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Cerno: “Dobbiamo trovare qualcuno che rappresenti ciò che ora non c’è”

Difficile spiegarsi come Tommaso Cerno abbia rinunciato a una posizione apicale nel giornalismo – condirettore di Repubblica, ex direttore de l’Espresso – per accomodarsi nelle retrovie di Palazzo Madama, senatore qualsiasi tra i reduci renziani. Diventa ancora più difficile, sentendolo parlare del Pd: “Sui vitalizi è stato imbarazzante. Ha avuto paura. Ma se hai paura di tutto non puoi fare politica”.
 

Pare sia l’unico nel suo partito con un’opinione forte.

 
«Sembra forte solo perché siamo un partito debolissimo. Il vitalizio è un contratto col popolo elettore. E in questo momento il popolo elettore pretende una sola cosa: equità. Ovvero che la tua pensione sia calcolata in base a quanto hai versato. Ma vado oltre: il parlamentare, per il suo ruolo, dovrebbe sacrificarsi di più».
 

Lei è oltre i grillini.

 
«Martina sembra Santi Licheri, parla come Salomone: “Non siamo contrari, però non siamo neanche favorevoli, e allora usciamo dall’aula”. È come uscire dal mondo dei tuoi elettori. Che ti dicono: “Hai presente dove vivi?”. Il Pd non ce l’ha presente».
 

Però i tagli incidono su un diritto acquisito, no?

 
«Un diritto acquisito che il Parlamento si è dato da solo. Le pare che a Termini Imerese gli operai abbiano deciso da soli il proprio stipendio?»
 

Nei palazzi si perde il contatto con la realtà?

 
«Il Pd ha perso il contatto con la realtà, in Parlamento e fuori. Si vede pure dal congresso».
 

Non stima i candidati?

 
«Zingaretti, Minniti, Boccia: bravissime persone ma non rappresentano una novità».
 

Cosa intende per novità?

 
«Renzi lo fu all’inizio. Ma lo fu anche Rodotà. Non c’entra l’anagrafe: Rodotà era amato dai giovani ancora più che dai suoi coetanei. Dobbiamo trovare qualcuno che rappresenti ciò che ora non c’è».
 

Chi le viene in mente?

 
«Nessuno. Se siamo ancora qui a discutere di Zingaretti e Minniti, si vede che il Pd ha un problema anche di classe dirigente. E poi c’è “la ditta”… somigliano ai busti dell’800 nei corridoi del Senato».
 

Quindi alle primarie…

 
«Non voterò. Sono la conta di un partito in fase calante. Minoritario. Ma a quello sono abituato da sempre: sono nato povero, di origine slava, omosessuale. Il Pd ha di buono che è ancora più incasinato di come lo vedevo da fuori». (ride)
 

E Renzi come lo vede?

 
«Ha passato uno dei periodi più critici della sua vita, va compreso. Per questo forse non riesce più a fare ragionamenti di ampio respiro, qualcosa che non sia solo aspettare che un intero Paese si penta e dica: “Avevi ragione tu”».
 

Bisognava fare l’accordo con i M5S?

 
«Il M5S ha la tendenza, come l’acqua, a prendere la forma del contenitore dove la metti. Salvini è stato bravissimo a dargli la forma che serviva a lui. Bisognava fare un accordo politico, non sistemare qualche ministero o qualche punto di programma: provare a generare una galassia di rinnovamento».
 

Le piace fare il senatore?

 
«I provvedimenti che arrivano sono pochi e di basso profilo. Le sedute finiscono prima per votare il giorno dopo e per far risultare che si lavora un giorno in più. La 18esima legislatura non è mai cominciata.
 

Non le piace il Pd, non le piace il Senato…

 
«Le dico un’altra cosa: io non ho votato nemmeno “Sì” al referendum costituzionale… La riforma era confusa, e una Costituzione non può esserlo. Non votai neanche “No” perché siamo l’unica Costituzione occidentale che non prevede il suffragio universale, visto che i diciottenni non possono votare il Senato».
 

Cosa si è candidato a fare?

 
«Per vedere se riuscivo a portare in Parlamento le battaglie della mia vita da giornalista. Guardi i diritti civili: manca una legge sull’eutanasia o sulle droghe leggere, quella sulle unioni civili è arrivata in ritardo di 30 anni e ha bisogno di essere migliorata.
 

E il Pd che c’azzecca?

 
«Non ho l’idea che un partito ti debba rappresentare pienamente. Io sono contraddittorio, autonomo, mi piace lo scontro: preferisco un pregiudizio sano a un giudizio banale. Meglio uno che mi dice: ‘Sei frocio e non ti sopporto, piuttosto che uno che mi riempie di sciocchezze da benpensanti sull’omosessualità… Ora mi auguro che si cominci a lottare per qualcosa».

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