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Amendola: nessuno è prescindibile nella lotta all’Is, compresa la Russia

“La priorità della comunità internazionale in questo momento storico è fermare il progetto totalitario e sanguinario dello Stato islamico. Il teatro di questo scenario è tra la Siria e l’Iraq, dove l’avanzata dell’Is è stata favorita dalle dure contrapposizioni tra le diverse fazioni in lotta nella guerra “per procura” siriana. Per raggiungere questoobiettivo nessuno è prescindibile, Russia inclusa”. Così, dalle pagine de Il Foglio, il responsabile Esteri del Pd, Enzo Amendola.

 

“La coalizione che si è formata dall’agosto del 2014” – sottolinea Amendola- ha “in sédelle contraddizioni: da quelle legate ai differenti disegni geopolitici dei vari attori regionali, sino ai diversi interessi nazionali”. Allo stesso tempo, sconta la “mancanza di coordinamento tra i vari componenti e il nuovo ruolo interventista della Russia in uno scacchiere geopolitico caratterizzato da instabilità”.

 

Per il responsabile Esteri Pd, “oggi è fondamentale” “avere un’unica agenda per tutte le forze che combattono lo Stato islamico tra Raqqa e Mosul, dotandosi di una visionee di una strategia comuni per porre fine alla guerra civile siriana”. Se “finora lo sforzo maggiore per fermare l’avanzata dello Stato islamico se lo sono assunto per primi i peshmerga a Erbil, i curdi dell’Ypg in Rojava e le forze irachene addestrate da istruttori militari esterni, inclusi gli italiani”, e “ci sono paesi membri della coalizioneche si sono assunti responsabilità operative” è “evidente che la tenuta delle forze in campo deve essere sostenuta daun cambio di passo politico-diplomatico della coalizione e da una responsabilità politica condivisa nell`uso della forza”.

 

“In definitiva – conclude Amendola – ci sono delle nuove scelte nel gioco delle potenze regionali e sovraregionali che aprono scenari inediti, nei quali l’Italia deve spingere per un salto di qualità nel livello strategico e politico della coalizione anti Daesh. Un’alleanza, ricordiamo, che è formata da sessantaquattro membri, pochi dei quali sinora si sono assunti responsabilità di coordinamento e azione”.

 

Un “salto di qualità”,che”può produrre benefici non solo per quanto riguarda la indifferibile distruzione del Califfato e per liberare i popoli della regione, ma anche per avviare la transizione siriana”.

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