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Pinotti: pronti ad andare a Raqqa se cambiano le condizioni politiche

L’Italia aiuterĆ  la stabilizzazione di Mosul, addestrando le milizie che hanno liberato la cittĆ  per inquadrarle in forze regolari, ed ĆØ pronta a fare lo stesso a Raqqa, quando la capitale del Califfato cadrĆ , se in Siria si creeranno le condizioni politiche. A dirlo ĆØ il ministro della Difesa Roberta Pinotti, in questa intervista fatta dopo l’incontro di ieri al Pentagono con il collega americano Mattis.

 

Come aiuterete la stabilizzazione di Mosul?

Ā«Quando la zona est della cittĆ  era stata liberata, avevo incontrato il premier Al Abadi. Mi aveva detto che una volta ripresa Mosul, era fondamentale garantire che non ci fossero comportamenti lesivi dei diritti delle varie etnie e religioni presenti. Era importante formare la polizia locale, perchĆ© l’esercito riconquista le cittĆ , ma la polizia dĆ  la sensazione della stabilitĆ . Mattis ha ricordato che siamo il secondo contributore in Iraq. In questo ambito, senza modificare i numeri, possiamo immaginare rimodulazioni. Prima l’obiettivo principale era addestrare l’esercito; ora potremmo intensificare la missione dei Carabinieri per produrre numeri maggiori di polizia localeĀ».

 

Se l’Isis ĆØ sconfitta, potremmo anche spostare i militari che proteggono i lavoratori impegnati a riparare la diga di Mosul?

Ā«Con prudenza, perchĆ© ovviamente la ripresa di Mosul non vuol dire che non ci siano piĆ¹ rischi. Sapendo che i lavori vanno finiti, e la protezione deve esserci, questa ĆØ una delle possibilitĆ  di rimodulare la missione. Con prudenza, perchĆ© finita l’entitĆ  statuale dell’Isis, resta il pericolo di cellule terroristicheĀ».

 

Malia ĆØ disposta a dare un contributo simile anche a Raqqa?

Ā«Noi finora abbiamo scelto di essere in Iraq perchĆ© c’ĆØ una risoluzione Onu e una richiesta del governo legittimo. In Siria il mandato Onu di sconfiggere il terrorismo esiste, ma la situazione politica ĆØ confusa, non tutti considerano il governo legittimo, e l’autoritĆ  locale non ĆØ riconosciuta. Questi paletti noi li manterremo. Per allargare la nostra azione bisognerĆ  vedere se si chiarisce la questione politica in Siria, quali truppe addestrare, e su che base. Nell’ambito di una possibile chiarificazione delle condizioni, le forze in campo, e il percorso politico, potremmo valutare un contributoĀ».

 

Gli Usa si preparano a cambiare linea sulla Libia e riaprire l’ambasciata a Tripoli?

Ā«Dell’ambasciata l’ho letto sui giornali. Mattis ha confermato il massimo supporto alla strategia italiana in Libia, riconoscendo la nostra esperienza. Loro vogliono aiutare le diverse parti in campo a parlarsi, per aiutare la stabilizzazione del governo unitario, e sono disponibili a capire se da parte italiana ci sono richiesteĀ».

 

Lei ha fatto richieste a Mattis sulla Libia?

Ā«Noi pensiamo che il lavoro che stiamo facendo per una strategia inclusiva diventerebbe piĆ¹ importante e forte col sostegno UsaĀ».

 

Non vede altre operazioni di natura militare?

Ā«No. Addestriamo la Guardia costiera, non vedo altre necessitĆ Ā».

 

Avete chiesto aiuto agli Usa sul tema dei migranti?

Ā«Non per la crisi emergenziale, ma a lungo termine sƬ. Abbiamo parlato dell’hub per il Mediterraneo che nascerĆ  a Napoli, il Sahel, la messa in funzione di progetti di capacity building negli Stati africani da dove partono i migranti, anche per distruggere le reti dei trafficanti. In questo quadro abbiamo parlato di Napoli, e delle capacitĆ  che gli Usa possono mettere in campo. In Africa, perĆ², il protagonista principale deve essere l’EuropaĀ».

 

Che sostegno ha promesso Mattis per la creazione a Napoli dell’hub della Nato per la sicurezza nel Mediterraneo?

Ā«Noi abbiamo giĆ  avuto una risposta positiva dalla ministeriale, con molti paesi anche nordici che hanno promesso di inviare personale. Ma pensiamo che la sicurezza a Sud sia una delle grandi sfide della Nato, e quindi chiediamo ulteriori risorse, perchĆ© da Napoli possono partire molti progetti. Parliamo soprattutto di capacity building, e Mattis ĆØ accordoĀ».

 

Manderemo piĆ¹ soldati in Afghanistan?

Ā«Rafforzare l’addestramento ĆØ importante. Se ci liberiamo di alcune funzioni logistiche, potremmo aumentare In Siria il mandato Onu di sconfiggere il terrorismo esiste, ma la situazione politica ĆØ confusa, non tutti considerano il governo gli addestratori, sempre nell’ambito dei numeri attuali di circa 950 soldatiĀ».

 

Cosa pensate di fare sulla Corea del Nord?

Ā«Abbiamo concordato sull’esigenza di far lavorare in questo momento la parte diplomatica, piĆ¹ che le voci dei ministri delPensiamo che la sicurezza a Sud del Mediterraneo sia una delle grandi sfide della Nato, e quindi chiediamo ulteriori risorse la Difesa. C’ĆØ preoccupazione, ma la de-escalation ĆØ il lavoro primario per evitare che si innalzi il livello di rischioĀ».

 

Cosa l’ha colpita sul piano umano di Mattis?

Ā«Ha grande fiducia e stima per l’Italia, determinata dal fatto che siamo un partner affidabile, dai risultati di alta qualitĆ  delle nostre missioni, e dall’esperienza che ha avuto come militare, lavorando con i nostri soldati dall’Iraq all’Afghanistan. Quando parla con noi, parla con un paese di cui sa di potersi fidareĀ»

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