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Gentiloni: “I nostri populisti cercano sempre nuovi nemici. Ridicolo trovarli in Francia”

«I movimenti nazionalpopulisti hanno bisogno del nemico, ma è ridicolo individuarlo in un paese vicino come la Francia, con cui abbiamo interessi convergenti economici e politici». L’ex premier Paolo Gentiloni, in visita negli Usa, commenta così lo scontro tra Roma e Parigi. E aggiunge: «Se Di Maio non fa il vice premier per gioco, è singolare che vada in un paese amico, e invece di incontrare le autorità, veda gruppi che manifestano in maniera anche violenta contro queste autorità».
 

Che messaggio ha raccolto negli Usa?

 
«C’è una ripresa di fiducia nei democratici. La lezione per noi è che l’alternativa non può inseguire l’agenda nazionalpopulista».
 

Come viene vista l’Italia?

 
«Difficile da capire. Su alcune scelte, ultimo il Venezuela, del tutto incomprensibile. E in gravissime difficoltà economiche. Mi preoccupa un governo che litiga su tutto e con tutti, mentre l’economia si ferma».
 

Con quale agenda i progressisti possono battere i populisti?

 
«In passato abbiamo commesso l’errore di isolare la crescita, come se il PIL fosse sufficiente. Ma la crescita deve significare anche sostenibilità sociale e ambientale. Gli obiettivi principali sono quattro. Primo, rilanciare l’innovazione, in particolare digitale, la robotica, l’intelligenza artificiale, e tutto ciò che rende competitive le nostre imprese. Secondo, le infrastrutture. Terzo, la green economy, per i rischi che corriamo con i cambiamenti climatici, e le straordinarie occasioni che offre. Quarto, la dimensione qualitativa del lavoro. La globalizzazione divarica sempre più i livelli alti e bassi del lavoro. A questo non si può reagire costringendo l’economia del futuro nelle regole degli anni Settanta, ma rendendo più competitivo il nostro sistema».
 

Il ministro Toninelli dice che la Tav ci costerebbe 7 miliardi.

 
«Viene descritta come un mostro, ma è solo un treno, che riduce il traffico più inquinante e ci collega a grandi linee di trasporto europee. Siccome in campagna elettorale M5S ha avuto l’appoggio di chi si oppone a questo progetto, ora l’Italia dovrebbe uscirne, ma a pagarne il prezzo sarebbero proprio gli italiani».
 

Alle scorse europee il Pd aveva il 40%. Come si recupera?

 
«Il flusso in uscita è andato innanzitutto verso l’astensione, quindi dobbiamo rimotivare il nostro elettorato. Il Pd deve mettersi al centro di una sfida europeista, sapendo che la maggioranza degli elettori italiani, pur con tutte le critiche e le modifiche da fare, condivide l’appartenenza alla Ue».
 

Cosa auspica in vista del vostro congresso?

 
«Il Pd deve farsi promotore di una progetto che coinvolga forze diverse, a cominciare da Bonino, e faccia proprio lo spirito del manifesto di Calenda. Il primo obiettivo, come ha detto giustamente Prodi, è una grande partecipazione alle primarie. Poi ritengo che la candidatura di Zingaretti abbia il tasso di novità necessario».
 

Teme che il vero progetto della Lega sia uscire dalla Ue?

 
«Mi preoccupa il rischio di metterci fuori da soli. Ci sono forze anche non italiane che hanno interesse a destabilizzare la Ue, e le strategie che l’Italia sta compiendo possono emarginarci».
 

Negli Usa si denuncia apertamente l’influenza russa.

 
«C’è una vicinanza alla Russia piuttosto inedita, della Lega, ma anche di M5S. Mi preoccupo quando il vice premier italiano va a Mosca e dice di sentirsi più a suo agio che a Bruxelles. E mi preoccupa che l’Italia si presti a interessi di indebolimento della Ue, che esistono anche in ambienti isolazionisti americani».
 

L’immigrazione è centrale per Salvini. Come va affrontata?

 
«Abbiamo portato in dote a questo governo una drastica riduzione dei flussi. Era l’occasione per costruire un nuovo sistema per l’immigrazione legale, e utile alla nostra economia. Invece chiudiamo i porti, come se non esistesse. Così si accende una miccia con effetti di radicalizzazione che finora si erano manifestati da noi in modo più limitato che in altri paesi europei. Questa non è un’Italia più sicura, ma in cerca di guai».

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