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Zingaretti: “Ora garantiamo la pace sociale”

”L’ho detto a tutti i miei ministri. Ora la nostra missione è una sola: ricreare un clima di fiducia nel Paese e garantire la pace sociale. Per questo vi chiedo solo soluzioni, non problemi”. Lo dice il segretario Nicola Zingaretti, in un colloquio pubblicato su La Stampa a proposto del decreto Rilancio.

 

Ora un sostegno al reddito delle famiglie e ai ricavi delle imprese

”Lo so – osserva – c’è chi critica quelle 500 pagine sostenendo che ci sia un po’ di tutto per tutti, che manchino una visione d’insieme dell’Italia che verrà e non ci siano vere e proprie riforme strutturali. È una maxi-manovra che facciamo in deficit, avrà ricadute sul debito pubblico che dovremo gestire per tutelare il futuro dei nostri figli. Ma le faccio una domanda: nelle condizioni politiche, economiche e sociali in cui ci troviamo, avremmo potuto fare di più e di meglio? Io le dico di no”. E aggiunge: ”Trovare la quadra, anche a costo di qualche compromesso, è stato un miracolo. Il massimo possibile, per garantire quello di cui c’è bisogno adesso: un sostegno al reddito delle famiglie e ai ricavi delle imprese”.

 

I decreti dell’emergenza

”Io giro per strada, – riferisce il segretario Pd, parlo con la gente, tocco con mano l’esasperazione. Ma qui, alla fine, tra Cura-Italia e Rilancia-Italia il governo ha messo in campo cifre enormi. Alla fine della storia, parliamo di 80 miliardi di manovre totali e di 750 miliardi di risorse, comprese le garanzie statali sui prestiti”.

“E’ vero che ci sono stati troppi ritardi -ammette Zingaretti -, è vero che dobbiamo sciogliere i nodi della burocrazia, è vero che dobbiamo fare in modo che questi soldi arrivino sul serio, fino all’ultimo centesimo, nelle tasche degli italiani. Ma è altrettanto vero – conclude – che la macchina si è messa in moto, sul Paese si sta riversando una massa enorme di liquidità mai esistita prima, molte categorie stanno per ottenere sussidi che non avevano mai ricevuto, e l’opinione pubblica comincia ad avere la percezione dello sforzo immane che stiamo facendo”.

 

”È chiaro che c’è un malessere profondo nella società italiana, le persone stanno male, le imprese pure, e anche se lo Stato le aiuta la paura rimane. Stiamo attraversando un passaggio strettissimo: se nei prossimi sessanta giorni la macchina dei sussidi non gira come deve, allora la rabbia sociale può esplodere. Questo è il pericolo più grande, per il Paese e per tutti noi, perché se la protesta deflagra poi rischiamo di non controllarla più”.

 

Le tensioni nel Governo

Riguardo alle tensioni tra gli alleati di Governo, il segretario dem risponde affermando che: “capisco chi a volte pretenderebbe che alzassimo la voce e mostrassimo i muscoli. Ma finora i risultati ci danno ragione. Quando è nato questo governo i Cinque Stelle lo volevano ad ogni costo, forti del loro 32%. Io non ero convinto, ma ci sono entrato con il mio 16%, per il bene dell’Italia. Loro pensavano di dettare l’agenda, e di svuotare il Pd in pochi mesi. Ora sta succedendo l’esatto contrario. Il Movimento si sta dividendo, senza afflato unitario, né slanci di condivisione, e sta perdendo consensi. Noi, che invece teniamo una posizione seria e coesa, stiamo risalendo la china, e ormai siamo a un passo dalla Lega. Il Pd sta consolidando il suo ruolo: il partito delle istituzioni, il pilastro sul quale si regge il governo, in una delle fasi più difficili della storia repubblicana”.

 

”Non so cosa ci riserva il futuro – osserva Zingaretti – ma so per certo che dobbiamo andare avanti. Per fare cosa? Intanto, gestire con ordine questa drammatica crisi, evitando pericolose derive protestatarie. E poi gettare le basi per la ripartenza, che sarà difficile ma non impossibile, se tutti facciamo la nostra parte”. E conclude: ”Del resto, mi dica lei, qual è l’alternativa? C’è chi vuole buttare giù Conte, ma le sembra possibile, in questo momento e con questo Parlamento? Vede altri leader o altre maggioranze all’orizzonte? Via, siamo onesti. Smettiamola con la fantapolitica e mettiamoci tutti a lavorare, per il bene dell’Italia”.

 

Il colloquio integrale su La Stampa

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