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Le proposte dei progressisti per il futuro dell’Europa

“Parlare di Unione europea in questo momento di crisi sociale ed economica è più importante che mai. Si era partiti molto male ma, grazie soprattutto all’azione dei partiti socialisti e socialdemocratici, finalmente il copione sembra cambiare”. Luciano Vecchi saluta la platea e introduce gli ospiti del dibattito sul lavoro e le iniziative del gruppo PSE in Europa.

 

L’Europa ha fatto presto e bene, ma serve di più

“Noi siamo arrivati ad affrontare questa pandemia con un’Europa già affaticata e in difficoltà nella capacità di decidere, nei modi e nei tempi giusti, ai bisogni delle persone”, ha ammesso il capodelegazione Pd al Parlamento europeo, Brando Benifei, aprendo il confronto.

“C’era bisogno di una scossa, e la pandemia ha obbligato l’Europa a guardare sé stessa in faccia. Un’Europa troppo ferma è stata obbligata dalla pandemia a dover reagire, e farlo in fretta, anche rispetto ai tanti ritardi accumulati nel tempo. E va detto che di fronte alla crisi ha ritrovato la sua capacità di iniziativa politica”, ha sottolineato Benifei.

“L’Unione europea – ha aggiunto Benifei – ha fatto presto e bene, ma serve di più. Il governo italiano in primis ha detto che non ci saremmo accontentati di qualche prestito agevolato, e per la prima volta il Parlamento europeo, sotto lo stimolo anche del governo italiano, ha spinto per un piano di ripresa con una forma di indebitamento comune. Non era mai successo prima”.
La “reazione forte” messa in campo, ha spiegato il capodelegazione dem, si è concretizzata, attraverso gli strumenti esistenti, nel “ blocco del patto di stabilità, lo sblocco dei fondi strutturali inutilizzati, e infine nell’azione d’intervento significativa ad opera della Bce”.

 

Un’Europa più ecologica, più solidale, più digitale e anche più femminista

“L’impatto del covid ha evidenziato due aspetti: non vogliamo assolutamente tornare a commettere gli errori del passato. Un esempio? Le troppe condizioni all’aiuto finanziario”, ha detto la capogruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo Iraxte Garcia, in collegamento video.
Per Garcia, “l’Europa ha dei compiti rimasti in sospeso, a livello sanitario e politico. E ci sono questioni su cui dobbiamo insistere, come il rispetto dello stato di diritto, ma anche gli interventi sul quadro finanziario. Dobbiamo scommettere su una fiscalità più giusta, continuando a lavorare sui pilastri del piano di ripresa europea”.

“Che questa crisi – è l’auspicio e l’impegno della capogruppo S&D a Bruxelles – sia una chance per portare avanti le nostre sfide: un’Europa più ecologica, più solidale, più digitale e anche più femminista. Un’Europa che non abbandona i più deboli.
Equità di genere e lotta ai cambiamenti climatici devono essere i vettori fondamentali della ripresa”.
 

Dalla Cina e dagli Usa l’Europa non esiste

Giovanna Botteri, da anni corrispondente Rai, prima negli Stati Uniti e ora in Cina, apre il suo intervento con una provocazione. “Vista dall’America o dalla Cina l’Europa non esiste”, dice. “Dall’America c’è la visione della Gran Bretagna, e la Casa Bianca ha molto lavorato per la Brexit, e dalla Cina è lo stesso: non esiste l’Europa, ma i singoli Paesi con cui fare accordi, tavoli di trattative. L’Europa non è riuscita a imporsi come interlocutore per le due grandi potenze mondiali, e oggi è un vaso di coccio schiacciato fra due entità che esprimono un forte desiderio di dominio”.

“Io oggi non so che fine abbia fatto il sogno dell’Europa, un sogno di democrazia, di uguaglianza, di giustizia”. Quell”Europa come confine di pace che Botteri racconta di aver sognato da ragazza triestina “di confine”. L’Europa che vorrebbe è “molto più forte, con una voce molto più decisa”, e confessa la sua “delusione per le grandi speranze che quel progetto” aveva acceso.

 

Il Pd ha riportato l’Italia al centro dell’Europa

“Un anno fa il nostro Partito ha scelto di entrare al governo per evitare che l’Italia finisse ai margini dell’Europa e in pochi mesi, grazie al Pd, il nostro Paese è tornato al centro della costruzione europea”. Così la Vice Ministra degli Esteri Marina Sereni.
“Una costruzione europea – ha proseguito Sereni – che era in crisi e che però ha gestito l’emergenza Covid meglio di altri, in modo democraticamente trasparente, un’Europa imperfetta che in questa crisi globale ha tuttavia trovato le energie, la fantasia, il coraggio e le leadership che le hanno consentito di gestire l’emergenza con uno sguardo molto più avanzato rispetto al passato, introducendo cambiamenti che resteranno. Le scelte economiche e sociali fatte durante Covid-19 sono infatti destinate a cambiare gli assetti interni all’Unione”.

 

L’Europa che non agisce unita manca del peso necessario per svolgere il ruolo che le compete

“Spesso – ha detto ancora Sereni – prevale una narrativa che non favorisce l’Europa, alimentata dal fatto che per grandi potenze come Stati Uniti e Cina è molto più facile interloquire con i singoli Paesi europei. Ma nessuno tra questi, anche i più forti, ha la capacità di negoziare da pari con le grandi potenze. C’è un solo modo per interloquire con Pechino ed è farlo come Europa. In un confronto con quel Paese che ha grande ambizione e assertività, il dialogo sui punti su cui dobbiamo collaborare, ma anche su quelli in cui dobbiamo difendere i nostri valori, è possibile solo se lo facciamo come europei”.

“Quando l’Europa non agisce unita non ha il peso necessario per svolgere il ruolo che le compete, come ci insegna quanto avviene in Libia e in Siria. Ma possiamo immaginare un’Unione Europea che non abbia una visione strategica sul Mediterraneo e sull’Africa? Per questo serve un’Europa protagonista e unita, un’Europa che, come abbiamo visto con l’emergenza, – conclude Sereni – è possibile”.

 

C’è una battaglia reale di democrazia

“Siamo di fronte per la prima volta dopo tantissimi anni a una possibile svolta positiva in Europa, sebbene ci vorrà ancora del tempo prima che l’Europa venga percepita come potenza decisiva nel conflitto fra Stati Uniti e Cina”, replica Emanuele Fiano, perché “non siamo ancora gli Stati uniti d’Europa”, e di strada ce n’è da fare ancora parecchia, malgrado la “svolta decisiva” impressa alle politiche comunitarie.

“Il percorso di governo è senz’altro irto di contraddizioni e difficoltà – riconosce il responsabile Esteri del Pd – ma sono molto contento di aver evitato che l’emergenza Covid sia stata guidata da Matteo Salvini, che l’avrebbe gestita come Trump o Bolsonaro”. E, sulle “accuse di aver scelto l’alleanza sbagliata con un movimento che non la vede come noi su troppe cose”, Fiano rivendica “di aver portato chi sta al governo con noi da una posizione no euro a lavorare insieme per un’Europa” che abbraccia “una svolta di solidarietà comune per un modello sociale europeo”.
“Ci sono molti nuovi confini che si stanno creando a pochi chilometri dall’Italia.E sono i confini di un rischio per la democrazia”, ammonisce Fiano. “Il leader della Russia proclama l’esigenza di arrivare a una democrazia illiberale e lo stesso fa il leader dell’Ungheria. In Polonia essere omosessuali è un rischio per la propria vita. In Turchia si può morire di sciopero della fame se si vuol raccontare la verità.

Tutto questo fa intendere che c’è una battaglia reale di democrazia”, conclude.

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