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Legnini: “Meno social e più popolo per ritornare a vincere”

Giovanni Legnini, il centrosinistra – come ha mostrato il voto a Cagliari – dunque esiste?

 
«Certo che esiste. E noi in Abruzzo siamo andati oltre il centrosinistra. Con sette liste civiche, più quella del Pd. Abbiamo promosso un progetto politico che mette insieme progressisti e liberali, società civile e persone provenienti anche dal centrodestra. La cornice dei principi e dei valori di questo campo ampio sono quelli della Costituzione e delle carte fondative dell’Unione europea».
 

E necessario allargare le alleanze per battere il populismo, serve un fronte unico?

 
«Non è solo una questione di formula politica, abbiamo cambiato il metodo. Siamo tornati con chi lavora, produce, studia, con chi un lavoro lo cerca, con chi sta male. È questo il posto di chi si occupa della cosa pubblica, di chi fa politica, non la televisione o i social».
 

Un centrosinistra allargato, al tempo del salvinismo e del grillismo, può quindi combattere alla pari in tutta Italia?

 
«Non parlerei di centrosinistra allargato perché richiama una tendenza alla cooptazione. Invece bisogna far sì che la nuova proposta politica si caratterizzi per la partecipazione e la parità fondativa e costitutiva di un’alleanza di tipo diverso dal passato. Da noi in Abruzzo questo progetto è riuscito perché ho dato garanzia di indipendenza, di coesione sul programma e collegialità. Cioè nessuna egemonia del Pd».
 

Questo modello in cui i dem non sono più l’alfa e l’omega dovrebbe valere in tutto il territorio nazionale e alle elezioni europee così come, quando sarà, alle prossime politiche?

 
«Vediamo se funziona in Abruzzo. Io credo di sì. Abbiamo registrato una grande adesione di gruppi civici, di giovani, di donne, di persone che non si erano mai candidate, di amministratori locali. Abbiamo ottenuto un primo risultato, tornare fra le persone, molti ne sottolineano l’importanza, io ho scelto di farlo concretamente».
 

Questo, e il discorso non si limita all’Abruzzo ma riguarda anche Cagliari, il Piemonte e altre regioni dove si voterà, non è un modo per nascondere la crisi del Pd?

 
«Non lo è. È viceversa un modo per contrastare l’estremismo, il sovranismo, la semplificazione demagogica. Dare pari dignità al civismo, alla società civile consente di promuovere partecipazione e buona politica. Chi vuole impegnarsi non vuole essere cooptato, vuole invece essere co-protagonista».
 

Però Salvini riempie le piazze e le sale ovunque e molto in questi giorni anche in Abruzzo.

 
«Anche noi in questa regione le riempiamo».
 

Teme più il centrodestra o i grillini?

 
«Temo soprattutto l’astensionismo. Si vota in pieno inverno e qui fa freddo e nevica spesso. E vorrei provare a contrastare le infatuazioni leaderistiche e populistiche. Registro che le elezioni abruzzesi sono diventate l’occupazione prevalente dei due vicepremier. A me fa piacere che s’interessino dell’Abruzzo, lo stanno facendo però solo adesso ed evitano di prendere impegni concreti per risolvere i drammatici problemi che abbiamo. Fanno molta propaganda e poco esercizio della funzione di governo. Il male è proprio questo: non i fatti e i risultati di governo ma la semplificazione comunicativa che costituisce la cifra del rapporto con i cittadini».
 

Che cosa pensa delle primarie del Pd?

 
«Ho garantito una posizione di indipendenza, in linea con il mio impegno istituzionale di questi anni. Non mi occupo del congresso ma auguro ai candidati, che stimo e sono miei amici, di restituire forza e slancio al Pd».
 

I giallo-verdi in Italia sono battibili?

 
«Certamente, sì. Riaprendo porte e finestre alla partecipazione della società civile e munendosi di un ambizioso e concreto progetto di governo. Non ideologico ma pragmatico, rivolto al futuro e ancorato ai principi della storia democratica italiana».
 

Il centrosinistra è troppo elitario?

 
«Deve tornare ad avere la capacità di cogliere i bisogni e le aspirazioni popolari. Occorrono lavoro, mobilità, servizi, sostegno a chi ha bisogno, politiche di crescita sostenibile e contrasto alle diseguaglianze. In Abruzzo è questo a cui puntiamo. E mi auguro che con l’insieme dei candidati, moderati e progressisti, si possa contribuire ad arginare la deriva pericolosa che è in atto nel Paese».

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