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Juncker: “Non volete la Ue?Andate a visitarei cimiteri militari”

Signor presidente, una voltaha detto che l`Europa è l`amoredella sua vita. Per i grandi amoria volte ci si dispera, o no?
«L’ho detto durante la campagna per le elezioni europee del 2014, che mi ha portato in viaggio per tutti i paesieuropei, facendomi reinnamorare di questo Continente. Non esistonocontinenti come il nostro in cuinell`arco di 150 chilometri siattraversano tre paesaggi diversi. InEuropa convivono in uno spazio ristretto gli individui più dissimili,con lingue e dialetti differenti!».

 

Ma non la fa disperare?
«Non c`è motivo di disperarsi perl`Europa. Di dubitarne però sì. Iosono certo che l`Ue abbia un futuro.Basta far visita a un cimiteromilitare per rendersi conto di qual èl`alternativa all`unificazioneeuropea. Quello che mi fa rabbia èche i processi decisionali nell`Ue avolte si protraggono troppo. E mipreoccupa un`altra cosa: in passatoho sempre avuto la sensazione cheil continente vivesse un inesorabileprocesso di integrazione. Negliultimi dieci anni invece ho sempre più l`impressione che in Europa lepersone si allontanino. Dobbiamofare attenzione che questi fossatinon diventino troppo profondi».

 

Il suo mandato si avvia altermine. È già nello spirito ditrarne un bilancio?
«Sarebbe un po` prematuro.Ma posso anticipare c on certezzauna cosa: se l’11 novembre 2019 iolascerò il mio incarico, l`Europa nonandrà in pezzi».

 

A maggio si terranno leelezioni europee. La campagnaelettorale sarà dominata daltema del giusto approccio allemigrazioni?
«Sarebbe un peccato. Il tema dellemigrazioni sarà anche importante,ma non è il maggiore dei nostriproblemi. Non riusciamo a vederele cose nella giusta proporzione.Però va anche riconosciuto chel`integrazione dei profughi pone molte amministrazioni locali difronte a grandi sfide. Metterei inguardia dal considerare stupidochi si preoccupa di questo».

 

Ma come va gestita questacontraddizione: prendere sulserio le preoccupazioni e alcontempo evitare di esagerare?
«I politici responsabili devono avereil coraggio di affrontare questaproblematica polarizzante e lapazienza di spiegare alle personeche l`accoglienza dei profughi noncostituisce un problemairrisolvibile. Se in Europariuscissimo a collaborare in maniera più ordinata, la portatadelle sfide si ridurrebbe ancora. Lodimostra il tanto contestatoaccordo con la Turchia, che hacontribuito a una sostanziale riduzione del numero dei profughi.Ha avuto un costo economico, masono soldi ben spesi».

 

Qual è il suo consiglio aicandidati alle elezioni europee,come si argina il populismo?
«Reputo un grave errore che nelletradizionali alleanze tra partiticresca il numero di quelli chescimmiottano indisturbati ipopulisti. Chi rincorre i populisti viene visto solo di schiena. Nonpossiamo dar ragione ai populisti,dobbiamo affrontarli mettendo inchiaro che alzano solo la voce manon hanno nessuna soluzioneconcreta da offrire ai problemi delnostro tempo».

 

Lei perdona le inadempienzedi Viktor Orbén, che fa parte delsuo gruppo parlamentare, anchese l`Ungheria chiaramente traebenefici dall`Europa. Perché?
«Discuto costantemente con lui. Hochiesto al PPE di escludere il suopartito Fidesz. Penso che i valoricristiano democratici su cui sifonda il PPE non siano conciliabilicon la politica di Fidesz. La miarichiesta è stata bocciata».

 

I populisti vivono di criticheall`Europa. Come ribatte?
«Dicendo la verità».

 
E cioè?
«Abbiamo ottenuto dei successi edobbiamo vantarli. L`ultimaCommissione Ue ha intrapresoannualmente 100 nuove iniziativelegislative, noi invece solo 20 – 25, perché è mio desiderio concentrarel`Europa all`essenziale. Abbiamorevocato più di 130 proposte esnellito 160 leggi. Solo in quest`annosono stati conclusi tre accordi dilibero scambio. L`economiaeuropea cresce costantemente dadue anni, dall`inizio del miomandato sono stati creati 12 milionidi nuovi posti di lavoro e i deficit dibilancio si sono nettamente ridotti.Il cosiddetto Piano Juncker ha generato investimenti per 371miliardi di euro. È stato uno sforzocomune di tutti gli europei di cuil`Europa può andar fiera».

 

In Europa meridionale peròmolti sostengono che l`Uedovrebbe avere carattere piùsociale. L`assicurazione europeacontro la disoccupazione èun`iniziativa valida?
«Sono molto favorevole a unaassicurazione europea contro ladisoccupazione ma penso che nondebba essere un lasciapassare perpaesi che non procedono alle riforme e per questo si trovano indifficoltà Nella bozza per laprogrammazione finanziaria dimedio termine la Commissione haprevisto due strumenti: 25 miliardidi euro destinati a finanziareprogrammi di sostegno strutturale e 30 miliardi di euro mirati a unmeccanismo di ammortizzazionedegli shock esterni asimmetrici (glieventi esterni che colpisconoun`economia più di un`altra, ndr),che può includere ancheriassicurazioni (ovvero strumenti di copertura in caso di mancatoindennizzo legato a eventistraordinari, ndr) per le assicurazioni previdenzialinazionali. Questo strumentopotrebbe contribuire ad attutire lecrisi economiche improvviseprovocate da evenienze esterne inun Paese, fornendo così garanzieperi sistemi nazionali di sicurezzasociale. Non dobbiamo permettereche un paese Ue sia costretto aridurre il sussidio didisoccupazione a causadell`aumento dei disoccupatidovuto a una crisi di cui non èresponsabile. È importante che insituazioni di crisi non si risparmierroneamente a scapito degli investimenti, dell`istruzione e delsussidio di disoccupazione».

 

Vede la possibilità di unsecondo referendum in GranBretagna?
«Devono deciderlo i britannici».

 

Come dovrebbero essere irapporti futuri tra Gran Bretagnae Ue dopo l`eventuale uscita,soprattutto riguardo all`Irlanda
del Nord?
«Non siamo noi ad abbandonare laGran Bretagna, ma è la GranBretagna che abbandona l`Ue. Chedebba essere l`Ue a trovaresoluzione ai futuri problemi britannici, come pensa una partedell`opinione pubblica di quelPaese, è una bella pretesa. Il mioappello è: datevi da fare. E fatecisapere che cosa volete. Le nostre proposte sono sul tavolo da mesi».

 

La Romania in gennaio assumerà la presidenza del Consiglio europeo e quindianche la responsabilità dei negoziati con Londra. E’ preoccupato?
«La Romania è ben preparata sotto il profilo tecnico al semestre di presidenza del Consiglio europeo anche grazie alla collaborazione attiva della Commissione. Credo però che il governo di Bucarest non abbia ancora compreso appieno cosa significhi assumere la presidenza dei paesi dell`Ue. Per un negoziato oculato è necessaria anche la disponibilità ad ascoltare gli altri e la volontà di mettere da parte i propri interessi. Su questo ho qualche dubbio. La situazione della
Romania è tale che il Paese non può presentarsi in Europa come un insieme compatto. E necessario un fronte unito in patria per stimolare anche l`unità in Europa durante il semestre di presidenza».

 

Che cosa farà al termine del suo mandato in autunno?
«Sono diventato ministro a 27 anni. Da allora ho sempre ricoperto un incarico politico, sempre a scapito della mia vita privata. Ho intenzione di dedicarvi più tempo».

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