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Gozi:”Alle europee mi candido in Francia. È un voto senza frontiere”

L’annuncio ufficiale arriverà oggi. Sandro Gozi, romagnolo, 51 anni, ex sottosegretario agli Affari europei nei governi Renzi e Gentiloni, è candidato nella lista per le europee de La République En Marche, il partito di Emmanuel Macron.
 

Un italiano, ex viceministro, che farà campagna in un Paese straniero: è un fatto inedito nella storia politica francese ed europea. Com’è nata l’idea?

 
«Mi sono reso disponibile perché credo profondamente nella politica transnazionale. L’ho imparato da Marco Pannella, negli anni Novanta. Diceva: la democrazia europea non nascerà mai senza movimenti politici al di là dai confini. Nel 2016 mi sono battuto per far approvare liste transnazionali peri 73 seggi lasciati vacanti dalla Brexit. È una proposta ripresa da Macron, dai governi Renzi e Gentiloni che purtroppo non è passata nel parlamento europeo».
 

Perché candidarsi in Francia?

 
«È un Paese che conosco bene, dove ho studiato. Insegno a Sciences Po da quindici anni. Con Macron ho avuto modo di lavorare quando ero al governo, e poi abbiamo continuato a sentirci. La mia non è candidatura con scopi elettorali. Voglio semplicemente portare avanti, con spirito pannelliano, una battaglia simbolica. Tenterò di dimostrare che non ci sono frontiere quando si difendono valori e interessi comuni».
 

Non era più semplice condurre questa battaglia in Italia?

 
«Mi sento un europeo di cittadinanza italiana, e da qualche mese sono presidente dei federalisti europei. In questa fase storica dobbiamo impegnarci per reinventare la politica in Europa. Dopo i padri fondatori, è il momento dei figli rifondatori. In Francia darò voce a un’altra Italia rispetto al nazionalismo di Salvini e alle inutili provocazioni di Di Maio che corteggia i gilet gialli».
 

Sicuro che non sia anche la scelta di ripiego di un renziano dopo l’elezione di Zingaretti?

 
«Seguo Macron sin dall’inizio della sua avventura politica. Ho fiducia in lui, lo considero uno dei pochi leader in Europa, mi riconosco nel programma europeo di En Marche. La mia decisione nasce da lontano, non è provocata dal recente arrivo di Zingaretti».
 

Continuerà a restare nel Pd?

 
«Certo, sono stato appena eletto nella direzione del partito. E anzi spero che la mia candidatura Favorirà un rapporto più stretto tra il Pd e En Marche. Oggi dobbiamo far convergere tutte le forze progressiste per costruire nuove maggioranze politiche in Europa. Zingaretti ha visto Frans Timmermans ma ci sono stati contatti con Stanislas Guerini, il segretario di En Marche. Farò di tutto affinché il dialogo continui e sia proficuo».
 

Nathalie Loiseau, attuale sottosegretaria agli Affari europei, sarà la capolista alle europee di ‘En Marche’. Scegliere una tecnocrate come lei non è un rischio?

 
«Sciocchezze. Con Loiseau ci conosciamo bene. L’ho vista crescere politicamente in questi anni. Ha un forte impegno europeo, è competente, sa comunicare, ed è bello che sia una donna a guidare la campagna elettorale. Di fronte all’incompetenza, all’improvvisazione, alle falce news dei sovranisti, Loiseau dimostrerà che siamo radicalmente alternativi».
 

Ha le valigie pronte?

 
«Mi metto al servizio di una nuova avventura. Finora abbiamo visto che gli unici che costruivano reti transnazionali erano i sovranísti come Salvini e Le Pen. Adesso la candidatura di un italiano in una lista francese è un segnale forte. E spero che il mio esempio sarà replicato altrove».

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