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Boccia: “Ora basta o richiudiamo le regioni”

Le brulicanti movide notturne e diurne, da Sud a Nord potrebbero rallentare lo sblocco del Paese programmato dal governo e il ministro agli Affari regionali Francesco Boccia che lo spiega cosi’ in una intervista a “La Stampa“:

Non siamo sorpresi per quel che è accaduto in questo fine settimana. Ma se è comprensibile e umano, dopo due mesi, uscire di casa, non dobbiamo dimenticare che siamo ancora dentro il Covid 19 e dunque chi alimenta una movida sta tradendo i sacrifici fatti dadi milioni di italiani. A fine settimana il Consiglio dei ministri farà le sue valutazioni in base al numero dei contagi. E per lo ‘sblocco’ della mobilità tra Regioni, faremo le nostre valutazioni: non è detto, ma potrebbe diventare inevitabile prendere tutto il tempo che serve”.

 

Si è fatta sera e dopo una “normale” domenica di lavoro nella sede della Protezione civile, in collegamento col presidente del Consiglio e con gli altri ministri in prima linea, Francesco Boccia si prepara ad una settimana decisiva, quella nella quale diventerà chiaro se la prima riapertura, il 18 maggio, ha prodotto contagi in numero significativo o se invece sarà confermata la discesa in atto da diversi giorni.

 

Da Torino a Mondello, da Milano a Napoli, passando per Perugia e Pisa, si sono viste cose che sarebbe stato meglio non vedere. “In qualche modo era prevedibile che dopo due mesi di Paese chiuso, la gente uscisse e si mettesse, non solo metaforicamente, a correre. Basta guardare in questi giorni i bambini, io penso a mia figlia, che corrono all’impazzata, senza una meta, con una gran voglia di libertà, ad abbracciare la natura e si spera presto anche gli amici. Cosa ben diversa sono gli assembramenti di alcune movide”.Si è già visto che un piccolo funerale o una cena in Germania hanno riacceso focolai: se le movide diventano endemiche, si rischia di rimandare sine die la ‘fase 3′.

 

“Certo. Tra l’altro coloro che trasgrediscono le regole di convivenza, tradiscono i sacrifici che loro stessi hanno fatto. Per non parlare degli operatori sanitari, o degli italiani che non ci sono più. Che senso ha bruciare tutto per una notte da movida? Sinora abbiamo usato il metodo del buon padre di famiglia, un po’ di bastone e un po’ di carota: ha funzionato. Ma attenti ad un eccessivo allarmismo: stiamo parlando di una minoranza…”.

 

Una minoranza che può diventare pericolosa. “Posso assicurare che la stragrande maggioranza degli italiani sono indignati per questo genere di comportamenti. Stiamo ricevendo migliaia e migliaia di messaggi, di video e di segnalazioni. E poi guardiamo i dati sanitari, sono buoni e siamo fiduciosi”. Napoli è stata una delle città più indisciplinate e il sindaco De Magistris ha pensato bene di predisporre un’ordinanza di ulteriore apertura rispetto a quella restrittiva del presidente De Luca.

 

“In questa nuova fase abbiamo dato autonomia e responsabilità ai territori dentro linee guida molto chiare. Nella fase precedente le Regioni potevano ‘stringere’ rispetto alle linee governative, ora abbiamo capovolto quella impostazione e per fare tornare a vivere il Paese, i territori possono chiudere ma anche aprire. Ma ci vuole collaborazione”.

 

“Altrimenti – aggiunge il ministro – si rischia il caos. Il governo continuerà a monitorare e, se dovesse servire, potremmo decidere di intervenire. Perchè noi abbiamo dato a loro la facoltà di organizzare la ripartenza, ma non abbiamo detto: dovete aprire, ma semmai potete aprire”.

 

Il governo ha promesso di mettere in campo migliaia di volontari proprio per gestire meglio la coda della fase due: 60 mila non è un tetto massimo. “Questa di 60mila è una prima stima sulle necessità individuate dai Comuni. Quella degli Assistenti civici è una grande operazione fatta in collaborazione con tutti i sindaci italiani e con il presidente Decaro. Ci sarà tanta gente per strada, percettori del reddito di cittadinanza e volontari di ogni età, migliaia di persone che, nel proprio Comune, saranno capaci di ricordare a chi ha meno memoria, ai ragazzi e non solo a loro, quali siano le regole della nostra convivenza. Saranno per strade, nei parchi, fuori dalle chiese. E svolgeranno anche altri lavori socialmente utili: per esempio potranno portare anche la spesa a casa a chi ne avesse necessità”. “Per 16 ore a settimana – spiega il ministro – svolgeranno un lavoro di volontariato con la pettorina della Protezione civile. Per metà giugno credo che saremo in grado di vederli tutti in azione e ci resteranno per tutta l’estate”, ha concluso Boccia.

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