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Bonaccini: “Ora basta liti nel governo. E i grillini si rendano conto che sbagliano a correre soli”

La premessa, quando gli si chiede se avrà un ruolo negli organismi del partito, è «non parlo di me». Ma Stefano Bonaccini, il Vincitore, un consiglio per Zingaretti ce l’ha: «Ho già segnalato a Nicola l’esigenza che il Pd tenga più in considerazione la classe di giovani dirigenti nei territori, sindaci e amministratori». Ieri, dopo un sms del ministro dell’Economia Gualtieri, con la notizia dello spread calato di 20 punti dopo la sua vittoria, Bonaccini ha più di un motivo per essere soddisfatto. E dispensa un consiglio pure al premier: «Il governo amplifica spesso le differenze tra i partiti, se cominciasse ad amplificare le cose buone fatte sarebbe meglio». Per dire, «è l’unico governo che ha concordato con le Regioni 4 miliardi in più per la Sanità e nessuno lo sa. Basta parlare di liti, serve un segno unitario».

 

Allora, dopo aver vinto, crede che i Dem possano farcela anche senza i Cinquestelle, o meglio che i grillini non ripeteranno l’errore di andare da soli alle prossime regionali?

«Io ho vinto senza un accordo con i 5 Stelle, ma a ritrarsi dal confronto sono stati loro. Ho rispettato la loro scelta autonoma, ma l’ho considerata un errore. Oggi sono l’unico partito escluso dal governo di tutte e venti le Regioni. Inoltre, la forte polarizzazione ha inevitabilmente finito per schiacciare proprio loro, con molti elettori pentastellati che hanno compiuto la scelta che i loro gruppi dirigenti non hanno voluto fare. Ciò detto, il confronto resta aperto: se nell’ultimo anno in Emilia-Romagna abbiamo approvato insieme quasi tutte le scelte più importanti, non vedo ragione per interrompere un confronto sul merito».

 

A parte i tormenti dei grillini, pensa che la sua vittoria stabilizzi il governo?

«Io ho chiesto un voto per il governo dell’Emilia-Romagna, non per il governo nazionale. Poi è evidente che la sconfitta elettorale della Lega e di Salvini, che ha voluto trasformare il voto in un referendum su di sé, può ridare spazio alla maggioranza che sostiene Conte, ma non credo che questo basti: serve un rilancio sia dell’azione politica, sia dell’azione di governo. In Emilia-Romagna abbiamo battuto la destra, ma nel Paese non sono venute meno le ragioni del grande consenso che raccoglie».

 

E cosa andrebbe fatto per smontare nel profondo questo consenso?

«Bisogna aggredire le questioni sociali e territoriali cui la destra d à voce e rappresentanza. Io ho vinto le elezioni, ma questo non mi impedisce di vedere, anche in Emilia-Romagna, dove stanno le sofferenze maggiori. Non a caso domani sarò con gli agricoltori a due manifestazioni sulla cimice asiatica, che ha creato danni enormi, specie nel ferrarese. La Lega non ha fatto nulla quando era al governo ma adesso tocca noi. La prossima settimana sarò invece in Appennino, per i provvedimenti che abbiamo approntato per sostenere le imprese e i Comuni di quel territorio. Ora, sia a Ferrara sia in Appennino la Lega ha avuto un’affermazione nettissima anche domenica scorsa. La cosa peggiore che io potrei fare sarebbe quella di accontentarmi di aver vinto, fingendo di non vedere che li ci sono problemi che aspettano risposte».

 

E invece cosa deve fare il Pd che ha mille problemi anche sui territori?

«Mettersi alla testa di un cambiamento che superi lo stallo attuale che si vive nel Paese. Non solo nelle istituzioni ma anche nella società, sfidando le altre forze politiche ad uscire dai tatticismi di palazzo e a fare altrettanto. Bisogna aprirsi e definire con più nettezza un quadro di proposte che dicano più chiaramente chi sei, a chi ti rivolgi e per quale cambiamento».

 

A proposito di cambiamento, che rapporto avrà con le Sardine? Possibile un loro ingresso in giunta?

«Abbiamo festeggiato la vittoria in piazza a Modena e anche i rappresentanti delle Sardine sono intervenuti dallo stesso palco, per la prima volta. Così come, solo lunedì mattina, ho parlato per la prima volta con Mattia Santori. Non l’avevo fatto in campagna elettorale e non ho intenzione di tirarli adesso per la giacca. Il problema non è mai stato il loro ingresso in giunta: non hanno mai chiesto posti, né io ne ho offerti. Da loro, oltre ad una grande spinta alla partecipazione, è venuta una richiesta di buona politica. E forse noi abbiamo dato la risposta giusta, se la vittoria è arrivata così netta».

 

Il ruolo di Elly Schlein, dopo il boom di consensi?

«Ha fatto una bellissima campagna elettorale e c’è tra noi un ottimo rapporto di collaborazione ormai da tempo. Dopo la sua rinuncia a ricandidarsi al Parlamento Europeo le chiesi di buttarsi in prima persona in questa sfida, anche per aiutarmi a unire tutto il centrosinistra e per aprirlo al civismo. Ho intenzione di valorizzare tutte le competenze ed energie che abbiamo convogliato in questo progetto ed Elly è senz’altro un punto di forza».

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