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Fassino: “M5s e Lega, alt a furbizie: la crisi siriana impone la svolta”

«Il blitz in Siria è stata la reazione inevitabile all’uso di armi chimiche da parte di Assad. L’Italia è solidale con gli alleati, ma sostiene la soluzione diplomatica e politica». Piero Fassino, responsabile Esteri del Pd, è sulla linea di Palazzo Chigi. E avvisa: «Il contesto internazionale chiede che si acceleri sul governo. Se centrodestra e M5S non sono in grado, si facciano da parte e si apra uno scenario nuovo».

L’attacco era nell’aria da giorni. Trump, May e Macron hanno fatto bene o male a intervenire?
«L’intervento militare di venerdì notte è stata la reazione inevitabile nei confronti di chi ha usato gas tossici contro donne, bambini, vecchi, famiglie inermi. Non può essere concesso a nessuno l’uso di armi chimiche, vietate dalle convenzioni internazionali. Chi lo fa deve sapere che verrà sanzionato. La responsabilità di ciò che è accaduto stanotte ricade in primo luogo su chi ha usato i gas».

C’è una guerra in corso?
«Come hanno chiarito Francia, Gran Bretagna e Usa si è trattato di un intervento circoscritto e di tipo sanzionatorio. Adesso bisogna cogliere questo passaggio difficile per rilanciare il negoziato e la ricerca di una soluzione politica. Da 7 anni la Siria è travolta dalla guerra, con una scia di sangue, dolore, distruzioni. Non saranno le armi a darle pace. Bisogna rilanciare l’iniziativa di Staffan De Mistura, l’inviato Onu per la Siria».

Può bastare, in una situazione così in bilico, la mediazione dell’ Onu?
«L’Ue e l’ Onu agiscono di concerto e hanno promosso una conferenza internazionale il 24-25 aprile a Bruxelles: deve essere l’occasione per una svolta. Serve un sussulto di responsabilità di tutti, compresi Usa e Russia, per rilanciare le trattative. Basta con un conflitto interminabile in un’area che registra infinite crisi: quella israelo-palestinese, la questione curda, 1’instabilità libanese, l’Isis e il radicalismo della jihad, lo scontro tra sciti e sanniti che si intreccia con la competizione tra Iran e Arabia Saudita. E poco lontano c’è la Libia».

Russia e Iran hanno già minacciato reazioni al raid occidentale. Quanto è concreto il rischio di un’escalation militare?
«Bisogna evitarla a tutti i costi. Un’ escalation non solo non risolverebbe la crisi, ma la acuirebbe. C’è una grande responsabilità degli Stati nazionali: tutti chiedono all’Onu di intervenire, ma poi non la dotano di poteri e strumenti. Proprio i continui veti hanno paralizzato il Consiglio di Sicurezza, che così non può svolgere una mediazione efficace. La “gelosia delle nazioni” – gelose della loro sovranità, potenza, influenza – è uno dei principali fattori di instabilità per il mondo intero: non si può governare un mondo globale senza sedi di decisione globali. È un tema sullo sfondo, ma cruciale».

Il ruolo dell’Italia, per adesso, è defilato. Il premier Gentiloni potrebbe avere qualche riserva sull’intervento?
«L’Italia ha scelto un profilo preciso: sostenere in ogni modo gli sforzi di Ue e Onu per arrivare a una soluzione politica. Siamo solidali con gli alleati, ma non abbiamo ritenuto di assumere una partecipazione militare attiva».

È una linea che potrebbe cambiare nei prossimi giorni?
«Non credo che cambierà. Comprendiamo le ragioni che hanno spinto Londra, Parigi e Washington, ad agire ma lo sforzo massimo deve concentrarsi nell’azione diplomatica e politica. E l’Italia intende sostenerla in tutti i modi e sedi».

Dato che né organizzazioni internazionali né parlamenti nazionali sono stati coinvolti, è sufficiente la scelta dei governi a legittimare l’intervento?
«È un’obiezione giusta che si pone ogni volta di fronte a un’azione militare. Però questo è il risultato della perdurante paralisi dell’ Onu. Se le Nazioni Unite non sono messe nelle condizioni di decidere, qualcun altro lo farà. Peraltro, difficilmente un blitz può avere efficacia se è preceduto da settimane di dibattito parlamentare».

La drammatizzazione della crisi siriana avrà influenza sulla formazione del governo in Italia? Lo stesso presidente Mattarella, ancora prima del blitz, ne ha chiesto uno in grado di agire nella pienezza dei poteri.
«Un contesto internazionale così problematico dovrebbe spingere ad accelerare la formazione dell’esecutivo. Oggi c’è uno stallo causato dai veti reciproci tra centrodestra e Cinquestelle. Bisognerebbe essere consapevoli che ci sono questioni ben più importanti che richiedono senso di responsabilità e realismo».

Le reazioni di Berlusconi e Salvini sul blitz sono state opposte. Questo non rappresenterebbe un problema se governassero?
«Lo abbiamo detto molte volte: la coalizione di centrodestra non esprime orientamenti, né sentimenti comuni. Salvini, non da oggi, ha posizioni filo-putiniane, mentre Berlusconi la pensa diversamente. È emersa la fragilità del loro rapporto politico. Se andassero al governo renderebbero più debole e meno credibile la voce dell’Italia in ambito internazionale».

Se l’asse giallo-verde non reggesse, il Pd sarebbe disponibile ad appoggiare un governo di tutti?
«Il tempo delle furbizie e delle mosse tattiche è scaduto. Se sono in grado di fare un governo, lo facciano. Se non sono in grado, ne prendano atto e si apra uno scenario nuovo».

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