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Amendola: “Basta austerity, la Ue conceda flessibilità”

“Ritrovarela via della crescita economica, lottare contro la disoccupazione e aprire il capitolo decisivo del Green new deal. Su questi presupposti torniamo da protagonisti in Europa e puntiamo a ottenere margini di flessibilità per gli investimenti”, spiega senza esitazioni Enzo Amendola, ministro degli Affari europei. Napoletano, 45 anni, una lunga carriera nella sinistra italiana, Amendola avvisa con nettezza come il cambio di passo nelle politiche Ue sia il vero cemento dell’alleanza di governo tra Pd e 5 Stelle. Un clima non più divisivo, di cui si annusa l’aria: “Niente risse e tante proposte”.

 

Ministro, in poche settimane è cambiato il tono del dialogo dell’Italia con l’Europa. Quali le priorità della nostra azione?

“In primo piano diversi negoziati: il quadro finanziario pluriennale, ovvero il budget dell’Ue per i prossimi sette anni, l’entrata in campo della nuova Commissione e l’Agenda strategica per i prossimi cinque anni, la riforma di importanti capitoli della politica europea, come le migrazioni”.

Quali vantaggi può trarre l’Italia dal ritrovato clima di collaborazione con Bruxelles? Sarà possibile ottenere margini di flessibilità almeno per gli investimenti nella prossima manovra?

“Sarà compito principale del presidente del consiglio e del ministro dell’Economia verificare i margini di flessibilità dentro il Patto di stabilità per avere una manovra economica che anzitutto scongiuri l’aumento dell’Iva, riduca le tasse sul lavoro e sostenga la svolta ambientale. Puntiamo comunque a ottenere margini di flessibilità per gli investimenti. Dentro questo orizzonte si inseriscono la nuova programmazione europea e il riesame che la Commissione avvierà sui criteri del Patto di stabilità e su tutte le misure che servono ad armonizzare le politiche europee per sanare ritardi di crescita, disoccupazione e lotta all’esclusione sociale”.

In che modo l’Italia può agire per far cambiare verso a quell’approccio rigorista e pro austerity, finora assunto dall’Unione?

“Questo è uno dei temi fondamentali dell’intesa tra 5 Stelle e Pd. Chiedere all’Europa di tornare a correre perché le sfide della competizione globale e degli squilibri tra continenti ci danno il quadro di quanto sia necessario per noi europei abbandonare l’austerity. C’è una nuova consapevolezza di molti Paesi europei a cambiare. C’è bisogno di essere solidali perché una crescita più rafforzata aiuta l’intera alleanza. Il problema non è tra Roma e Bruxelles, ma tra Bruxelles come capitale dell’Unione e il resto del mondo. Lì dobbiamo collocare la sfida per i nostri interessi nazionali e per i nostri interessi europei”.

Come possiamo realizzare una politica di investimenti paneuropea?Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, auspica un piano da 1000 miliardi, da finanziare con gli Eurobond.

“Quella degli Eurobond è una proposta antica dell’Italia, a più riprese suggerita da vari governi, ma che purtroppo non incontra ancora una sufficiente maggioranza europea. Su infrastrutture ed economia verde, però, dobbiamo attivare nuovi meccanismi e risorse nuove dell’Unione europea nel quadro finanziario pluriennale. È possibile farlo, come testimonia anche il ‘piano verde’ del governo tedesco”.

L’Italia è indietro nell’utilizzo dei fondi europei.

“Ci occuperemo nel prossimo bilancio pluriennale, di cambiare i criteri sui fondi di coesione, dove ci sono indici di calcolo che spesso svantaggiano il nostro Paese”.

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