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Sull’Immigrazione l’Europa si gioca il proprio futuro

“Sulla capacità di gestire o meno il fenomeno dell’immigrazione l’Europa si gioca il proprio futuro”.
Così il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha esordito alla festa dell’Unità di Milano, nel dibattito dedicato alla politica estera intitolato ‘Raccontiamo l’Italia: sicurezza, libertà, accoglienza: le sfide globali del nuovo millennio’, al quale ha partecipato insieme al responsabile Esteri del Pd Enzo Amendolae al generale Vincenzo Camporini.

“È da un anno che l’Italia sta portando il tema nei consessi internazionali, quando sembrava un problema solo italiano. Avevamo avvertito che non poteva essere così, alla luce della situazione in Paesi come la Libia e la Siria. Oggi sentiamo parole diverse, e finalmente Angela Merkel prende una posizione forte e importante dicendo di cominciare a ragionare di diritto d’asilo europeo. Mi auguro che siamo ad un punto di svolta, per l’Europa oltre che per noi. Se non vogliamo che l’Europa diventi qualcosa di cui parliamo solo nei convegni, dobbiamo provare ad affrontare i problemi quando si presentano, e magari prevenirli. Non è un tema facile, ma va gestito dentro a delle regole condivise, a partire dal diritto d’asilo ma anche dai rimpatri, altrimenti non perdiamo solo dal punto di vista di gestione di un fenomeno, ma è l’Europa che fallisce e smette di parlare al cuore dei cittadini”.
Per la ministra il Governo italiano ha lavorato bene in questo anno. “Dopo mare nostrum – ha spiegato – era importante che l’Europa che si cimentasse con un tema di difesa comune. Rimane il rammarico che arriviamo a capire le cose solo di fronte a tragedie immani, e questa non è una bella risposta per chi come l’Europa pone al centro i diritti umani”.

Il ruolo della sinistra, e di quella europea in particolare, in questo contesto, è stata la domanda che il moderatore Paolo Valentino ha posto a Enzo Amendola, responsabile della politica estera per il Partito democratico.

Per Amendola “la sinistra ha sempre perso quando ha ri-nazionalizzato l’agenda, e ha sempre vinto quando ha invece anteposto l’interesse sovranazionale”.
“Negli ultimi anni, quelli della Commissione di centrodestra guidata da Barroso, si andava nella Ue pensando che fosse un’Europa delle nazioni, invece la sinistra europea torna a vincere se diamo il senso dell’unità del progetto politico europeo”.

“Guardiamo le date – è stato l’invito di Amendola -: nel 2013 dopo la tragedia di Lampedusa come Governo chiedemmo un vertice Ue e avviammo una missione finanziata solo dall’Italia, poi col semestre Ue abbiamo chiesto di europeizzare mare nostrum, trasformandolo in un progetto europeo, seppur con dei limiti.

Ad aprile 2015, dopo l’ennesima tragedia nel canale di Sicilia, abbiamo chiesto un altro vertice, e abbiamo obbligato la Commissione a sviluppare un piano completo sull’immigrazione, a partire dalla lotta agli scafisti e dalla costruzione di progetti di cooperazione. Insomma ci siamo mossi per cambiarela visione europea, che al prossimo vertice arriverà a parlare di diritto d’asilo europeo. Non serviranno i muri, di fronte a persone che fuggono da guerre civili non servono isterismo e propaganda, serve intelligenza e ridare il senso della missione politica dell’Europa. Purtroppo ci sono volute tragedie per capire, ma se vogliamo ritrovare la forza dobbiamo capire che l’emergenza si affronta non con isterismo, ma guardando alla storia di questo continente e capendo che le grandi migrazioni hanno bisogno di letture, quello che i populisti di casa nostra non fanno, come se le atrocità da cui fuggono i migranti siano un dettaglio”.

Per il generale Camporini, l’emergenza si affronta anche muovendosi con intelligenza in Libia, per il generale “un problema che ci siamo creati noi” e che oggi è “un territorio ingovernabile, perché non è una nazione, ma un insieme di clan e tribù che difendono le posizioni di potere conquistate”. Il parere di Camporini è che la Libia “si riporta a uno stato di governabilità se tutti vengono messi intorno a un tavolo per trovare una soluzione comune”.

Passando a parlare di Russia, la ministra Pinotti, riportando un aneddoto, ha raccontato di come al primo vertice Nato a cui ha partecipato da ministro sia rimasta colpita “dal clima e l’animosità nei confronti della Russia, tanto che appena tornata ho chiesto di incontrare Napolitano per un confronto con lui, che ha condiviso la stessa preoccupazione, giudicando incomprensibile un escalation nei confronti di quel Paese”.

“E’ vero che non andava violata l’integrità territoriale dell’Ucraina – ha aggiunto -, ma io penso che la ricerca del dialogo sia fondamentale. Sulle sanzioni abbiamo fatto tutto quello che andava fatto, ma penso che un escalation eccessiva anche nelle parole sia pericolosa, e che la posizione dell’Italia è quella giusta e dobbiamo continuare così. Oggi abbiamo davanti sfide spaventose, non possiamo dedicare il nostro tempo a ricostruire un nemico all’est. La Russia non può rimanere fuori dall’essere parte di una possibile soluzione anche in Siria”.

In definitiva per Pinotti “dobbiamo far ripartire il dialogo con la Russia, non abbassando la testa ma provando a riaprire punti di vista comuni, altrimenti sarà difficile governare il mondo con le tensioni che stanno crescendo”.

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