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Da Caterpillar a Modena. Lo stato del Partito. Gruppo di autocoscienza sulla salute del Pd

Come da copione, è l’ironia a farla da padrona all’appuntamento di apertura della settima giornata della Festa nazionale dell’unità: al timone i conduttori del programma di Radio2 Caterpillar. Massimo Cirri e Sara Zambrotti mettono subito in chiaro gli intenti: “Cercheremo di misurare il tasso di felicità e di buona digestione del Partito democratico”, e aprono le danze.

 

Senza Pd al governo i maschi fuori dalle sale parto

Sul palco, il responsabile nazionale dell’organizzazione del Partito democratico, Stefano Vaccari, al quale viene chiesto di raccontare a ritroso la sua biografia, fino ad arrivare alle origini, alla “famiglia comunista. Mio padre è stato dirigente, amministratore nel comune dove sono stato sindaco, Nonantola”. E se il momento di felicità “privata” è senza dubbio la nascita dei figli, Vaccari ammette, però, di non essere stato presente. “Non c’era il pd al governo e i maschi stavano fuori dalla sala parto”, chiosa Massimo Cirri.

 

La prima volta di un segretario alla Festa solo per i volontari

L’elezione a segretario di Zingaretti è, invece, il momento più felice “pubblico”, che investe il partito, “abbiamo condiviso il percorso che ha portato alla sua candidatura e il progetto di Piazza grande, che ha riportato al voto delle primarie 1 milione e 600mila persone”. Un progetto, ricorda Vaccari, che fin dall’inizio “ha riportato insieme tante persone che si erano allontanate, a mettere in campo una nuova idea di politica”. Un segretario, Nicola Zingaretti, che solo due giorni fa è venuto “appositamente alla Festa solo per salutare i volontari, che delle Feste sono la colonna portante. Non era mai successo”.

 

E se alla scelta “sentimentale, fra Renzi e Bersani, Vaccari dichiara di voler più bene “a Pierluigi”, e la platea risponde con un applauso, una manciata di minuti dopo quell’applauso trova una sua spiegazione e allo stesso tempo la sua smentita nelle parole dei militanti, amministratori, volontari, chiamati a succedersi sul palco. Le scissioni, quelli che mollano, ripetono in molti, “non ci piacciono. Non si molla una comunità, con le persone, coi territori, si discute”. Di “campagna referendaria” e della scissione che ho vissuto con grande dolore, vedere il mio mondo spezzato” è “qualcosa che dovremmo evitare in tutti i modi. E vorrei uscire dalla personalizzazione nella figura di Renzi”, spiega la segretaria del circolo di Nonantola, Stefania Agrenzi.

 

Un’indicazione chiara: a che ora si vota?

E poi parte il tormentone che accompagnerà tutto l’incontro: “Proviamo a uscire da qui con un’indicazione che ci veda tutti uniti? A che ora e che giorno si va a votare per il referendum?”
La mozione Vaccari è domenica, alle 11,30, ma viene subito messa in minoranza dal tesoriere del Partito, Walter Verini, in collegamento da Roma: “Mio babbo diceva non si sa mai, se poi uno si sente male….lui andava alle otto”.

 

Se regge il Pd regge l’Italia, tutto lo stadio, non solo le curve

Il babbo del tesoriere, ci racconta Verini, “era comunista, partigiano”, e lui, seguendo le orme paterne, è entrato nella Fgci giovanissimo. Non ci dice quando, ma ricordando i momenti felici, cita due “triplete” di caratura storica: quella dell’Inter del 1974, o, nell’ambito politico “la legge sul divorzio nel 74, il 75 l’avanzata della sinistra nelle città e nel 76 il grande risultato con Berlinguer alle politiche. È storia, ma c’era la voglia di stare insieme per cambiare al mondo, noi ci rifacevamo ai valori di chi imbracciava un fucile per difendere ala libertà, non per fare l’assessore”, e strappa un altro appluso.
Quello che serve anche oggi, ricorda Verini, è “riprendere lo spirito delle origini del Pd e far toccare con mano agli elettori che noi stiamo lì per loro, perché questo è il ruolo del partito”.
 
“Se regge il PD regge l’Italia, anche se ora è sotto attacco da più parti”, dice Verini, e ricorda come il partito democratico, fin dalla sua nascita, fosse un progetto che voleva salvaguardare la storia ma guardando al riformismo, un percorso “che oggi dobbiamo riprendere, senz’altro difendendo i più fragili, i più deboli, ma parlando a tutto il paese, a tutto lo stadio, non solo alle curve”.

E la preferenza di Verini va senza dubbio alla mozione voto al mattino presto.

 

Dal 1968 in cucina alle Feste

Sul palco salgono a coppie, fra loro Eola Papazzoni, che coordina una delle storiche cucine dei ristoranti delle Feste emiliane, e porta il nome del nonno rastrellato durante la Resistenza, e lo spirito della nonna staffetta partigiana.
Lei di feste ne fa tante, dal 1968, quando si è sposata, con suo marito: “lavoriamo sia per la Festa che per il partito, e decidiamo le nostre vacanze secondo gli appuntamenti delle Feste, ne seguiamo tante, e non ci pesa”. Nella casella dei momenti felici, Eola ricorda “l’emozione quando c’erano gli stand degli altri Paesi, perché vedevi il mondo”. E nelle delusioni “quelli che vanno via e mollano, siano Renzi o Bersani”.

 

Ascoltare le ragioni delle persone è il primo passo per essere partito democratico

Il segretario dei Giovani democratici dell’Emilia Romagna, Filippo Simeone, richiamandosi al titolo dell’appuntamento, quindi all’autocoscienza, rimprovera al partito “di aver raccontato una vita delle persone che non aveva rispondenza nella vita reale. Secondo me lo abbiamo fatto per un po’ di anni perché non avevamo le orecchie a terra. Ascoltare le ragioni delle persone è il primo passo per essere partito democratico e di sinistra”. La sua mozione sull’orario di voto, però, sembra nettamente minoritaria: le 10 di sera.

 

Sull’orario di voto mozione unitaria

La platea vota, e da buon organizzatore, Vaccari in chiusura lancia la mozione unitaria: entro la mattina. E, almeno alla Festa qui a Modena, sono tutti d’accordo.

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