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Chiamparino: “A Verbania dico: diventare lombardi non conviene”

Presidente Sergio Chiamparino, cosa pensa di questo voto nella provincia di Verbano Cusio Ossola per decidere se lasciare il Piemonte e passare in Lombardia?

 

«Il referendum nasce da un bisogno di autonomia che io rispetto, ma quella prospettata dai promotori del “Sì” è una falsa soluzione. Pensare che andare in Lombardia risolverà automaticamente i problemi dei cittadini della provincia è un’illusione. Un conto sono le promesse di giornata, un altro la realtà. Di Sondrio, che ha uno status speciale di provincia montana, ce n’è una e se ne dovesse arrivare un’altra si metterebbe in coda. E non è affatto detto che le condizioni di cui ora gode Sondrio, a partire dal riconoscimento integrale dei canoni idrici, possano essere replicate identiche per il Verbano Cusio Ossola».

 

Considera quello di domani anche un voto sulla sua amministrazione?

 

«No, non lo considero un referendum politico, tanto è vero che i partiti si sono tenuti fuori. E in ogni caso non mi sento sotto processo, né personalmente né come amministratore. I cittadini sollevano temi che sono consolidati nel tempo e oggettivi, hanno un fondamento storico e geografico. Mi preoccupano piuttosto le conseguenze: è la prima volta nella storia della Repubblica che una Provincia prova a cambiare Regione, con contorni che nessuno è in grado di definire con chiarezza».

 

Qual è la sua ricetta per sanare l’insoddisfazione di questo territorio?

 

«Credo che si debba affrontare con il governo la questione dell’autonomia. La sensazione di distanza che i cittadini del Verbano Cusio Ossola avvertono nei confronti di Torino non potrebbe che peggiorare se la relazione fosse con Milano che con la sua grande area metropolitana ha una forza d’attrazione ancora maggiore».

 

Il comitato del Sì sostiene che la Lombardia diventerà una sorta di Regione a statuto speciale, è vero?

 

«E un’argomentazione da smontare. La Lega cerca di far passare l’idea e su questo gioca anche il referendum che Lombardia e Veneto diventerebbero come il Trentino Alto Adige, ma non è per niente vero. Così come non lo è il fatto che queste due regioni siano al lavoro per ottenere più restituzioni sull’Iva e sull’Irpef. La Lombardia e il Veneto stanno piuttosto trattando con il governo, e lo stiamo facendo anche noi, la richiesta di maggiore autonomia, in termini di competenze e relative risorse, a norma dell’articolo 116 della Costituzione. Siamo allo stesso tavolo di confronto con il governo».

 

Chi vota Sì dice che dal Piemonte non arrivano investimenti, è vero?

 

«In questi anni abbiamo gestito una situazione finanziaria molto complessa, ma gli investimenti si stanno facendo e proseguiranno, abbiamo ricominciato a riconoscere i canoni idrici, sosteniamo il turismo, la sanità, il nuovo ospedale unico».

 

Lei si prepara tra sette mesi a correre per il secondo mandato in Piemonte, la preoccupano queste fibrillazioni nelle province?

 

«Credo che meritino attenzione. Anche per questo ho proposto al Consiglio regionale di modificare la legge elettorale garantendo che ci sia un eletto per ogni provincia e che il premio di maggioranza si costruisca recuperando i migliori esclusi dei vari collegi. Per approvare le modifiche ci vuole un giorno, ma serve la volontà di tutti i partiti. Ho già lanciato parecchie sollecitazioni, ma non posso cambiare la legge da solo».

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