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Ricci: “Minacciato di morte, ora sono sotto scorta”

Sindaco Ricci, ancora minacce di morte per quella sala negata?
 
«Centinaia, che ho cancellato e bloccato».
 
Si sente in pericolo?
 
«Non ho mezzi per valutare. Il questore mi ha fatto affiancare da ieri sera due persone della Digos».
 
Cioè è sotto scorta?
 
«Sì, ma vorrei davvero farne a meno. Chiederò domani al questore di soprassedere, se è possibile».
 
Dire a no a CasaPound è una cosa, negare uno spazio ad una persona invalida che presenta un libro è un’altra. Era così necessario quel no?
 
«Il ragazzo che ha scritto il libro non c’entra nulla. È uno strumento inconsapevole o meno ma strumento di quelle brave persone che qualche giorno fa volevano rievocare la marcia su Roma. Anzi quel ragazzo in carrozzina dimostra la vigliaccheria di chi lo manda avanti».
 
Cosa vuol dire?
 
«Hanno bisogno di un diversivo come un libro scritto da un ragazzo sfortunato per affermare la loro presenza. Pensateci un attimo: perché chiedere una sala del Comune e non prenotare subito una sala privata di un hotel come poi hanno fatto?».
 
Ok, pensiamoci
 
«Perché se avessero avuto il via libera, avrebbero detto che anche il sindaco Pd di Pesaro aveva concesso loro una sala comunale e dunque avrebbero rivendicato il massimo del riconoscimento, in caso di diniego ecco il vittimismo seguito però dagli insulti e le minacce da tutta Italia nei miei confronti, visto che la loro vera natura non riescono a trattenerla».
 
Ma allora un ragazzo con idee di destra non potrà mai presentare un libro in una sala pubblica di Pesaro?
 
«Non ho mai detto questo. Se quel giovane avesse chiesto ai nostri uffici attraverso la sua casa editrice o lui stesso di voler presentare un libro, non ci sarebbe stato alcun problema. Invece è successo tutt’altro che ha poco a che fare con un libro. Un’associazione culturale chiede lo spazio pubblico, una funzionaria esamina ma poi si accorge che tra la richiesta e gli effettivi fruitori c’è una bella differenza. E blocca tutto. Io l’ho saputo tra l’altro a cose fatte, visto che tra i miei compiti non rientra quello di concedere sale pubbliche».
 
Ma poi ha gridato allo scandalo o no?
 
«No, per me era finita lì e non l’avrei certo scritto o detto. Invece CasaPound che segue una strategia comunicativa precisa ha fatto scattare la sceneggiata, la sala negata alla persona invalida, il sindaco che discrimina, il Pd cattivo, la città che ha paura di un libro. Una pantomima rivoltante che non va ignorata perché rappresenta una minaccia seria per tutti».
 
Cioè tornano i fascisti?
 
«Torna una ideologia neofascista e neonazista che si nasconde dietro a statuti regolari per partecipare alla contesa democratica. Si nascondono. Il compito di un sindaco è di difendere i valori della Repubblica, di non dimenticare il sacrificio della Resistenza e dei caduti, compresi i pesaresi».
 
In altre parole, CasaPound s’ammanta di sociale per inocularsi nella società civile?
 
«È quello che penso, ed è quello che avviene. Io non farò mai finta di non vedere. Sono troppi i segnali di una presenza violenta che discrimina il diverso, soffia sulla rabbia, e alimenta l’odio. E qui non c’entra niente la sinistra o il partito. Niente. Qui si tratta dei valori della Costituzione italiana».
 
Ma il libro ‘II vento sulle braccia’ di Claudio Palmulli, lo leggerà o prima ancora lo acquisterà?
 
«Non ho nessuna preclusione e se capiterà lo acquisterò, perché lo scrittore non c’entra nulla con questa colata di odio e di insulti. Noi non siamo quelli che bruciano i libri, la pratica è un’esclusiva di chi si è servito della condizione di Claudio Palmulli».

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