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Calenda: “Una festa della democrazia ma serve un’alleanza larga”

Carlo Carlo Calenda è felice. «Desidero dirlo: fare lo scrutatore ai gazebo è stata un’esperienza entusiasmante. Possiamo contare su persone motivate, che hanno votato in un clima di festa democratica. Al mio seggio abbiamo dovuto fotocopiare più volte le schede. Hanno votato forse più di mille persone».

 

Non è un entusiasmo eccessivo?

Il suo gazebo era a Piazza del Popolo e i centri storici delle città sono le ultime roccaforti del Pd. «Invece pare proprio che la partecipazione sia stata alta ovunque. Comunque si è trattato di una cosa seria con registrazioni dettagliate e una pignoleria pazzesca». Ma Grillo parla di primarie frou frou «Grillo rappresenta la politica elitaria gestita da un gruppetto ristrettissimo di persone e amministrata da una srl. Non può capire cosa sono le primarie né i 200.000 di Milano contro il razzismo.

Uno che fa votare 50.000 persone dice lui su una piattaforma privata senza certificazioni per salvare Salvini, non può proprio capire cosa significa incontrare migliaia di persone in carne e ossa che ti lasciano il telefonino e ti dicono chiamami».

 

Secondo lei che Pd esce da queste primarie?

«Rafforzato. C’è un’Italia che ne ha le scatole piene di un governo di grandi proclami e di inconsistenze ancor più grandi. Poi i voti “veri”, le regionali, raccontano che quando il centrosinistra trova una formula politica aperta e un front runner convincente la società reagisce. Superare il 30% in Abruzzo e Sardegna nelle condizioni date è un segnale fortissimo ma sappiamo di non essere autosufficienti».

 

Il centrodestra però è risultato imbattibile.

«Gli ultimi anni ci ha insegnato due cose: l’elettorato è molto mobile e il governo logora tantissimo. Il governo attuale poi è gonfio di retorica ma sgonfio di risultati. Certo, la corrente della storia in questa fase favorisce i nazionalisti ma vedo molta gente preoccupata per il futuro dell’Italia in Europa, e per la nostra economia fuori controllo. Ci sono tutte le possibilità di una rimonta».

 

Approfittando delle divisioni nella maggioranza?

«Il conflitto permanente fra le due componenti della maggioranza consente a Salvini di scaricare tutti i dati negativi sui 5Stelle provando a non assumersene la responsabilità. Una tattica di corto respiro».

 

E perché?

«Non c’è un solo indicatore economico che vada nella giusta direzione. Il dato più brutto è che sta aumentando la distanza fra l’andamento della nostra economia e quella degli altri Paesi dell’Eurozona, stiamo ripiombando verso una recessione profonda».

 

E questo cosa significa?

«Che prima della fine dell’anno bisognerà impostare una manovra economica gigantesca per il 2020. Se si sommano i 23 miliardi dell’aumento dell’Iva già scritti e un’altra quindicina di miliardi che stanno venendo a mancare a causa del rallentamento dell’economia, stiamo parlando di lacrime e sangue».

 

Il livello di apprezzamento del governo resta alto e il Pd, per vostra ammissione, è malato.

«Il 60% degli italiani non è contento del governo ma il 50% dice di voter votare Lega o M5S. C’è dunque un problema di offerta politica. Che possiamo iniziare a coprire con liste di grande qualità per le elezioni europee. Tutti sanno che mi batto per una soluzione che unisca tutte le forze civiche e politiche europeiste. E questa giornata dà forza a questo progetto. Da domani con il nuovo segretario bisognerà lavorare solo su questo».

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