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Europee, Martina: “Una lista aperta per salvare PD e Italia”

«Per me si fa così: dopo il 3 marzo costituiamo un comitato promotore nazionale della lista aperta che parta dal PD e che sviluppi l’idea di Siamo europei con Calenda e tanti altri che vogliono dare una mano, dai mondi dell’impresa, del sociale, della cultura e dell’ambientalismo».

 

Una nuova lista, dunque. Ma ci sarà il simbolo del Pd sì o no, onorevole Martina?

«Sì. Portiamo il nostro simbolo nel progetto. Coinvolgendo anche altri però. Fin dall’inizio la mia candidatura si è mossa nel segno dell’unità e della pluralità. Altrimenti rischiamo». Di sparire? «Beh, rischiamo che gli italiani non capiscano a cosa serviamo, che non si colga l’urgenza e l’emergenza di mandare un messaggio di alternativa al Paese. In questa fase storica, con l’onda razzista che cresce da Foligno a Melegnano, non possiamo permettercelo».

 

Quando dice unità significa che con Zingaretti segretario teme una scissione dei renziani e con Giachetti una scissione della sinistra?

«Posso dire quello di cui sono profondamente convinto. Penso di poter garantire meglio lo spazio di unità. Con la mia segreteria tutti saranno protagonisti. Siamo una squadra che garantisce pluralità e unità. Ma non voglio evocare scissioni».

 

A giudicare dall’audio di Richetti la sua squadra non funziona. Sostanzialmente il suo alleato sostiene che nella vostra mozione comandano i capibastone.

«Quell’audio mi è dispiaciuto. Poi Matteo ha precisato. Capita, quando si fa questo lavoro di costruzione delle liste, che ci sia tensione. Ma sono molto contento del gruppo che abbiamo costruito».

 

Anche di De Luca?

«Di tutti quelli che hanno presente l’urgenza di cui dicevo prima. Non voglio smarrire questa priorità. E insieme agli altri della mozione ci siamo buttati nel Paese reale. Lunedì vado alla Pernigotti di Novi ligure cioè in uno di quei luoghi dove non vanno più Salvini e Di Maio perché non hanno altre promesse da fare e smentire. Continuerò ad andare nei luoghi del lavoro e del disagio. Ha ragione Romano Prodi, visto il crollo della produzione: l’Italia ha bisogno di un piano straordinario e il Parlamento deve discuterne».

 

Prodi però sostiene Zingaretti, il padre giusto per il Pd. Lei che genitore è?

«Io lavoro con i figli del Pd. Ho il massimo rispetto per le opinioni altrui, ma penso che si debba aprire la strada a una nuova generazione. Nella mia lista si candidano Federico Romeo, presidente del municipio dove si trova il ponte Morandi e Valeria Mancinelli appena nominata tra i migliori sindaci del mondo. Solo per fare due nomi».

 

Chi mettiamo nel comitato promotore della nuova lista?

«Altre forze, altre energie oltre al Pd. Nell’ispirazione del manifesto di Siamo Europei. Massimo Cacciari, Carlo Calenda, i mondi delle imprese e delle associazioni come ho detto. L’unica sovranità, lo dobbiamo dire agli italiani, è la sovranità europea a partire da alcuni temi come salute, sapere, protezione sociale, casa. A Madrid oggi e domani, il Pse lancia la sua piattaforma di cambiamento che mi convince molto e alla quale hanno anche contribuito Fabrizio Barca e Enrico Giovannini. L’unica strada per l’Europa è l’eguaglianza sostenibile».

 

Qual è la soglia di affluenza sotto la quale le primarie saranno un flop?

«Non faccio previsioni, ma dico che abbiamo bisogno di una grande grande partecipazione. La nostra sfida è oggi più impegnativa di II anni fa, quando siamo nati».

 

L’arresto dei genitori di Renzi influirà su questa partecipazione?

«Non credo proprio. Anzi, chiedo a Renzi di essere protagonista di questa stagione per l’alternativa. Non voglio che faccia passi indietro, tutti dobbiamo fare passi avanti».

 

È corretto usare parole d’ordine berlusconiane per commentare la vicenda giudiziaria che riguarda la famiglia Renzi come hanno fatto i renziani?

«Nessuno lo ha fatto e io rispondo per me. Non ho mai evocato giustizia a orologeria o complotti. Bisogna avere fiducia nella giustizia. Però si può riflettere sulla sproporzione che c’è talvolta nelle misure cautelari, ragionarci con serietà, sì».

 

Condivide l’ipotesi della separazione delle carriere?

«Per tempo l’ho scritto nella nostra mozione. Non ho la verità in tasca, ma affrontare questo punto non farebbe male a nessuno. Dobbiamo superare la stagione del berlusconismo e dell’antiberlusconismo senza avere il timore di riportare le lancette all’indietro. A me preoccupa di più la pericolosità del ministro della Giustizia quando spiega in tv che Salvini ha commesso un reato non per sé ma per gli altri».

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