anziché partire dagli strumenti, partiamo dagli obiettivi – da ciò di cui l`Unione ha assoluto bisogno per sopravvivere a questa crisi: comuni meccanismi per proteggere il lavoro, il reddito e le imprese – un accordo lo troveremo. E mi fa piacere che la von der Leyen abbia precisato che tutte le opzioni sono ancora sul tavolo».

Neppure 10mila morti italiani sono bastati però a gettare le basi: perché dovrebbe accadere ora?

«Ma proprio per questo Conte è stato duro, sollecitando scelte immediate. E non dimentichiamo che nell`arco di una sola settimana la Bce ha lanciato un poderoso programma di acquisto titoli e la Commissione ha sospeso il Patto di stabilità: misure mesi fa impensabili. Adesso c`è da fare l’ultimo passo con una politica fiscale coordinata dei 27. In cui potrebbero rientrare anche gli strumenti finanziati a debito, emessi a condizioni e obiettivi specifici».

Gentiloni ha detto che serve un piano di rinascita europeo. Non sarà troppo ambizioso viste le divisioni?

«Il “Recovery plan”, piano di rinascita, richiama il Piano Marshall o il Recovery act di Obama. L`orizzonte è unire i vari strumenti di politica economica in un unico indirizzo a partire dalla lotta al Covid 19. Oltre alle regole sugli aiuti di Stato e l`utilizzo dei fondi coesione, credo che le direttrici siano due: sostegno alle imprese tramite la Bei e un`assicurazione europea contro la disoccupazione. Saranno proposte sul tavolo dell`Eurogruppo. Così come sarà necessario riprendere il negoziato sul bilancio europeo 2021-27 su soluzioni nuove».

Lei parla di Bei, ma il Mes non avrebbe più potenza di fuoco?

«Il Mes come concepito nel 2012 non ha senso e forza per reggere ai bisogni della crisi odierna. Va cambiato e potenziato, altrimenti è inutilizzabile. Ma il fronte dei rigoristi ha detto no».

L`Italia soffre in credibilità per via del suo alto debito: come farete a convincere i falchi del Nord che non volete scaricare sull`Europa decenni di mancato risanamento?

«Lo schema dei falchi e delle colombe appartiene a logiche che la pandemia ha spazzato via. Noi non chiediamo forme di mutualizzazione del debito, né autorizzazione alla spesa, già concessa dalla Commissione. Piuttosto spingiamo per una condivisione dei rischi che toccano tutti i paesi. Dobbiamo ragionare su nuovi strumenti che tutelino le imprese esposte ai rischi di scalate dei paesi terzi, proteggano i più deboli e chi ha perso il lavoro. Non abbiamo molto tempo».

Il Fondo monetario prevede una caduta del Pil del 3% per ogni mese di stop dei servizi essenziali, qual è il progetto del governo italiano per non affondare?

«Da questa crisi si esce soltanto insieme, con un grande sforzo internazionale. Nessun Paese può salvarsi da solo. Il G7, il G20 e l`UE hanno già messo sul tavolo le prime iniziative, che mirano a mantenere la fiducia degli operatori economici. Pochi mesi fa discutevamo della fine del multilateralismo e c`era pure chi ci credeva davvero».

Intanto Orban ha ottenuto poteri speciali e ha di fatto sospeso la democrazia. Renzi ha chiesto che venga espulso dall`Europa, Meloni e Salvini lo difendono, l`Italia che posizione ha?

«Nessuna pandemia può mettere in discussione i valori. della democrazia. La Commissione ha già aperto un`inchiesta sulla violazione dei diritti in base all`articolo 7 del trattato e l`Italia chiederà di inserire nella procedura anche questa legge sui pieni poteri. Ciò che fa strano è che qui da noi chi difende Orban è lo stesso che poi accusa il governo di andare avanti a colpi di decreti».

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