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Il PD per l’alternativa

La platea è gremita, alla Festa nazionale dell’Unità a Ravenna, per il confronto fra la vicesegretaria dem Paola De Micheli e l’eurodeputato Carlo Calenda intervistati da Marco Damilano, che ricordadi essere stato su questo palco un anno fa, per un dibattito “molto affollato, ma meno di questo”, fra Graziano Delrio e Roberto Fico.

“Era la prima volta che un esponente del M5s partecipava a una Festa dell’Unità. Sembravano lontanissimi, un anno fa. Un mese fa il PD ha votato un odg che diceva mai al governo con i 5stelle. Cosa è successo in questo mese? Dove siamo oggi, in che situazione ci troviamo?”, è la domanda d’apertura.

 

“Siamo in un momento molto delicato di una vicenda faticosa, difficile e complicata”, esordisce Paola De Micheli. “Non sono mai stata particolarmente desiderosa di fare un accordo con i 5S, né particolarmente bellicosa, se non per legittima difesa. L’8 agosto Salvini ha staccato, positivamente, la spina di questo governo: non è più ministro della Repubblica italiana, e questo è già un risultato. Al di là della drammatizzazione del personaggio, tutti sappiamo come il seme dell’odio si sia introdotto in tutte le nostre comunità. Ci siamo interrogati su quale fosse la soluzione migliore, e non siamo né eravamo impauriti dal voto, e abbiamo creduto di dover andare a vedere le carte dei Cinque Stelle. Ci siamo chiesti se fosse un cammino percorribile, mentre i veti all’interno del partito cadevano, se fosse il caso di intraprendere almeno un tentativo, una prova”.

 

Il tentativo è un governo di legislatura che provi a dare risposte ai problemi delle persone

Il risultato è quello che Zingaretti ha portato in Direzione: nonostante la consapevolezza dei rischi e della fatica – noi continuiamo ad avere un giudizio del tutto negativo verso l’azione del governo concluso – abbiamo creduto di tentare a fare un governo di legislatura, che abbia una serietà d’impianto, a realizzare delle risposte ai problemi delle persone. Perché, oltre tutto questo chiacchiericcio, ci sono le persone, con i loro problemi, a cui dobbiamo provare a dare una risposta positiva”.

 

 

Il problema non è Salvini, è che un pezzo del nostro elettorato vota la destra

Calenda non ha chiesto i voti per il PD, ma per combattere i sovranisti, cialtroni, populisti“, è la replica. “Io non ho mai mentito agli elettori: ho sempre detto che con loro non avrei mai fatto un governo, e sono rimasto della stessa opinione.

La differenza fra me e Nicola Zingaretti è che lui porta il peso di una comunità politica, mentre per me è molto più facile essere coerente. Però così non si combatte. Questa è una comunità in cui i leader non si parlano più, mentre questa battaglia va combattuta insieme. Non possiamo non lottare, e per lottare non possiamo non perdere.

Il problema non è Salvini, è che un pezzo del nostro elettorato vota la destra. Il recupero di quei voti passa attraverso una riflessione profonda, possiamo spostare in avanti il voto ma da qui non se ne esce”.

“Conte è l’esempio del trasformismo italiano, e oggi ci troviamo Di Maio che ci dà un ultimatum a trattativa aperta, e nessuno si è alzato dicendo ‘adesso vai a spazzare il mare’. Io sono contrario a fare le alleanze con chi ha valori opposti, non con chi ha idee diverse. Non sono un buon politico, ma un buon tecnico, so fare i negoziati: non è così che si fanno. I 5Stelle sono piegati e noi li stiamo rivitalizzando.

“Io non vado via da questa comunità, è questa comunità che si rifiuta di battersi. Io non ho nessuna voglia di uscire dal PD, io voglio combattere con voi, se il PD non lo vuole fare, lo faccio fuori dal PD”.

 

Molto pragmatismo, mamai abbasseremo l’asticella della nostra dignità

 

Fatico ad accettare l’idea che questa è una comunità che ha paura, non è la paura che ha guidato le nostre scelte“, rivendica Paola De Micheli. “Contesto la voglia di usare le parole sempre in maniera definitiva, come se dopo non ci fosse più niente. Non è vero che si riesce a vedere sempre col terzo occhio come finiscono le situazioni.

Dire che questa è una comunità di trasformisti, quando anche il mondo del lavoro, dell’impresa ci ha chiesto di fare questo tentativo, non è corretto. La comunità che rappresento è sicuramente molto confusa rispetto all’operazione 5stelle, ma questa stessa comunità ha fatto anche un altro ragionamento: Lega e 5stelle sono molto diversi, ma noi non dobbiamo più metterli insieme.

Calenda invece di tagliare così con il partito, dovrebbe stare in questa comunità per essere pungolo, stimolo, per aiutarci. E credo che lui abbia la forza e il consenso perché faccia le sue battaglie dentro al partito, perché è proprio di pluralismo che abbiamo bisogno“.

 

Nel merito della discussione in corso con i 5stelle per la nascita del governo, De Micheli sottolinea come “in questi giorni abbiamo lavorato non su linee generali, come dice Calenda, ma anche su temi concreti, a partire dall’ambiente per arrivare alle riforme costituzionali, come il referendum propositivo che alle estreme conseguenze porterebbe al superamento della Costituzione, fino all’impegno alla modifica dei due decreti sicurezza secondo le eccezioni di Mattarella, che reintroducono il principio di protezione umanitaria, e al recepimento dei principi di incostituzionalità sul trattamento delle ONG nel secondo decreto sicurezza.
In questa operazione mi sento di assicurare che ci metteremo molto pragmatismo, ma sappiate che mai, mai abbiamo pensato di abbassare l’asticella della nostra dignità nella sfida che ci aspetta“.

 

La parola combattere si può usare in tanti modi: proviamo ad aiutarci in questa nuova sfida

Nel congedarsi da un pubblico attento e calorosissimo, la vicesegretaria del Partito democratico sottolinea come non vorrebbe trovarsi ancora a “parlare più di separazioni. La parola combattere si può usare in tanti modi, nella vita privata e nella vita pubblica: proviamo ad aiutarci in questa nuova sfida. Vorrei che potesse esser così”.

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