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Copyright, Silvia Costa: “la direttiva Ue non penalizza gli utenti ma i colossi del web”

“A un giovane del popolo della rete direiche la direttivaeuropea sul diritto d`autore tutela la dignità del lavorodi un suo coetaneo, lo difendedai parassiti del web». SilviaCosta, deputata del Gruppo deiSocialisti e Democratici al Parlamento Europeo, componentedella Commissione cultura dellaUe, di cui nella passata legislaturaè statapresidente,è in primafila nellabattaglia perl`approvazionedelladirettiva europeaa tuteladel copyright.Unabattagliaappoggiatain Italia siada Fieg cheFnsi e chevede sull`altrofronte giganti del web comeGoogle e Facebook. A luglio ilParlamento ha bloccato l`avviodei negoziati con il Consigliosulla direttiva con 318 no, 278 sìe 31 astenuti. «Mercoledì prossimoriprendono le votazioni suun testo rivisto, dopo il lavoro dimediazione svolto dal relatore»,il tedesco della Cdu Axel Voss,«è una partita aperta, ci sonomolti indecisi, alcuni parlamentaripotrebbero rivedere la lorocontrarietà», dice la Costa, cheammette pressioni e mail intimidatorie in queste settimane,«all`europarlamento sono arrivatequasi 60 mila mail perdirci di fermarci, da una primaindagine sembrerebbero inmaggioranza di provenienzaamericana».

Partiamo dalmerito. A scatenare le polemichesulla direttiva suldigital single market sonostate le modifiche agli articoli11 e 13, vale a direl`obbligo di riconoscimentoeconomico agli autori per icontenuti diffusi dalle piattaformee l`installazionedi un filtro per impedire ilcaricamento online di materialeprotetto da copyright.Perché siete intervenuti suquesto fronte?

La normativa attualmentein vigorerisale a18 anni,quando almassimo siparlava die-commerce.Il problemadelruolo dellepiattaformeonline nelladiffusionedi contenutigiornalisticio creativinon esisteva nella misura in cuiè divampato negli ultimi anni.Nell`ambito della Strategia digitaleeuropea, la Commissionesi è posta l`obiettivo di adeguarele regole alle nuove sfide anchein merito alla tutela del dirittod`autore. Mi pare una scelta osereidire, oltre che fondamentale,elementare.

Qual è l`obiettivo?

Creare un equilibro tra le piattaforme online, soprattutto le grandi, e i produttori di contenuti ovvero i titolari dei diritti d`autore. Mi spiego meglio, questa direttiva tende a trovare un equilibrio tra la tutela della diversità culturale e informativa, che è bene protetto dal trattato di Lisbona -la costituzione europea- e la sostenibilità economica delle imprese che investono nella produzione dei contenuti.

L`accusa di chi avversa la direttiva, come il Movimento5stelle, è che con le nuove regole non ci sarebbe più libera circolazione delle informazioni.

È una fake news. Per chi diffonde un contenuto altrui di remunerare l`autore dello stesso non incide sugli utenti finali ma su chi diffonde le informazioni, contenuti. Un`informazione di qualità richiede investimenti sulle risorse umane, servono giornalisti in gamba. Questo costa. E va ripagato. Ne faccio non solo una questione economica, ma anche morale, di dignità, di rispetto del lavoro e della qualità della nostra democrazia.

E la libertà della rete?

Io non credo che si possa parlare di libertà della rete quando abbiamo grandi aggregatori di contenuti che utilizzano il lavoro intellettuale e creativo di altre persone e imprese senza riconoscerlo economicamente, anzi lucrandoci grazie alla pubblicità che con quei contenuti riescono ad agguantare. Sono parassiti.

Non è una battaglia di retroguardia, a tutela di vecchie forme di business?

Questa è un`accusa che non sta in piedi. Faccio l`esempio di Spotify: ha 150 milioni di utenti e restituisce come royalty ai produttori di contenuti 1 miliardo e 200 milioni di euro. Youtube ha 900 milioni di utenti e restituisce 650 milioni. Il fatto è che ci sono piattaforme che riconoscono i diritti d`autore, e altre che se ne fregano. Una stortura del nuovo mercato. Non è un caso che tanti artisti e giornalisti abbiano preso posizione a favore della direttiva.

Che cosa direbbe a un giovane del popolo della rete che l`accusa di volergli rubare la sua libertà in rete?

Gli dico che sto difendendo il diritto di un suo coetaneo a vivere del suo lavoro intellettuale e creativo, la dignità del suo lavoro contro i giganti usurpatori del web. La materia prima dell`Europa è la conoscenza, è il motore della nostra economia. Va difesa. E con essa la qualità dell`informazione che è anche il diritto dei cittadini ad essere informati nella pluralità delle fonti. Tutti noi dobbiamo metterci al riparo dall`attacco delle fake news che abbassano la soglia del livello critico. La direttiva serve anche a questo.

Avvertite come europarlamentari le pressioni degli over the top alla Google o Facebook?

Eh sì. Tra l`altro siamo stati invasi da 60 mila mail di protesta all`indirizzo degli europarlamentari che si sono schierati a sostegno della direttiva, con toni intidimidatori, ci chiedono di fermarci. La maggior parte proviene dagli Usa.

Mi spiega il caso Wikipedia?

Un caso strano. Dalla direttiva abbiamo espressamente tenuto fuori Wikipedia come libera enciclopedia online nell`ambito delle eccezioni previste per i settori non commerciali. Eppure ha fatto campagna contro. Un caso su cui dovrebbe indagare il Garante europeo.

A luglio, il parlamento non ha votato il mandato al relatore per trattare con il Consiglio sulla direttiva. Salvo il Ppe, tutti i gruppi si sono spaccati. Com`è questa volta la situazione politica?

Anche dal Ppe sono mancati dei voti, comunque conto nel lavoro di mediazione che ha fatto il relatore. Proporrò che si voti in blocco tutta la parte della direttiva su cui non c`è dissenso così poi da concentrarci sugli emendamenti agli articoli più contestati, 1`11 e il 13.Spero ci si possa concentrare sulle proposte di Voss, che ha fatto lavoro di sintesi. Cosa accadrà alla stretta finale non è dato saperlo. Ci sono molti indecisi, alcuni colleghi mi hannoconfidato di essersi ricreduti e di voler rivedere la loro contrarietà. La partita è aperta.

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