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Sassoli: “I fondi Ue non servono per abbassare le tasse”

Stati Generali

È positivo il giudizio del presidente del Parlamento europeo David Sassoli sugli Stati Generali appena conclusi. “Un governo che ascolta è sempre positivo – commenta in un’intervista al Messaggero -. Adesso però bisogna rimboccarsi le maniche e tradurre le idee in progetti”.

C’è la necessità, spiega Sassoli, “che tutti i Paesi allineino le loro agende agli obiettivi europei come il Green deal, la digitalizzazione, la capacità di resilienza. Si tratta infatti di soldi utili ai singoli Stati per ricostruirsi, ma al tempo stesso servono all’Unione per rilanciarsi” aggiunge. L’Italia “è un grande Paese con straordinarie possibilità ed è parte rilevante dell’economia e della finanza europee – sottolinea -. Tutti sono convinti che se il nostro Paese agirà con determinazione renderà l’Unione più competitiva. Tifare Italia significa tifare Europa“.

 

È indispensabile però che il nostro Paese stavolta sappia spendere per intero gli aiuti europei

“Sarebbe assurdo avere tante risorse e non essere capaci di usarle”. Bisogna “far collaborare le Regioni, indicare infrastrutture utili al paese”. Senza “una convinta svolta sul Green deal e la digitalizzazione i fondi europei potrebbero non arrivare. Servono investimenti e riforme per il lavoro e il benessere, non certo per abbassare le tasse”.

Recovery Fund

Secondo Sassoli, la proposta sul taglio dell’Iva, può essere un intervento temporaneo utile, ma “l’Italia può permetterselo? Non mi focalizzerei su questo, ma sull’idea di futuro che abbiamo in mente”, osserva. Rispetto al Recovery fund “c’è un mese per entrare nei dettagli. Il Parlamento europeo vuole aumentarne le ambizioni”.

750 miliardi

Ursula von der Leyen ha confermato “che l’ammontare sarà di 750 miliardi: 500 in sovvenzioni e 250 in prestiti”. Inoltre si vuole aumentare “la capacità di auto-finanziamento dell’Europa con misure, ad esempio, che colpiscano chi inquina di più e chi trae profitti dal web senza pagare le tasse”.

A settembre “potranno essere messe a disposizione ulteriori risorse, per 11,5 miliardi. Gli Stati comunque non sono a mani nude: hanno già strumenti a disposizione pari a 540 miliardi, fra Sure, interventi della Bei, linea sanitaria del Fondo Salva Stati”. E per il Mes “non ci sono più condizionalità e chi lo sostiene sbaglia”.

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