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Verini: “Basta tatticismi: Italia viva dialoghi o la maggioranza diventa un Vietnam quotidiano”

I tizzoni sul fuoco divampato l’altro ieri tra Pd e Italia Viva sono ancora caldi, ma così come avevano fatto alcuni esponenti dei due partiti, anche il tesoriere e deputato Pd Walter Verini crede nell’urgenza di un confronto tra le forze di maggioranza. E lo fa indicando il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, come “la figura cui spetta il ruolo di assumere un’iniziativa per rafforzare la coalizione”, perché visto l’intensificarsi della pandemia, “ora è il tempo della responsabilità nazionale”.
 
Onorevole Verini, la dialettica tra Pd, M5s e Italia Vivaè accesa. Riuscirete a far rientrare la situazione nei ranghi del normale dibattito politico?
Ribadiamo l’urgenza e la necessità di rafforzare il patto di legislatura di questa maggioranza fino al 2023 e lo auspichiamo in un clima di dialogo con l’opposizione. L’episodio di due giorni fa amplifica questa necessità e se le fibrillazioni interne ai 5stelle, che si ripercuotono nella vita parlamentare, e i tatticismi che spesso caratterizzano Italia Viva non trovano un momento di confronto sulle cose da fare e su come farle, allora c’è il rischio che quello che è successo l’altro ieri sia un “Vietnam” quotidiano.
 
Con quali rischi per il Paese?
In questo momento l’Italia chiede alla politica tutta risposte legate alla drammatica emergenza sanitaria e a come lavorare per utilizzare nel migliore dei modi le risorse europee, sulle quali non siamo indietro ma dobbiamo accelerare. Sono cose che riguardano la vita e il futuro dei cittadini. Parlo del rafforzamento della sanità pubblica, del lavoro, della riconversione ambientale e dell’efficientamento della giustizia e della PA, con trasparenza e digitalizzazionie della scuola. Ecco, su tutto questo non c’è tempo da perdere e il Pd e il suo segretario chiedono solo di rafforzare il lavoro del governo. Non c’è dubbio che la figura a cui spetta questo ruolo sia il presidente del Consiglio.
 
Che nei giorni scorsi è tornato a parlare dell’ipotesi di un nuovo lockdown, da evitare intuiti i modi. Ci riusciremo?
La situazione desta gravissima preoccupazione, il che non vuol dire fare allarmismo ma sottolineare che c’è bisogno che le istituzioni e i cittadini facciano lapropria parte, anche in maniera individuale come ha detto il presidente Mattarella. Per evitare un nuovo lockdown bisogna rinunciare a qualcosa e prendere precauzioni per salvaguardare la vita sociale e il tessuto economico del Paese. È il momento della responsabilità nazionale e se il governo deciderà ulteriori restrizioni preventive per evitare provvedimenti drastici in futuro credo che lo farà per senso di responsabilità.
 

C’è anche chi queste restrizioni le ha già prese, come il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, che trale altre cose ha chiuso le scuole per due settimane. Come giudica la sua decisione?

Il dialogo con le Regioni è fondamentale e questa consapevolezza è ormai condivisa datutti. É previsto che le regioni debbano attenersi ai provvedimenti nazionali ma possono esercitare la propria potestà in termini restrittivi se ravvisano nei propri territori situazioni che necessitano di stringere le maglie. Se un presidente, per ragioni legate alla pandemia, ha compiuto una scelta come quella, non gli si può mettere la croce addosso. Per questo sono stato contrario a chi ha utilizzato toni eccessivamente polemici contro la decisione di De Luca. Detto questo, il tema della didattica il più possibile in presenza resta centrale.
 
Crede che qualcuno possa utilizzare l’emergenza per fare polemica tra ministeri? Penso, ad esempio, alla scontro Trasporti/Istruzione sulle cause dell’aumento dei contagi.
Mi rifiuto di pensare che si possa ragionare in questi termini, che sono del tutto estranei alla gravità del momento. Devo dire che tutta la squadra del ministero dell’Istruzione ha garantito una situazione accettabile nelle scuole, all’interno di un contesto drammatico, calato su problemi annosi. Ove mai qualcuno pensasse di giocare piccole partite politiche su questo tema è fuori strada, e di certo questo atteggiamento non arriverà dal Pd. Noi siamo il perno di responsabilità di questo governo e se poniamo a Conte l’esigenza di rafforzare le scelte lo facciamo non per esigenze di partito ma perché riteniamo sia una priorità per l’Italia.
 
A proposito di priorità, il Mes lo è ancora per il Pd?
Continuo a pensare che la discussione sul Mes riguardi il dibattito interno ai 5stelle, un partito che ogni tanto ha bisogno di sventolare delle bandiere identitarie. Ho l’impressione che il loro No al Mes derivi dalla necessità di evitare contraccolpi interni. Tuttavia dobbiamo insistere nello spiegare che si tratta di debito ma a condizioni radicalmente diverse dal vecchio Mes e di un’opportunità per rendere adeguato il sistema sanitario nazionale, soprattutto nei territori dove è meno sviluppato. Se impostato in questo modo il tema del Mes si de-ideologizza e smette di essere agitato come una dava. La maggioranza non si può permettere debolezze e se ce l’ha vanno superate.
 
A distanza di qualche mese, non crede che l’entusiasmo perla “vittoria di Bruxelles” sul Next generation Ue sia stato esagerato?
I fondi arriveranno a metà 2021, anche se già nella legge di bilancio 2020 sarà possibile prevedere delle anticipazioni. Obiettivamente questa Italia, con Gentiloni, Sassoli, Conte, Amendola e Gualtieri, ha ottenuto un risultato importante e le decisioni prese dimostrano un cambio di approccio dell’Europa. Ci sono resistenze da parte dei paesi sovranisti e di chi ha ancora dubbi sul corretto utilizzo dei fondi da parte dell’Italia. Per convincerli è necessario fare investimenti e lavorare affinché le fasce più deboli siano sostenute attraverso la lotta alle disuguaglianze. Ma sulla diffidenza talvolta atavica nei confronti dell’Italia c’è un confronto aperto sul quale anche il nostro Paese è impegnato e mi auguro che anche grazie a figure importanti come von der Leyen e Merkel quegli egoismi possano essere superati. É importante che, oltre alla politica, a premere siano anche le forze sociali del nostro Paese, che dialogano con quelle degli altri paesi europei. Sei fondi del NextGenerationUe saranno impiegati come si deve in Italia, sarà un bene anche per gli altri paesi membri e per l’Europa.

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