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Emiliano: “Matteo o cambia linea o siamo fuori”

«Michele, butta fuori Renzi!». «Promesso,signora». Per abbracciare un’antirenziana di mezza età, Michele Emiliano rischia di finire sotto un taxi. A piedi per il centro di Roma, come fosse un gazebo del Pd. Aria frizzante, sarà la scissione. «La divaricazione forse è già insanabile. Gli elettori hanno perso la speranza. Sabato lanciamo la nostra proposta, l`ultima chance al Pd. Se Renzi accetta, bene. Altrimenti, domenica andremo via. Mi sforzo di evitare lo strappo, ma fedele ai miei valori».
 
Precisamente, Renzi cosa deve fare?
«Accettare una conferenza programmatica,poi un congresso che non sia un rito abbreviato. In autunno, insomma».
 
Sarebbe un buon inizio se tra lei, Speranza e Rossi uscisse fuori un solo nome. Il suo, giusto?
«Fate conto che queste tre persone siano già una persona sola, un candidato unico.
Poi stabiliremo i ruoli tra questi primus inter pares. Se si fa un congresso è una cosa, se un movimento di ricostruzione del centrosinistra un`altra. Ma non siamo soli: pezzi della maggioranza renziana hanno capito che un Pd trasformato in partito personale di Renzi è destinato a una legnata elettorale tale da farlo scomparire».
 
I renziani, dice. Parla di Orlando?
«Sta facendo un cammino difficile. Ministro di Renzi, poi pilastro della maggioranza.Ma noi siamo una comunità, non possiamo mica considerarlo uno del campo avverso: anche io ho votato Matteo, per dire. Orlando dentro questo progetto è assolutamente il benvenuto».
 
Ha ambizioni di leadership anche lui. Lei accetterebbe?

«Quattro punti di vista autorevoli sonomeglio di tre. Non abbiamo paura che arrivi uno più bravo di noi, anzi siamo felici se questo avviene».
 
Siete il partito di D’Alema e Bersani?
«Parliamo a tutto l`universo dei centristi,riformisti e radicali italiani. Bersani e D’Alema hanno dimostrato una generosità e un`intelligenza enormemente superiore a quella di Renzi, dicendo che la fase politica che li riguardava è conclusa. Ora inizia un processo fondativo, vedremo se di un’area del Pd odi una forza ulivista che parte dal Sud e dalla Toscana».
 
Ce l`avete con Renzi e volete farlo fuori.Lo dica e andiamo avanti.
«Continua a correre come un matto, senza sapere dove va. Noi vogliamo arrivare
al 2018 con Gentiloni, lui pensa di mollarloin base alle sue esigenze congressuali. Ma se hai perso tutte le battaglie, nessuno ti segue. Il tono in direzione era: “Non farò prigionieri”. Per lui un congresso è una guerra. Forse in Toscana sono abituati così dai tempi dei Comuni, in Puglia no: abbiamo negoziato pure con i romani».
 
Regole e tempi, davvero per questo minacciate la scissione?
«Momento, guardi ai contenuti. Se le differenze superano il limite del tollerabile, ognuno per la sua strada. È Renzi che ha cambiato l`articolo 18, i voucher, le trivelle, la scuola. Poi la Costituzione. Così non bastano neanche le primarie: non siamo più nello stesso partito. Tra l`altro, il proporzionale spinge a forze identitarie».
 
La passeggiata si arresta davanti al semaforo rosso di piazza Barberini. Un militante campano lo abbraccia. «Ma si rende conto? Voglio pensare che sia perché da quando avevo ventisette anni lavoro per la Repubblica. In magistratura accanto a Livatino, poi con Falcone e Borsellino. Sempre con la Costituzione. Poi sindaco. La bacchetta magica si chiama politica, ma perché funzioni bisogna coinvolgere le persone. Certo, è più complicato che organizzare riunioni politiche per spartirsi le poltrone nei salotti, ma..».

 

Alt, presidente, sta spuntando il populismo “alla Emiliano”.
«Dicono anche che sono il “grillino delPd”, forse perché eletto in una civica mi
sento cittadino comune più che politico. L`armonia vige dove il popolo è partecipe,
non dove lo spirito napoleonico spinge un leader ad aprire battaglie contro tutto il
mondo. Sa cosa penso, ogni tanto? Meno male che non siamo una superpotenza e che Renzi non ha l`atomica, altrimenti non so cosa sarebbe potuto accadere…».
 
Non è più premier e segretario, ma voi agitate scissioni. La gente vi capirà?
«Questa è la retorica renziana. La verità è che si sta costruendo un meccanismo congressuale aggressivo, per favorire la sua rielezione».
 
A proposito di elezioni: lei è magistrato e governatore. Se diventa segretario si dimette?
«In magistratura sono fuori ruolo. La Regione è la mia prima responsabilità. Una candidatura alla segreteria coesistecon altri incarichi, è già successo a Renzi».
 
Un’ora prima, Emiliano attraversa il Transatlantico. E lancia segnali. Uno a un ex vendoliano, oggi renziano. «Fai sempre in tempo, chiamami». Un altro ai bersaniani. «Come va, Miché?». «Bene, quanti cammellici offrono oggi?”. Non si fermerà.

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