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Diario di bordo dall’America latina: terza tappa, Colombia

“Che Paese fantastico è la Colombia. Piena di colori, entusiasmo, vita. E sono rimasto molto colpito dal fatto che, innanzitutto, mi hanno accolto studenti e dirigenti di due scuole italiane (Leonardo da Vinci e Alessandro Volta): davvero si capisce da certi particolari che l’educazione è tutto e che il nostro futuro sta nella scelta di valorizzare il capitale umano.

 

La nostra presenza culturale qui è sempre stata molto forte: sono stato il secondo fiorentino a mettere piedi nel Congresso colombiano, ma solo perché il primo fu … l’architetto che lo costruì, Cantini. Invece la presenza economica e commerciale ha margini di miglioramento pazzeschi. Possiamo e dobbiamo fare di più e credo che la missione guidata dal viceministro Carlo Calenda produrrà ottimi risultati. Intanto Enel ha concluso i lavori di una enorme diga, a Quimbo, con la quale fornirà il 5% dell’elettricità dell’intero paese, confermandosi un’eccellenza mondiale nell’idroelettrico e nelle rinnovabili.

 

Ma la cosa che più mi ha colpito è stata ascoltare il racconto di italiani che hanno scelto la Colombia mezzo secolo fa. Per esempio il signor Sebastiano, che ha lasciato la Puglia alla fine della riforma agraria e ha raggiunto Bogotà. Per anni ha sofferto, facendo il campesino e cercando di tirare avanti. Ma non si è mai arreso e nel 1980 la svolta, con una piccola azienda che è cresciuta sempre di più. Adesso ha 35 società e oltre settemila dipendenti, risultato che non avrebbe mai creduto possibile da giovane perito agrario di Andria. Una terra che ti permette di inseguire i sogni e magari realizzarli è una terra che merita un grande rispetto. E ascoltando Sebastiano – come altri – ho pensato alla capacità di accogliere persone diverse, lontane, differenti. Noi viviamo spesso sottomessi alla paura, alla demagogia. Penso a quando i migranti erano i nostri nonni, ai loro incubi, alle loro difficoltà. E alla gratitudine verso chi li accoglieva. Naturalmente la Colombia vive una stagione di grande intensità politica. Io stimo molto il presidente Santos, uomo coraggioso: siamo due fan della terza via clintoniana. Ma come dice Juan Manuel lui e io siamo sostenitori della “Terza via con allegria”.

 

La Colombia di Santos ha scelto la pace e non è facile perché è come scrive il grande Garcia Marquez in Cent’anni di solitudine: “È più facile cominciare una guerra che finirla”. Santos sta provando a mettere la parola alla guerra interna, con le Farc. Lo considero un gesto di grande intelligenza e coraggio in un paese in cui praticamente non esiste una famiglia che non abbia una vittima, un sequestrato, una ferita personale da questo conflitto pluridecennale. Mi diceva il presidente: sai, Matteo, non è facile tracciare il confine tra pace e giustizia. Ma quando finisci una guerra questa è la cosa più importante: tracciare un confine tra pace e giustizia. Ho garantito l’impegno dell’Italia nel post conflitto, a cominciare dallo sminamento (la Colombia è il secondo paese al mondo per mine disseminate e l’Italia è leader mondiale nello sminamento, altro record tricolore che non tutti conoscono).

 

Questa parte del mondo sta scrivendo una pagina di storia.

Lo dimostra l’accordo con le Farc in Colombia. E lo dimostra Cuba dove concluderò la missione. È come se in queste zone del mondo la storia facesse gli straordinari. E la politica riprendesse la dignità in un mondo che altrimenti sembra dominato solo dai numeri, le statistiche, l’economia. La politica può cambiare le cose come sta accadendo in Colombia. E come accade a Cuba da dove scriverò domani l’ultima pagina di questo diario di viaggio”. Così Matteo Renzi su Facebook

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