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Bonaccini: “L’Emilia-Romagna non minaccia l’unità del Paese”

Presidente Bonaccini, lei è diventato il bersaglio di un pezzo del Pd. Faraone ha chiesto di prendere posizione contro l’autonomia. De Luca pensa addirittura alla Consulta. Sbagliano loro o sbaglia lei a fidarsi del governo?

 
«Temo che pochi abbiano letto il testo della proposta dell’Emilia-Romagna. Non contiene alcuna minaccia, né per l’unità del Paese, né per la solidarietà tra territori. Il nostro progetto attua la Costituzione. Difendo la peculiarità del nostro impianto, che punta a semplificare i procedimenti amministrativi, aumentando la capacità di programmare su fronti come l’edilizia scolastica e sanitaria, o la tutela del territorio».
 

Avevate lavorato con Gentiloni e nessuno alzò le barricate. Ora siete sotto attacco. Anche della Cgil.

 
«Non mi interessa la polemica, ma invito a non agitare spettri che non hanno riscontro. Il nostro progetto resta fedele alla pre-intesa che firmammo con Gentiloni. La Cgil dell’Emilia-Romagna, al pari di sindacati, associazioni di impresa, terzo settore e università, ha costruito con noi il progetto e lo sostiene. Sono pronto a confrontarmi con la segreteria nazionale della Cgil sui contenuti, fiducioso che saranno apprezzati».
 

Al Pd manca una posizione unitaria.

 
«Mi pare che una posizione condivisa non l’abbia nemmeno la maggioranza di governo. Alcuni ministri non si sono nemmeno presentati al confronto».
 

Non teme che la proposta dell’Emilia-Romagna favorisca comunque la Lega e un disegno che lascia indietro il Sud?

 
«Assolutamente no. Più programmazione e risorse certe farebbero bene a tutte le Regioni. Chiediamo che contestualmente si definiscano anche fabbisogni standard e livelli essenziali di prestazioni: a garanzia di tutti i cittadini e come sfida per tutte le amministrazioni a far meglio».
 

Avete trovato resistenze nei ministeri M5S. Firmerete l’intesa anche se uscirà annacquata?

 
«Non commento ipotesi. Le resistenze, tra l’altro, sono trasversali a molti ministeri. Coinvolgeremo ancora le forze sociali e politiche, oltre a Comuni e Province, prima di decidere».

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