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Morassut: “Per Roma una grande coalizione civica con una linea politica e un candidato forti”

“Il prossimo sindaco di Roma deve sapere che gli spetta una missione durissima, da interpretare quasi come un apostolato non certo come una ribalta. Se non ci si decide ad aprire al massimo livello la questione romana sarà difficile disincagliare la Capitale dalla condizione nella quale l’ha precipitata la destra, questa ultima giunta e più in generale, la piega che con la globalizzazione ha preso questa metropoli senza governo pubblico da dieci anni”. Così Roberto Morassut, sottosegretario all’Ambiente e ex assessore delle giunte guidate da Walter Veltroni, intervistato dal quotidiano Il Tempo.

 

Crede che Virginia Raggi possa vincere di nuovo?

“Penso che non sarà lei a guidare il Campidoglio dopo il 2021. Il giudizio dei romani è negativo. In ogni caso trovo anche eccessivo questo dibattito sulla Raggi, bisognerebbe parlare di quello che c`è da fare”. “Se c’è qualche machiavellico – aggiunge – che pensa di fare un’intesa al ballottaggio con la Raggi, secondo me non ha capito il sentimento dei romani che rifiuta questa amministrazione”.

 

Sulle primarie per scegliere il candidato sindaco del Pd chiarisce: “L’idea che le primarie risolvano tutto è sbagliata. Alla fine devi avere sempre delle idee che siano la base comune prima ancora delle persone”.

 

E lei non sarà della partita?

“Le mie idee le ho dette e le ho messe per iscritto da tempo. Il Pd dovrebbe andare senza simbolo ma con una grande coalizione civica, aperta. Per darle una spina dorsale però serve una linea politica forte costruita in un percorso collettivo e una figura affidabile, intelligente e aperta ma con forte esperienza politica”.

 

Oltre alle idee vede qualche sindaco in pectore?

“Personalità con queste caratteristiche ce ne sarebbero diverse ma solo un progetto forte e credibile potrebbe convincerle. Ecco perché parlare di programmi è decisivo anche per i candidati. Per dare a chiunque sicurezza e non farlo sentire solo”.

 

Si presenterà ad eventuali primarie?

“No. Ho già dato nel 2016 quando mi candidai in competizione con il candidato di Matteo Renzi, allora imperatore unico nel Pd, segretario e capo del governo. Un candidato che, pur rispettandolo, era però oggettivamente calato dall’altissimo, non dall’alto, sostenuto da tutte le correnti e le massime personalità del gruppo dirigente e del governo”.

 

Fonte: Il Tempo

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